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L'ANTISTORIA

MELAZ E MARCO BOEMONDO (1° episodio)

«Intorno a quel periodo, in Siria accadde un altro fatto gravissimo ai Cristiani. Marco Boemondo, il famoso condottiero, alla guida di una spedizione contro i Turchi, fu inaspettatamente attaccato da Dalimanno (Danishmend Ghazi) con tutti i suoi uomini; molti rimasero uccisi, Boemondo, Riccardo del Principato (suo nipote) e alcuni altri nobili e valenti uomini furono catturati e per un lungo periodo tenuti prigionieri in catene (1100-1103)
Questo è quanto narra il monaco Orderico Vitale nella sua «Historia Ecclesiastica» con riferimento alla battaglia di Malatya dove Boemondo, da poco divenuto principe d'Antiochia, fu catturato dai Turchi e imprigionato a Niksar. Il racconto della sua prigionia continua per varie pagine, nella quali il cronista fa parlare spesso i protagonisti.
Credo che pochi storici si siano soffermati su una narrazione che potrebbe essere paragonata ad un fotoromanzo o ad una telenovela di oggi, ma a me, che faccio dell'Antistoria motivo di esistenza, la 'novella' di Boemondo e Melaz, la figlia di Dalimanno, mi ha affascinato moltissimo, anche per il linguaggio usato da Orderico, molto diretto, per molti versi direi spregiudicato, finalizzato in questo caso a presentarci una donna 'moderna'.
Vi narrerò la storia ricavandola direttamente dal testo latino, senza intermediazioni e commenti, nella presunzione di poter trasferire il linguaggio di quel tempo in quello dei nostri giorni.

In carcere eram ... La principessina Melaz, bella, colta e ricca, con un seguito di servitori al suo servizio, poteva aver accesso in ogni stanza della casa paterna e tra queste finanche alle prigioni in cui erano rinchiusi i Normanni. Era entrata in tale confidenza con i prigionieri che molto spesso si fermava a parlare con loro. L'argomento era la fede cristiana. Durante i brevi colloqui attendeva con ansia le risposte alle sue domande e amava stare più con loro che con i suoi. Li giudicava dolci e amorevoli e non faceva mancare loro nulla, né cibi, né vestiti. Il padre ignorava quanto la figlia facesse, vuoi per disinteresse, vuoi per eccesso di fiducia.
Un bel giorno accadde che Solimano (forse Qilij Arslan I, figlio di Suleyman), oltrepassati i confini aveva invaso il territorio del fratello (?) Dolimanno, che schierò le proprie truppe per far fronte all'attacco. Melaz, allora, decide di rivolgersi ai prigionieri cristiani: «Ho sentito tutti parlar bene di voi e, nel momento che mio padre ha bisogno di aiuto, voglio mettervi alla prova».
Le risponde Boemondo: «Se a vostra grazia aggrada che ci sia permesso di scendere in campo, vi faremo vedere come i Franchi sanno usare le armi contro i nemici».
«Promettetemi» proseguì la giovane, «nel nome del Cristo in cui credete, che nel patto che stiamo stipulando, seguirete esclusivamente il mio consiglio, senza far nulla di testa vostra. Giuratelo ed io vi svelerò il mio piano segreto.»
Il primo a giurare fu Boemondo, seguito da tutti gli altri. La giovane, piena di gioia, disse: «So che non verreste mai meno al giuramento. E allora accorrete in aiuto di mio padre, che sta combattendo, e dimostrategli di volerlo aiutare senza un secondo fine. Se il Cielo vorrà darci la vittoria, desistete dall'inseguire i nemici in fuga, ma tornate qui armati, e anche se io ve lo ordinassi, non deponete le armi. Nel frattempo avrò fatto in modo che tutti i custodi siano scesi dal piano alto della torre alle porte sottostant e vi abbiano veduti nell'atrio insieme a me, pronti per andare a combattere. Quando ritornerete, io ordinerò ai custodi di mettervi nuovamente le catene, voi saltategli addosso senza esitare, prendeteli immediatamente tutti quanti e rinchiudeteli nella prigione al vostro posto. Alla vista di ciò io fuggirò da voi come se fossi inseguita da lupi feroci. Vi imbatterete in una roccaforte. Occupatela e presidiatela fino a quando non farete pace con mio padre. Nella roccaforte vi sono delle alte porte, dalle quali potrete scendere attraverso dei gradini nella sala e godere di tutto il benessere, dimora compresa, di mio padre. Però se il mio genitore, adirato per questi misfatti volesse punirmi, vi prego, amici del mio cuore, di accorrere in mio aiuto».
Ciò detto, armò i cavalieri e li fece uscire rapidamente. Ai custodi, già in precedenza corrotti, aveva detto: «Sono enormemente preoccupata per mio padre, che deve affrontare una massa di nemici di tutto il mondo, però essendo un combattente generoso, si è abbassato a chiedere aiuto ai vinti. Mio padre mi ha incaricato di fornire le armi ai Cristiani e di guidarli verso le nostre schiere per accordarsi sulle strategie da adottare. Se vinceranno tutti quei nemici, l'onore e il merito verranno a noi, se invece dovessero morire in battaglia non piangeremo certo la perdita di gente forestiera, odiata da tutti Agareni per i loro riti e per il loro modo di vivere».
I custodi rimasero stupiti di fronte all'acutezza di pensiero di quella giovane donna.

Non mancate alle prossime puntate, che vi riserveranno notizie inedite e sorprese davvero inimmaginabili !!


San Marco Argentano, 1° maggio 2023

Paolo Chiaselotti

Testo consultato: Patrologiae cursus completus: sive biblioteca universalis ..., Volume 188, di Jacques-Paul Migne 1853, "Historia ecclesiastica", Ordericus Vitalis, Tomus CLXXXVIII, pars III liber X cap. XXI, XXII, XXIII, pag.774 e seguenti (digitalizzato da Google)

L'immagine in alto è un'incisione seicentesca che riprende il passo del Vangelo di Matteo 25.36, In carcere eram


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