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UNO STRANO RAGNO
Dall'infanzia di Stefania: rielaborazione su accadimenti della famiglia Viggiano.


Il vento fa sbattere il balcone così forte che il fermo di chiusura sfugge al buco della mattonella. Un quarto di circonferenza viene disegnato dalla punta che, come un compasso, incide in superficie la graniglia fino a quando l'anta si ferma alla vicina poltrona. L'ultimo richiamo è lo stridio del mezzo vetro che si muove verso il basso, interrotto dal piombo divisorio. Segue un rumore ripetuto. Agnese, con la velocità consentita per massa corporea, età e lontananza dal balcone, riesce tutto sommato ad evitare che il vento infierisca contro le tende e faccia volare i fogli con le fatture che si divincolano inutilmente sotto il peso del sasso tondo.

"Mamma mia! Almeno il pavimento è asciutto" esclama affannata Agnese, mentre chiude il balcone e sistema la tenda ribelle.
"Prego, accomodatevi, ragioniere." Due valigie in cuoio vengono posizionate sul tavolo tondo protetto dal tappeto a mezzo punto. Spio dalla fessura della porta semiaperta, proprio nel momento in cui il commendatore indossa gli occhialini e caccia dalla tasca un monocolo. Mia nonna ha nella mano destra una lente di ingrandimento.
Si siedono e capisco che la cosa è seria, forse losca.
In quel momento incontro lo sguardo di mia nonna che si gira per un attimo, ma la penombra è complice della mia 'copertura'.

"La bilancia e tutto l'occorrente sono qui, vediamo cosa mi ha portato di bello." Intravedo i profili di entrambi: gli occhiali a metà naso.

Lui si toglie la giacca e la posa, girandosi, sulla spalliera della sedia, si alza le maniche della camicia, sistema le bretelle. A quel punto da seduto, non essendo un tipo alto, si allunga con le braccia in avanti fino a raggiungere una delle borse in cuoio, la apre liberando le due chiusure in metallo dorato. Tre rotoli in velluto nero tenuti da un elastico color ruggine vengono posti dall'uomo sul tavolo e aperti uno per volta.

"Scusi signora, può passarmi la calcolatrice?"
Non capisco bene la trattativa, indietreggio quasi impaurita.
Faccio cadere una sedia, inciampo e inevitabilmente i due corrono verso di me aprendo del tutto la porta.
"Ma che fai?"
Mia nonna mi aiuta ad alzarmi e mi dice: "Saluta il signor Ragno, e vieni ad aiutarmi a scegliere l'oro per il negozio."
"Buon giorno, ragioniere."
"Ciao bella."
In silenzio osservo il resto della trattativa che si conclude al suono della calcolatrice con il rotolo che gira e gira sotto il ticchettio delle dita della nonna.
Eppure mi sembrava un tipo ... strano!

Stefania Chiaselotti
(con cuore italo/sammarchese da casa cosentina)


San Marco Argentano, 18 marzo 2020



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