Tutte le antistorie  INDICE ANTISTORIE
L'ANTISTORIA

LE VIE DEL DUCA ...

I tre percorsi di Roberto il Guiscardo




"Le vie del Duca" fu un progetto promozionale turistico del comune di San Marco Argentano incentrato sulla figura di Roberto il Guiscardo.
Il titolo mi ha fatto riflettere, a distanza di tempo, su un aspetto storico sul quale non mi sarei mai soffermato, ma senz'altro l'input più recente mi è venuto leggendo un post sulla pagina facebook di Osvaldo Gaudio e di Enrico Tassone, riguardante un interessante appuntamento culturale, promosso dalla Pro Loco di San Marco, riguardante la via Malvitana nel contesto generale delle strade nel medioevo (22-23 settembre).
La pagina di oggi non riguarda vie o strade, argomento di cui non ho alcuna competenza e neppure un minimo di conoscenze, ma più semplicemente i percorsi che Roberto il Guiscardo fece in occasione di tre importanti eventi che lo riguardarono.
Ritengo che chi si muoveva a cavallo o a piedi non sempre e non necessariamente dovesse percorrere delle strade, ma poteva avvalersi di tracciati o di esplorazioni dei territori da attraversare. In ogni caso la visione diretta del luogo da raggiungere o la conoscenza di percorsi già praticati era il modo più sicuro per raggiungere un dato luogo.
Una conferma in tal senso è data dal percorso n.2 suggerito al Guiscardo da mercenari sclavi che sapevano bene come raggiungere un vicino villaggio attraversando luoghi impervi.
Vediamo di esaminare i tre percorsi del Guiscardo, compiuti a poca distanza di tempo l'uno dall'altro, e prima del matrimonio con Alberada.
  1. DA SCRIBLA A SAN MARCO
    Il primo percorso che egli fece fu da Scribla al luogo dove fondò il Castrum detto di San Marco, coincidente con una parte del nostro attuale centro urbano. Sappiamo esattamente il luogo da cui egli partì, ma non sappiamo con altrettanta precisione quale fu il percorso e dove installò il suo presidio.
  2. DA SAN MARCO AD UN VILLAGGIO AL DI LÀ DAI MONTI E RITORNO
    Su tale percorso il prof. Onorato Tocci fece un'interessante prova di tragitto a piedi (come storicamente era avvenuta) in alcune località prossime a San Marco, calcolando tra l'andata e il ritorno un tempo non superiore alle dodici ore, come descritto nel racconto del Malaterra.
  3. DA SAN MARCO ALLA PIANURA DI BISIGNANO E RITORNO
    Questo percorso, a cavallo, inizia da San Marco e arriva alla pianura di Bisignano (probabilmente Suverano), dove il Guiscardo con i suoi uomini rapì Guglielmo di Tira, ritornando rapidamente a San Marco con l'ostaggio.

Partiamo dall'ultimo episodio, di cui parlano sia Malaterra che il traduttore francese di Amato di Montecassino.
La pianura di Bisignano si trova in val di Crati, quindi alle 'spalle' dell'abitato di San Marco. Oggi, per raggiungere il territorio di Bisignano, possiamo percorre tre o quattro strade, ma all'epoca il percorso più breve dal castrum di San Marco al piano di Suverano doveva essere lo stesso che facevano gli abitanti di San Marco nei secoli successivi per recarsi alla fiera che si teneva in quell'area. Esso prevedeva la discesa dalla parte più a monte di San Marco e l'attraversamento delle contrade Pellari e Valentoni. Da questa zona si ha tuttora una buona visione dell'intera valle di Bisignano.

Difficile è, invece, stabilire dove potesse trovarsi il villaggio oltre i monti, distante circa cinque ore di cammino, situato in un fondo valle, dove il Guiscardo tentò una sortita notturna per procurarsi cibo. Trattandosi di un villaggio, può darsi che esso sia stato abbandonato dopo la razzia, che si concluse con l'uccisione e la cattura di coloro che si erano messi all'inseguimento dei ladri. Ad ogni modo dai particolari del racconto di Malaterra si evince che doveva trattarsi di un villaggio di medie dimensioni, privo di difese oltre quelle naturali, abitato da Calabri, che in quell'occasione erano ebbri per una festa tradizionale.

Il percorso da Scribla a San Marco avvenne con molta probabilità penetrando nel territorio attraverso la pianura attraversata dal fiume Fullone e proseguendo fin sotto lo sperone roccioso su cui ora sorge l'episcopio, mentre il raggiungimento dell'altura poteva agevolmente svolgersi lungo le colline che gradatamente si elevano da valle a monte, sul versante sinistro dello sperone roccioso.
Fu questo luogo ad attrarre l'attenzione del Guiscardo e non, come si crede, quello dove sorge la torre, il quale non presentava alcun particolare rilievo e neppure si scorgeva dalla zona sottostante.
Nel racconto del Malaterra non vi è alcun accenno ad abitanti, edifici, manufatti o rovine presenti nel luogo in cui fu 'fondato' il castrum, e neppure di violenze di alcun genere, di combattimenti o di occupazioni.
Soltanto nell'espediente del finto funerale, ammesso che esso si svolse e potesse riguardare San Marco, narrato da Guglielmo di Puglia, si potrebbe dedurre la presenza di una comunità monastica, ma nessuno storico ha accreditato una simile possibilità.
ll Malaterra parla genericamente di gente che, durante il passaggio dei Normanni lungo il territorio a valle, fugge dalla propria casa portando con sè animali e beni, per andarsi a rifugiare in qualche villaggio protetto.
A riprova di uno spostamento 'pacifico' da Scribla ad un luogo sopraelevato e disabitato, c'è il particolareggiato resoconto del dapifer che si occupava delle scorte alimentari, condensabile in questi chiari concetti: non abbiamo nulla da mangiare e neppure soldi. Ma se pure avessimo avuto i soldi per andare ad acquistare pacificamente qualcosa non avremmo trovato niente.

E finanche la razzia presso un villaggio vicino conferma il fatto che il Guiscardo non cerca alcuno scontro, ma progetta un'asportazione di generi alimentari con il favore delle tenebre e con la certezza che gli abitanti non se ne accorgeranno perchè tutti ubriachi in seguito di una festa.
Furono certamente gli sclavi calabresi al seguito del Guiscardo, tutti esperti esploratori e conoscitori del territorio, coloro che lo guidarono verso i luoghi dove egli avrebbe posto il suo presidio, che divenne poi la San Marco attuale.
Se il percorso fosse terminato in una città abitata o abbandonata ritengo che un cronista attento a spiegarci quale tipo di calzature indossassero gli sclavi, cosa disse il dapifer al Guiscardo, cosa disse quest'ultimo ai suoi sclavi per incitarli a compiere la razzia attraverso luoghi impervi ecc. ecc. avrebbe detto anche che il Guiscardo era giunto in un luogo dove c'erano le rovine di una città, con le sue mura, con abitanti profughi di passate incursioni ecc. ecc.
Intendo dire che se fosse vera l'esistenza di un'antica Argentano il Malaterra avrebbe fatto ... parlare finanche le pietre!!

Un'altra prova di quanto esposto viene da documenti successivi, ovvero dalle Carte Latine pubblicate dal Pratesi, e in particolar modo dai documenti 1 e 2 , datati 1065, poco più di un decennio dopo la fondazione del castrum, nei quali si parla unicamente dell'abbazia con i suoi monaci, di Prato con i suoi uomini e di Malvito, e per quanto riguarda San Marco solo e soltanto di un casale con una chiesa in località Santa Venere.


San Marco Argentano, 16 settembre 2023

Paolo Chiaselotti
Nota: I tre percorsi sono stati tratti dal "DE REBUS GESTIS ROGERII CALABRIAE ET SICILIAE COMITIS ET ROBERTI GUISCARDI DUCIS FRATRIS EIUS" Libro I, cap. XVI-XVII, di Goffredo Malaterra.


up
LA STORIA LE STORIE

info@lastorialestorie.it