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MAESTRI, MAESTRE E MASTRI .



Maestra di Cucito - Molfettadiscute.altervista.org Tra i documenti d'archivio conservati nel Comune di San Marco Argentano ve ne sono alcuni riguardanti l'istruzione. Il primo di essi risale a due secoli fa ed è una deliberazione del sette agosto 1821, con la quale il decurionato (il consiglio comunale dell'epoca), su invito dell'Intendente provinciale per la Calabria Citeriore, doveva individuare un maestro e una maestra scelti tra le "persone abili, di buona morale, ed attaccamento al Governo.
Il consiglio propone una terna di nominativi per le funzioni di maestro: Antonio Seta, Francesco Talarico, Michele Conti. Sono tutti medici e tutti legati alla famiglia di Francesco Talarico, avendo gli altri due sposato due sue sorelle. Per quanto riguarda l'istruzione femminile, invece, "non esistono in questo Comune donne di abilità per esercitare la carica di maestre". La cosa non desta meraviglia in quanto nessuna donna possedeva alcun titolo di studio professionale come risulta dai vari atti anagrafici, nei quali troviamo solo ... gentildonne o religiose.
Del resto l'idea che le donne frequentassero scuole pubbliche equivaleva a dar loro l'appellativo di persone senza morale. Ne da una testimonianza il teologo Salvatore Cristofaro nella sua Cronistoria di San Marco Argentano, quando afferma che "far apprendere alle figliuole del nostro popolo suppellettili di lettere ... svia dal lavoro e genera malcelate ambizioni, superbie e disdegno di occupazioni materiali." L'autore esalta tre figure di educatrici presenti a San Marco: Teresa del Corno, che insegnava "a tessere, a far le calze, a leggere un libro delle orazioni, a far di conto", Francesca Rocco, che "educò le nostre fanciulle alla pietà e al lavoro" e , contraddicendosi con quanto sopra esposto riguardo le pubbliche maestre, l'unica che fosse stata avviata agli studi magistrali, Giovannina Roberti che, "non estranea ai metodi moderni, seppe comprendere le esigenze del popolo, tra cui insegnava ed educava."
Ma quando nacque a San Marco la prima scuola pubblica? Il primo documento che può darci una risposta risale al sette novembre del 1819. Si tratta anche in questo caso di una deliberazione del decurionato avente per oggetto la "nomina del maestro per la pubblica Istruzione". In esso si legge che deve essere sostituito il maestro, un tal Nicola Barone, di Fuscaldo, impossibilitato a svolgere l'incarico affidatogli per motivi di salute. La necessità di provvedere alla nomina di un nuovo maestro "per la pubblica istruzione de' ragazzi" è chiaramente motivata nel corpo della deliberazione: "per l'acquisto delle Scienze, e del buon costume" e pare che essa risponda più alle disposizioni emanate nel 1810 dal governo di Gioacchino Murat che a quelle introdotte per la prima volta da Carlo III e dal figlio Ferdinando di Borbone riguardanti l'istruzione popolare.
La scelta cade sul sopracitato medico, "dottor fisico Sig.re Antonio Seta". La scelta si ripropone l'anno successivo a causa del protrarsi della malattia del titolare con una terna di nomi, tra i quali scegliere il suo sostituto.
"Terna pubblico Maestro di scuola, in rimpiazzo del signor Nicola Barone di Foscaldo ... per acciacchi di sua salute ... necessaria la pubblica istruzione de' fanciulli per l'acquisto delle Scienze, e del buon costume. Il decurionato è venuto a proporre li Signori Antonio Seta, Michele Conti, Saverio de Chiara". Ma se esisteva già una scuola nel 1819 quando fu istituita? Non lo sappiamo, sappiamo però che l'otto maggio del 1815 morì a San Marco, in contrada Piazza (l'attuale piazza Selvaggi), un maestro di scuola di ventidue anni, di nome Giuseppe Angelo Armentano, di Mormanno, il che conferma che in quell'anno esisteva una scuola pubblica istituita dal governo murattiano.
A quanto risulta dagli atti conservati in archivio il principio di una scuola affidata ad istruttori laici non risulta gradito al subentrato governo borbonico e nessuno dei soggetti proposti dal decurionato in sostituzione del maestro Barone viene accettato: "venghi rimpiazzato l'Istitutore primario di questo Comune da un soggetto idoneo, e maggiore di ogni eccezione al destituito da Sua Maestà, doversi proporre una terna includendovi i migliori Ecclesiastici, che il Comune offre, sotto i rapporti d'Istruzione, morale, religione e attaccamento al Re."
Insomma nessun maestro laico, bensì tre religiosi: Don Michele canonico Perrotta, Don Domenico canonico Baratta, don Raffaele sacerdote Credidio, come attesta la deliberazione n.52 del nove aprile 1822.
Per tutto il periodo del governo borbonico non troveremo nessun altro riferimento a scuole pubbliche, nè per quanto riguarda una loro ubicazione, nè per quanto riguarda l'insegnamento.
Quarant'anni dopo, con il governo italiano, l'argomento scuola ricompare tra le carte d'archivio in una deliberazione riguardante un'ordinanza del delegato di Pubblica Istruzione circa la "nomina di altro maestro elementare con i requisiti di legge ritenendo il maestro Piemonte come maestro aggiunto." La scelta cade sul canonico Salvatore Cristofaro, l'autore della Cronistoria, ma l'argomento di maggior interesse che incontriamo in questo periodo è la nomina di una maestra, finora mai affrontato in nessun atto. Per la prima volta si parla di istruzione femminile e soprattutto della formazione di un'allieva insegnante, presso la scuola preparatoria di Paola. Il consiglio comunale, a maggioranza di nove su tre consiglieri, approva lo stanziamento di un sussidio per le spese di Convitto a favore di Giovannina Roberti. Nella stessa deliberazione, l'opposizione, formata dai consiglieri Virgilio Talarico, Antonio Pisani ed Antonio Cristofaro, fa osservare che in base alla circolare del Prefetto la precedenza alla formazione spetterebbe all'attuale maestra in carica Vittoria Parise.
Non sappiamo nulla di questa maestra e dell'allieva, visto che non erano nate a San Marco, ma ciò che importa è che nel 1862 esisteva già una maestra e quindi una scuola pubblica femminile. Le deliberazioni successive, come spesso accade nella politica, diventano terreno di confronto e di scontro non su aspetti riguardanti l'istituzione scolastica, ma sulla scelta o sulla nomina degli insegnanti.
Esemplare è la deliberazione adottata un mese dopo, sempre riguardante le maestre elementari Parise e Roberti. Quando il Prefetto invita il consiglio a "deliberare sull'attiva maestra da delegarsi alla scuola preparatoria in Paola", la maggioranza obietta che "questo Comune non è in felice posizione di finanze per poter mandare due allieve." Replica l'opposizione in difesa di Vittoria Parise, attuale maestra, che oltre agli adempimenti contributivi ha dato "saggio della sua condotta morale e istruttiva! Ingiustizia questa che si poteva avverare sotto un Governo dispotico ma non mai sotto l'Impero dell'Attuale Felicissimo Stato che fa ispirare in ogni tratto delle sue operazioni la Giustizia e l'equità che dalla maggioranza del Consiglio si vorrebbe calpestare, nel suo capriccio con voler anteporre l'ultima (Giovannina Roberti) alla prima (Vittoria Parise)!"
L'anno successivo Giovannina Roberti presenta domanda al comune per incarico di maestra, che sarà nominata per un anno e le saranno corrisposte le spese per la frequenza della scuola magistrale a Paola. Vittoria Parise continuerà l'insegnamento come maestra primaria.
La nomina di una seconda maestra fa avanzare anche qualche pretesa in campo maschile. Il sacerdote Michele Piemonte avanza una sua richiesta in tal senso. Due anni più tardi, nel 1865, di fronte alla necessità di aumentare le spese per trasporti e obblighi di leva il consiglio storna i fondi dal bilancio della pubblica istruzione. Non sappiamo chi fossero i nominativi, ma nello stesso anno l'Ispettore scolastico fa rilevare la non idoneità di un maestro e una maestra proposti per l'insegnamento primario.
Ma quant'era lo stipendio di un maestro? Vi era una bella differenza tra un maestro e una maestra: nell'anno citato risulta che Filippo Talarico percepiva quattrocentoventicinque lire annue e Giovannina Roberti trecentocinque, ma anche questa somma entra in un contenzioso che qualche consigliere solleva in considerazione che il corso a Paola della maestra Roberti era stato finanziato dal Comune!
Forse non tutti erano consapevoli di quanto fosse preziosa l'istruzione, a cominciare dallo stesso consiglio comunale, o quanto meno dall'estensore della deliberazione con la quale il Comune, benignamente, decide che pur non spettandole stipendi arretrati, in quanto non fu mai nominata maestra primaria, volendo incoraggiarla nella sua professione intende "l'argirle" lire cento! Ad ogni modo, poiché la scuola presentava da un punto di vista amministrativo più svantaggi che vantaggi, il Comune decise di nominare una commissione di sorveglianza nelle persone dei consiglieri Sacchini, Cristofaro e Perri. Fatto sta che le tribolazioni della maestra Giovannina finiscono, nel senso che si mette l'animo in pace e anche quella "l'argizione" promessa finisce con un repentino storno sul fondo per il trasporto militare.
Passano gli anni e aumentano i dubbi sull'utilità dell'istruzione! Siamo nel 1972 e il Consiglio ad unanimità, ma, aggiungo io, con accenti sbagliati, rifiuta mettere in bilancio lo stipendio del Maestro Elementare, "perché male ha fatto il Consiglio Scolastico a voler imporre a questo Comune un'altro maestro ed un altra Maestra Elementare."
Due settimane più tardi la vendetta!
"Rimanere licenziati tanto il Maestro Elementare Signor Talarico Filippo, quanto la Maestra Signora Giovannina Roberti, e ad unanimità nomina la Commissione esaminatrice (proposta del consigliere Vincenzo La Regina di un concorso riservato a maestri patentati) nelle persone dei Signori: Cantisani Gaetano, Rocco Raffaele, Cristofaro Salvatore, La Regina Vincenzo, Selvaggi Giovanni, Carlomagno Angelo Antonio, Cristofaro Eduardo, Candela Antonio, Tucci Achille, presieduta dal Sindaco."
Ancora nel 1977 la questione della scuola primaria si riaffaccia con tutti i suoi problemi, aggravati dalla pretesa del Consiglio scolastico provinciale di dettar legge in materia di nomina dei maestri. Anche questa contesa, però, ci fornisce un quadro reale dello stato della scuola pubblica a San Marco. Quanti erano e a quali fasce sociali appartenevano i beneficiari dell'istruzione obbligatoria primaria?
"Il Consiglio udita la proposta del Consiglio scolastico provinciale, considerando che il numero degli alunni delle Scuole Maschili, che possono frequentarla, non oltrepassa la cifra di cinquantatre, perché dagli altri cinquantanove segnati nell'Elenco, uno ritrovasi nell'America ed i rimanenti cinquattotto non possono assolutamente adire alle scuole suddette perché figli o di miserabili, che non avendo come alimentarli, li mandano mendicando, o di poveri contadini, che coltivano terre cosí distanti dall'abitato che quando pure non fossero indigenti non potrebbero per la troppo lontananza mandarli nel paese per istruirsi nelle Scuole Elementari. Le alunne arrivano appena a quarantacinque, quantunque il numero di esse assegnate è di novantuno. Se il Maestro e la Maestra han prodotto Stati ed Elenchi annuali dai quali il numero degli alunni ed alunne risulta superiore a quello fissato dalla Legge (?!), pure dalle ispezioni eseguite tanto dal Sindaco quanto dalla giunta e dal delegato scolastico si é rilevato che gli Elenchi erano fittizi. La finanza del Comune è depauperata, senza poter provvedere ai bisogni di prima necessità come è adire (sic!) l'acqua potabile, le strade interne, la polizia urbana; e la pubblica igiene in generale."


San Marco Argentano, 7 agosto 2021

Paolo Chiaselotti



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