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AMERICA AMERICA (parte seconda).



America America2

Ti devo finire di raccontare la storia di don R., quando era in America. Ognuno che andava in America, quando tornava raccontava le cose che aveva visto e vissuto personalmente. C'era pure chi se le inventava oppure erano storie di altri, ma quella di don R. era vera per il semplice motivo che glielo leggevi in faccia ...
Quando raccontava questo episodio sembrava che ti raccontasse una tranquilla giornata passata dal barbiere del quartiere dove abitava.
«Te l'avevo già detto che appena arrivato mi avevano vestito tutto nuovo, giacca e cravatta, e poi ci tenevano che dovevamo essere sempre puliti e rasati e con i capelli tagliati. Quando andavi dal barbiere, non è come qua che ti fai solo i capelli e la barba, là c'era anche una ragazza che ti tagliava le unghie, mentre ti facevano i capelli.
Me lo ricordo come se fosse adesso. Ero sceso in strada che pioveva, poco poco, e quasi non mi andava di andava di farmi la barba, che neanche si vedeva e poi, sai, quando non è bello il tempo nemmeno ti va di farti bello.
Però sono entrato lo stesso, come facevo sempre e mi sono seduto che c'era un posto libero. Pensavo che nel pomeriggio dovevo farmi il solito giro con le casse e dovevo dare quello che ti avevo detto a quelli con la divisa. Insomma, come sempre.
Dopo che mi ero fatto la barba ho pagato, mi sono messo la giacca e sono andato verso la porta per uscire e siccome pioveva mi sono stato un poco sulla porta. Guardavo la strada e in quel momento non ho capito subito che cosa voleva quello che correva, mi pareva che correva per la pioggia e veniva a mettersi anche lui sulla porta.
Il figlio di puttana, invece, che io non l'avevo visto che teneva la mano in tasca, ad una volta caccia fuori il coltello e mi frega, qua a questo lato della faccia, e scappa.
Io ho gridato, ma non per il dolore ma al figlio di puttana che l'avrei trovato e che si sarebbe ricordato chi era R. il calabrese.
Intanto mi correva il sangue e io mi tenevo la mano premuta, non voleva entrare perché quando succedono queste cose non devi dare fastidio agli altri, anche se qualcuno era veuto a darmi una tovaglia.
Ma io sono andato via e basta. Dici che ti dico una fesseria, c'è ancora il segno che si vede.
»
Don R. non mi mostra la faccia come avrebbe fatto chiunque, ma continua il discorso facendo capire che la partita era stata regolata dopo qualche tempo, senza dire che cosa fosse accaduto, né il motivo dello sfregio.
Se lo guardavi senza troppa attenzione, sembrava che quella linea sulla guancia facesse parte del suo aspetto naturale, una sottile ruga che era cresciuta assieme a lui e che quasi non si vedeva in certi momenti. Appariva, invece, quando spostava sulle labbra il sigaro o quando ti guardava accigliato.

Da un racconto orale di Italo Avolio trascritto da Paolo Chiaselotti

San Marco Argentano, 23.10.2023

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