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Mia sorella Elsa


Elsa Attanasio Mia sorella Elsa era bella ed elegante.
Generosa e sensibile, veniva in soccorso di chiunque avesse bisogno di aiuto.
Elsa non aveva paura ed affrontava a viso aperto le situazioni più difficili.
Mia sorella Elsa adorava i suoi nipotini, che portava in carrozza per la sua amata isola di Ortigia e in barca per il nostro mare.
Aveva molte amiche con le quali condivideva la messa della domenica, le feste, le gite.
Elsa amava ballare.
Ogni anno, il 13 Agosto, si festeggiava il suo compleanno, con balli e canti, nel nostro giardino.
Il 13 Agosto era un giorno particolare: l'inizio di quei festeggiamenti dell'estate che se ne andava e che si concludevano il giorno di ferragosto con la festa della Madonna del Mare.
Il 13 Agosto del 2007 fu per Elsa il giorno del suo ultimo ballo.
Nel Febbraio del 2008 le venne, infatti, diagnosticato un male incurabile.
A causa della sua malattia Elsa fu colpita da un ictus, per cui versava in uno stato di disabilità.
Elsa aveva conservato i suoi bei lineamenti, la sua intelligenza, la sua capacità di comunicazione.
Purtroppo la disabilità è ancora una condizione di vita che non viene accettata, soprattutto perché induce negli altri un atteggiamento di rifiuto se non di paura.
La disabilità sconvolge quel modello di vita che ci viene continuamente propinato, incentrato su un attivismo nevrotico e sulla bellezza del corpo.
Eppure, tranne i casi estremi in cui la qualità della vita è irrimediabilmente compromessa, la disabilità non è "non vita": è un'esperienza di formazione per chi l'ha subita e per chi si prende cura del disabile.
Alla base di tutto vi è l'amore, ma non tutti, purtroppo, sono capaci di darlo.
Le numerose amiche con cui Elsa aveva condiviso tanti momenti della sua vita, dopo una prima, affettuosa partecipazione, scompaiono.
Le visite, le telefonate, si fanno sempre più rare.
Le amiche di Elsa continuarono ad andare a messa tutte le domeniche, ignorando i precetti del Vangelo: la compassione, la solidarietà verso gli ammalati.
Elsa ha ricevuto da parte di tutti noi familiari, dei pochi amici rimasti, delle persone che hanno collaborato con noi, oltre alle costanti cure mediche, tanto amore, che le ha consentito di vivere questi quattro lunghi anni di malattia in modo accettabile.
La giornata veniva scandita sulla base delle sue esigenze e tutto ruotava intorno a lei.
Intelligente ed arguta, Elsa non ha mai smesso di partecipare: abbiamo riso e pianto, pianto e riso.
Avevamo creato un caldo ed avvolgente mondo, che ci riempiva la vita pur nella sua particolarità.
Con nostro immenso dolore, la nostra amatissima Elsa ci ha lasciato, all'improvviso, il Venerdì Santo di quest'anno.
A noi è rimasto un vuoto e un silenzio insopportabili.
Dopo la sua scomparsa, leggendo una "lettera", che Elsa aveva dedicato a nostra sorella Lilla - anche lei colpita mortalmente da un male incurabile - ho scoperto che Elsa di una cosa aveva "paura": "di quell'altra dimensione" della quale non poteva avere conoscenza, e che la rendeva "infelice".
Io non so se esista "un'altra dimensione", ma so che "la vita dei morti sta nella memoria dei vivi".
Con queste mie parole, ho tentato di "strappare" alla morte Elsa e di dare un contributo al fine di liberare i disabili dagli odiosi pregiudizi che aggravano le loro sofferenze.

Maria Gloria Attanasio

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