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L'ANTISTORIA

MARCO BOEMONDO ALLA CROCIATA- SECONDO EPISODIO

Boemondo, i suoi cavalieri, Alessio Comneno


Continua il viaggio di Boemondo nelle terre dell'imperatore di Bisanzio ...


L'immagine del passaggio dell'esercito di Boemondo, che ci viene presentata dall'anonimo cronista delle Gesta Francorum, è di gente terrorizzata chiusa entro le mura delle città. Nonostante si trattasse di Crociati accorsi in aiuto dell'imperatore e nonostante egli avesse ordinato alla sua gente di aprire i mercati, il timore di saccheggi e violenze era giustificato. Acquistare gloria o merci, per i crociati, era la stessa cosa: bastava prenderli, ma Boemondo seppe convincerli che nella terra dell'imperatore andavano osservate le regole. Chi avrebbe ricordato ai crociati che l'epica comprendeva anche il companatico pare fosse stato Tancredi di Marchisio, al quale Boemondo fece una solenne "cazziata" (accento sulla i), la sera, tanto che le sue grida si udirono anche nella città.
I suoi abitanti, infatti, il mattino successivo uscirono in processione con le croci in mano, andando diritti diritti da Boemondo, che li rassicurò facendoli tornare a casa confortati.
A me, che sono un antistorico, viene, però, il sospetto che Boemondo ogni tanto chiudesse uno o entrambi gli occhi non per sonno ma per fame. Difatti il cronista ci spiega che in una città di nome Serra (??!!) i suoi fecero acquisti vantaggiosi e dopo un accordo stipulato con due 'curapalazzo' ordinò di restituire tutti gli animali che i nostri avevano sottratti.
Per ordine di chi? Lasciamo stare, perché son quelle cose che mettono in cattiva luce la nostra gente e il nostro Boemondo che è sammarchese. Fatto sta che le cose cambiano quando i crociati raggiungono la città di Rugia (oggi Qal'at Yahmur, in Siria): gli abitanti escono festosi e contenti come se fosse arrivata una comitiva di turisti. L'accoglienza rivolta a quegli uomini armati era finalizzata a vendere loro ciò di cui avevano bisogno, ad iniziare dal cibo. Era il mercoledì delle Ceneri e lì si accamparono i Crociati. I mercanti greci confidano nella possibilità di fare affari, ma la domanda è scarsa. Boemondo ha ben altri problemi: deve recarsi a parlare con l'imperatore a Costantinopoli; a chi lascia i suoi uomini? A Tancredi figlio di Marchisio. Sempre lui.
L'orgoglio di prode crociato, nel vedere i suoi guerrieri pellegrini costretti a comprare del cibo dall'avido greco (le parole sono mie, ma il pensiero è suo), lo spinge ad agire. Che fa? Getta uno sguardo tutt'intorno nella vallata piena di ogni ben di Dio, quindi fa un fischio ai suoi e tutti si precipitano a celebrare la Pasqua del Signore con la massima devozione, come la nostra pasquetta, fuori porta.
Il cronista, che pare accertato fosse un monaco francese presente all'accaduto, dice chiaro e tondo che il procacciatore di beni a costo zero era sempre Tancredi figlio di Marchisio, solo che non ci dice chi sia realmente. Ve lo dico io, si trattava del figlio di Emma, la sorella di Boemondo!
Lasciato il 'lavoro sporco' del procacciamento del cibo al nipote Tancredi, Boemondo si dirige a Costantinopoli, dove l'imperatore ha già predisposto tutto per la sua permanenza, che, per prudenza, viene fissata in un padiglione al di fuori delle mura: non si sa mai cosa potesse avere in mente il sammarchese! Ma più della sua, era la mente dell'imperatore ad essere impegnata nel valutare una possibile cattura degli emissari di Boemondo e dello stesso . Disegno che, però, gli andò storto, o che non ebbe modo di realizzare.
Alla fine si mise segretamente d'accordo con Boemondo, dove segretamente significa all'insaputa dei vari nobiluomini al seguito di di quest'ultimo. Ma in che cosa consisteva questo accordo? Anche il cronista prende, come suol dirsi da queste parti, 'la serra di giro', ovvero gira intorno all'argomento, per evitare di rivelrci nero su bianco che l'accordo era una 'porcata'!
Io giurare a lui?! ma che 'cazzo' stiamo a dire!!, se non furono queste le parole esatte, il tono e lo sdegno di chi venne informato all'ultimo momento che doveva prestare giuramento di fedeltà all'imperatore bizantino Alessio I Comneno, sono epressi in maniera inequivocabile.
Ancora la questione non è chiara, il cronista ci gira ancora intorno. Sì, posso capirlo dice a se stesso e ai lettori a volte restiamo delusi da ciò che combinano quelli che stanno sopra di noi .... Delusi?! E gli altri, quelli che vi giudicheranno dopo, nella storia, come quell'antistorico del c..., sai che risate! aggiungo io, in assenza del replicante immaginario che era nella testa del cronista.
Che volete, si dirà che volenti o nolenti si erano sottomessi all'imperatore per necessità! E Boemondo? Che dice Boemondo dopo aver chiesto ai suoi di sottomettersi tutti all'imperatore?
Cerca di spiegare loro lo stato di necessità ma non accenna minimamente al territorio intorno ad Antiochia, di un'estensione pari a otto giorni di viaggio in larghezza e quindici giorni di viaggio in lunghezza, che l'imperatore gli aveva offerto in cambio della sottomissione. No, questo piccolo particolare resta un segreto tra i due. E ancora una volta il cronista ci tiene a farci sapere che l'accettazione fu dovuta ad uno stato di necessità!
Pareva tutto fatto, tutto concordato, con l'imperatore garante dell'assicurazione, incluso eventuale risarcimento danni, del viaggio dei crociati fino a Costantinopoli, quando ecco spuntare il solito guastafeste, nella persona del conte di Sant'Egidio (Raimondo IV di Tolosa), che era rimasto indietro e non ne voleva sapere di giuramenti, anzi voleva 'vendicarsi' sull'imperatore. Pare di sentirli Boemondo, Goffredo, Roberto di Fiandra, a cercare di convincerlo: Vendicarti di cosa?! e lui a rimuginare nella testa i grossi debiti contratti prima della partenza e trattenersi a stento dal rispondergli che Boemondo si era presa Antiochia con chilometri e chilometri quadrati.
Insomma, dai e dai, alla fine convinsero il conte di Sant'Egidio a promettere ad Alessio onore e obbedienza anche a rischio della propria vita!
Asciugatisi i sudori, finalmente poterono mettersi in marcia per raggiungere Costantinopoli. Taran-taran, taran-tatera ... (marcia di Carlo Rustichelli). Alla prossima puntata.

Qui termina il capitolo VI del Libro II delle Gesta Francorum. A coloro che continuano a prendere la vita vita troppo seriamente, offro come al solito, senza alcuna spesa aggiuntiva, con un solo click, il testo originale con la mia personale traduzione. Sperando, sempre, di poter continuare il resto della storia, vi do appuntamento ad una prossima puntata.


San Marco Argentano, 16 giugno 2023

Paolo Chiaselotti
In alto immagini dei protagonisti di questo episodio della I Crociata. Da sinistra Boemondo, il nipote Tancredi, Roberto II di Fiandra, Raimondo conte di Sant'Egidio, Goffredo di Buglione, l'imperatore Alessio I -

Il testo latino è reperibile ai seguenti indirizzi:
https://www.thelatinlibrary.com/medieval.html
https://www.documentacatholicaomnia.eu


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