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L'ANTISTORIA



ROBERTO IL GUISCARDO: LA MORTE


funerale Tutti i cronisti concordano sul luogo e sulla data della morte di Roberto il Guiscardo, avvenuta nell'isola greca di Cefalonia nel 1085, ma è soprattutto Guglielmo di Puglia a descrivere con dovizia di particolari gli ultimi istanti della sua morte e il trasporto della salma in Italia.
Goffredo Malaterra e Anna Comnena parlano di eventi soprannaturali che in modi diversi avrebbero preannunciato la morte del condottiero. Orderico Vitale afferma, invece, che la sua morte avvenne per avvelenamento per mano della moglie Sichelgaita. Insomma, se nella vita la sua fama fu legata soprattutto alle astuzie messe in atto per accrescere il suo potere, la morte rimane avvolta in un alone di mistero, che rende ancora più interessante la sua figura.

Il Malaterra vede l'annuncio della morte del Guiscardo nell'eclissi che si era verificata a febbraio del 1084, un presagio di sventura che avrebbe tolto di mezzo prima papa Gregorio VII, poi il nostro duca e infine Guglielmo d'Inghilterra. Per restare in tema anche Anna Comnena fa riferimento alle scienze astrologiche che avrebbero preannunciato la morte di Roberto, per nome di uno scienziato, un tale Seth, che avrebbe scritto il suo oracolo su un foglio consegnato agli intimi del Duca. Quasi un intero capitolo è dedicato ad astrologia, scienza e divinazioni, che precedono un panegirico conclusivo su virtù e difetti del nostro condottiero. Insomma Provvidenza o Destino che fossero, la sorte del Guiscardo era segnata. Voglio aggiungere qui un altro testimone del tempo, Lupo Protospatario da Bari, vissuto nell'undicesimo secolo -con dubbio di alcuno- il quale nel suo Breve Chronicon accenna ad un evento atmosferico eccezionale coincidente con la morte di papa Gregorio, e quindi anteriore di qualche mese alla morte del Guiscardo. Lo storico barese afferma che il duca morì a Corfù (Cassiopim) e non a Cefalonia, per profluvio ventris, ipotesi che, ovviamente, ogni sammarchese respinge con fierezza.

Ritornando a Guglielmo di Puglia e alla sua particolareggiata cronaca, leggiamo che Roberto si trovava nei pressi di un fiume, il Gliceo (a Corfù?), quando il gelo prima, quindi la carestia e la peste sterminarono la popolazione e centinaia di cavalieri. In questa circostanza Guglielmo pone la malattia di Boemondo e la sua richiesta al padre di poter tornare in Italia per essere curato. Partito Boemondo, Roberto affida all'altro figlio, Ruggero, la continuazione dell'assedio ad una città nell'isola di Cefalonia, quindi compie quella che sarà la sua ultima astuzia: rimettere a mare le navi rimaste a secco, alla foce del fiume, attraverso la creazione di bacini. Raggiunge quindi Cefalonia, dove da poco era sbarcata la moglie Sichelgaita, ma prima di poter passare in rassegna gli accampamenti, è colto dalla febbre. Sichelgaita corre in lacrime da lui, con i capelli sciolti, e graffiandosi le guance si rivolge a lui ricordandone i molti meriti. Piangono Ruggero, i baroni e i cavalieri. Roberto riceve la comunione prima che la vita lo abbandoni. Sichelgaita è decisa a riportarlo in patria il più presto possibile, mentre Ruggero ritiene di non dover rinunciare all'assedio, nè di lasciare i suoi uomini senza guida. La piccola flotta, che riporta le spoglie mortali del Guiscardo, in prossimità della costa di Otranto è colta da una violenta tempesta. Risultato: navi che si inabissano con gli occupanti, la bara con il corpo del Guiscardo recuperata a stento tra le onde. Il cadavere emana un fetore insopportabile e pestilenziale. Sichelgaita, saggiamente, decide di eviscerare il corpo imputridito del marito e di ungerlo di balsami odorosi. Che fine fanno gli organi interni? Guglielmo di Puglia riferisce che, per ordine della duchessa, il cuore e le viscere vengono sotterrati ad Otranto, mentre il corpo imbalsamato viene trasportato a Venosa, dove il Guiscardo in vita aveva chiesto di essere sepolto assieme ai suoi fratelli.

Sembrano scene da film horror e, se dovessimo dar credito a ... quella malalingua di Orderico Vitale, potrebbero destare qualche sospetto sulle reali cause della morte, ma per quanto la mia sia un'antistoria non me la sento di far mio il vecchio motto di Dumas: "Cerchez la femme!"; semmai concludo con le parole di Guglielmo di Puglia che chiede al Re Uno e Trino di perdonare i fratelli sepolti nella chiesa della SS. Trinità, vanto della città di Venosa. I lettori che volessero aprire un'indagine approfondita sulle cause della morte del nostro concittadino onorario ora sanno da dove cominciare.

Ad una prossima puntata.

San Marco Argentano, 3 marzo 2019

Paolo Chiaselotti



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