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GIULIA "SCIABOLA"

Il diciotto settembre del 1886, alle ore due e dieci minuti, nel quartiere Sant'Antonio Abate, nacque una bambina alla quale venne dato il nome di Giulia. Era la secondogenita di una coppia che aveva già avuto un anno e mezzo prima un'altra bambina, con lo stesso nome, morta prematuramente.
Sull'atto di nascita di quest'ultima furono erroneamente annotate le variazioni di stato civile e il giorno del decesso della seconda Giulia; non era infrequente, infatti, che l'ufficiale dello stato civile scrivesse le annotazioni sul primo nome che incontrava nei registri delle nascite. Ripensando a posteriori alla vita e all'attività di Giulia, viene da riflettere su questo errore che ha qualcosa di premonitore, ovviamente per chi ci crede e io non sono tra questi. Giulia svolgerà per tutta la sua vita il mestiere della "mammana", cioè di levatrice, o di ostatrice come si diceva un tempo, artefice e testimone di quel transito unico e irripetibile dal grembo materno al mondo degli esseri viventi, o dei morti se le cose non andavano nel verso giusto.
Insomma, la Giulia sopravvissuta e quella che erroneamente ne rappresentò lo stato civile, si fusero nella persona che molti, come me, conobbero con il nome di Giulia Sciabola.
Possiamo dire che Giulia era figlia d'arte, in quanto anche la madre, Maria Raffaela Lo Sardo, svolgeva analogo mestiere, che comprendeva anche l'affidamento di bambini nati da genitori ignoti. Dal milleottocentonovantatre, anno di inizio della sua attività fino all'anno millenovecento abbiamo contato oltre settanta affidi. Giulia, quindi, visse la sua infanzia e la sua giovinezza circondata da altri bambini che nel volgere di un periodo più o meno breve venivano avviati al befrotrofio di Cosenza o affidati a istituti di beneficenza o a genitori adottivi.
Imparò ben presto quel difficile mestiere, quando ancora non vi era una professione ufficiale, anche se fin dal milleottocentoventinove è documentato l'insegnamento di elementi di ostetricia alle levatrici da parte del medico condotto Antonio Seta.
Il padre di Giulia, Pasquale Di Cianni, era bracciale. La famiglia abitava nel quartiere di Sant'Antonio Abate. Dall'annotazione riportata sull'atto di nascita di Giulia (quella deceduta prematura) leggiamo che si sposò nel millenovecentotre con Giovanni Micieli.
Giulia fu anche bidella presso la scuola elementare del centro, quando questo incarico comportava lavori oggi impensabili, come preparare i bracieri da portare nelle classi perché i maestri e a turno gli alunni potessero scaldarsi le mani intorpidite dal freddo.
Ricordo ancora quella figura alta, dalla lunga gonna e i capelli grigi, forse un tempo biondi, legati dietro la nuca, con lo scialle sulle spalle, mentre entrava in classe portando quel grande recipiente di rame in cui assieme alle braci ardenti vi erano delle scorze d'arancia per mascherare l'odore acre del carbone non ancora del tutto acceso. E ricordo i racconti delle persone anziane, parenti o conoscenti, quasi tutte venute al mondo dalle mani di Giulia.
Per tutti era Giulia Sciabola, e allora non ero il solo a pensare che quel soprannome fosse il suo cognome: pochi sapevano che si chiamasse Di Cianni. Quando chiesi a qualcuno quale fosse l'origine di quello strano appellativo mi fu risposto o che si trattava del suo cognome originario o di un nomignolo dovuto alla sua figura allungata!
E invece scoprii recentemente, studiando i cognomi sammarchesi e le loro origini, che quell'alias apparteneva già al padre Pasquale. Lo lessi su un atto di citazione della pretura di San Marco Argentano, risalente al 1886, pochi mesi prima che nascesse Giulia, per un reato abbastanza frequente dopo l'usurpazione del diritto al legnatico: furto di legna in proprietà privata. Vien da pensare ad una sorte di contrappasso nell'espiazione della pena: Giulia, la figlia, decenni dopo, costretta a preparare il fuoco non per sè, ma per gli altri.
C'è, però, dell'altro in questo prezioso documento: quell'alias "Sciabola" che ci rimanda ad anni e a una storia molto più lontani, nel tempo e nello spazio. Il cognome Di Cianni -ceppi diversi ma tutti provenienti dalla costa tirrenica tra Cetraro e Guardia- con molta probabilità nasce ad una italianizzazione di un nome di origine provenzale come Jan o De Jan, trascritto a volte in Cianni, Di Cianni o Di Scianni. Quell'appellativo di Giulia, guarda caso, lo troviamo nella forme Chiavoula e Chiaboula tra i cognomi presenti nel XVI secolo a Torre Pellice, l'area geografica da cui provenivano gli abitatori di Guardia e di altre zone della Calabria, quelli che dal nome del loro capo spirituale furono chiamati Valdesi.

San Marco Argentano 18 settembre 2020

Paolo Chiaselotti


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