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L'ANTISTORIA



ROBERTO IL GUISCARDO: L'UOMO DEI SOGNI


Sogno Il titolo della puntata di oggi potrebbe sembrare esagerato, ma a pensarci bene è azzeccato e finanche attuale, considerando che a lui e alla sua immagine il nostro antico borgo ha affidato il proprio futuro. In parte ciò è avvenuto, a dimostrazione che talvolta anche i sogni si avverano: il numero dei turisti pare che sia aumentato, almeno da una analisi semplicemente visiva e uditiva, chi vive in paese ha l'impressione di non vedere le solite facce e di sentire i soliti discorsi, ma di incontrare piccoli gruppi di visitatori provenienti da sud America, Australia e in piccola parte anche dagli Stati Uniti. Ce ne vorrebbero di più per implementare il turismo e far diventare il borgo un'autentica risorsa. Con l'antistoria di oggi posso solo suggerire di sognare un po' più in grande -sempre che sia possibile- e se il caso affidarsi ai monaci, magari ai minimi di San Francesco di Paola.

Non crediate che la mia sia irriverenza o sarcasmo. Rifletto, ad esempio, su quanti piccoli gruppi di devoti siano giunti a San Marco Argentano per intraprendere il cammino di San Francesco di Paola, da alcuni anni istituito con partenza dai luoghi dove il Santo svolse il suo anno di devozione sotto forma di famulato al servizio dei frati minori.

Passo subito alla narrazione che Guglielmo di Puglia fa nel quinto libro delle sue Gesta Roberti Wiscardi, ai capitoli II e III, dei sogni fatti da due religiosi, riguardanti il nostro beneamato duca. Riporto una mia traduzione del testo originale latino, sperando di aver correttamente interpretato il pensiero del cronista e ricordando che egli la scrisse per il figlio di Roberto e di Sichelgaita, Ruggiero, detto Borsa per la sua particolare propensione per gli affari!

" Un monaco del monastero di San Lupo, che si trova nella città di Benevento, nel pomeriggio, rimase in chiesa per finire le preghiere e subito si addormentò. Ebbe la visione di due campi pieni di gente, dei quali l'uno sembrava molto grande e l'altro più piccolo. Il monaco meravigliato si chiede da dove venisse tutta quella gente. Allora uno gli si avvicinò e gli disse: queste persone sono quelle che la Maestà di Dio ha assoggettato a Roberto il Guiscardo, il campo pił grande è quello della gente che gli sarà soggetta, anche se ancora non lo è. Quindi il monaco si sveglia e si meraviglia di questo sogno. Era vero? ma questa stessa visione si ripetè una seconda e una terza volta."

Nel capitolo terzo, Guglielmo di Puglia propone un altro sogno, sempre fatto da un monaco, più ricco di particolari. Eccolo.

" Un religioso si addormenta nel suo letto. Vede un bel giardino nel quale c'è un albero molto più bello e molto più grande di tutti gli altri e in cima ad esso c'era una donna molto bella. Roberto il Guiscardo era ai piedi dell'albero e guardava la donna. Improvvisamente da una grande montagna scaturisce un fiume grandissimo, davanti al quale tutta la gente si mise a scappare. Roberto era completamente solo, quando per ordine della dama il fiume si arresta. Poi sopraggiunge un altro fiume pił grande del primo, e anche questo come l'altro per ordine della dama si ferma. Poi appare sopraggiungere un terzo fiume, talmente grande da sembrare che tutto il mondo dovvesse essere sommerso. Roberto il Guiscardo, sano e salvo, arresta tutto, per ordine della donna. Il monaco che ha scritto questa storia dice che quella donna che stava sull'albero era la Vergine Maria e i due fiumi erano due popoli e quello che soggioga Roberto il popolo del mare. Il terzo fiume era l'Impero Romano di Costantinopoli come disse questo monaco, che scrisse queste cose quando era ancora in vita: con l'aiuto di Dio lo soggiogherà ancora. Potrebbe darsi però che la donna fosse la divina Provvidenza, in virtù della quale il Normanno vince e sottomette gli abitatori di questi luoghi, Cristiani e Saraceni.
Perché ha la vittoria di queste tre differenti genti, c'è da vedere come sfugge alle diverse insidie, e come conquista e vince il popolo
... "

Orbene, ognuno di noi è libero di interpretare i sogni, i suoi protagonisti e i luoghi come meglio crede, magari adattandoli alla realtà locale, ma io suggerirei di evitare paragoni inverosimili o peggio blasfemi solo per incrementare il turismo a San Marco Argentano. E a chi volesse leggere, maliziosamente, questa mia antistoria come una sorta di parallelo con vicende locali dico soltanto che, pur non essendo credente, non mi sognerei mai di paragonare le nostre piccole miserie ai grandi misteri del creato.


Con questa puntata si chiude la pagina dell'antistoria su Roberto il Guiscardo. Forse in seguito parleremo di Boemondo, nostro concittadino a pieno titolo.

San Marco Argentano, 9 maggio 2019

Paolo Chiaselotti



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