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L'ANTISTORIA
dalla "Chanson d'Antioche"
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4° Episodio: BOEMONDO: LA SCALATA DELLA TORRE



Miniatura con Crociati sotto le mura di Antiochia Il turco, che ha deciso di convertirsi al cristianesimo, lasciandosi alle spalle tutto il suo passato religioso assieme al ricordo della moglie scaraventata ai piedi delle mura, si appresta a far salire di soppiatto Boemondo e i suoi amici sulla torre da lui controllata. La scala di cuoio, approntata in una notte, è già calata per l'accesso dei cristiani nella città. L'apostata, il cui nome ora sappiamo essere Dacian, sollecita Boemondo a compiere l'azione prima dell'arrivo dell'esercito persiano. Su invito di Boemondo, Goffredo di Buglione e i cavalieri crociati nottetempo lasciano l'accampamento e si spostano rapidamente fin sotto la torre dove il turco convertito ha calato la scala. Con loro c'è un esercito di millesettecento serventi con scarpe rotte e calzoni bucati, che disperatamente sono riusciti a stare al passo delle cavalcature.
Giunti sotto le mura vedono la scala e il corpo senza vita della moglie di Dacian il quale, dall'alto della torre, impreca contro il loro ritardo.
«Caro duca di Sicilia, te la prendi comoda. A momenti sarà giorno e se i pagani ci scoprono, io ci rimetto la testa e voi andrete a farvi martiri. A questo punto o vi sbrigate a prendervi la città che vi sto offrendo oppure restituitemi mio figlio e fate ciò che volete.
I Franchi? gente da quattro soldi piena di paure!
».
Roberto di Fiandra. a queste parole, rosso di vergogna, si rivolge a Boemondo: «La scala ti aspetta. Sali tu per primo, la città è tua.» «Giammai» è la risposta equivoca del nostro Boemondo, «neanche se fosse piena d'oro, perché mi vedreste subito ripiombare a terra!»
Dacien dall'alto della torre con la lanterna in mano perde la pazienza.
«O Boemondo» gli grida «sali, prenditi la città e rilascia mio figlio».
Quindi, al colmo della rabbia si lascia andare ad una franca opinione sui Franchi: «Vedo che i Franchi mollano subito. Sono coraggiosi e audaci quando il gioco gli va bene, ma quando il vento gira valgono meno di un guanto!»
Roba tosta, parole che si sarebbero dovute lavare con il sangue. E invece ...
nonostante i cavalieri mostrassero i muscoli ai piedi della scala nessuno di loro osava non solo iniziare a salire, ma finanche a fingere di farlo!
Una figura di merda! tanto che il conte Roberto di Fiandra, con le lacrime agli occhi torna da Goffredo di Buglione, distante dalle mura, per riferirgli la tragica situazione. Che fa Goffredo? si rivolge innanzitutto al Signore, chiedendogli di consegnargli Antiochia e quindi a Roberto, lodandolo per il coraggio e ponendolo di fronte a questa alternativa: o sali la scala tu o vi salirò io.
Goffredo non ha il tempo di sentire la risposta che il conte è già partito al galoppo convinto ad accettare la prima opzione.
Arrivato sotto la torre da dove pende la scala trova i cavalieri impegnati a sollecitarsi l'un l'altro a salire, mentre dall'alto Dacien, agitando la scala, invita Boemondo a fare il primo passo, allettandolo con la prospettiva della futura supremazia sulla città, il conte Roberto impone il silenzio e poi esordisce:
«Signori, non vi date pensiero. Io, che ho lasciato le Fiandre, gli onori di cui godevo, mia moglie Clemence che mi adorava e due figli che Dio li guardi, io, sarò io a salire per primo in onore del nostro Signore creatore dell'universo.»

Come andò a finire ve lo racconterò in una prossima puntata, partendo dal capitolo XXV del canto VI della Chanson d'Antioche.

San Marco Argentano, 28 marzo 2024

Paolo Chiaselotti
L'episodio è tratto dal canto VI della Chanson d'Antioche. Leggi le precedenti puntate:

Boemondo tremebondo?!!
Boemondo, la scala dei sogni
Boemondo, il contratto
Boemondo, la scalata della torre (2)



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