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ACCADDE OGGI - RICORRENZE DI EVENTI ACCADUTI


LA GRANDE STORIA VISTA ... DAL BUCO DELLA SERRATURA.



"Sull'istruzione pubblica rivoluzionaria" è il titolo di un saggio scritto oltre due secoli fa dal signore ritratto a lato. Ovvero, aggiungo io, guardare la storia attraverso la serratura di casa propria.
Ma chi è l'autore di questo manuale? e cosa c'entra con San Marco Argentano?
Il lettore della rubrica "Accadde Oggi" sa già che la narrazione prende spunto da un episodio accaduto in questo giorno, oggi è l'undici marzo, di molti anni fa, e nel caso in questione esattamente nel milleottocentoventuno, nel nostro comune.
Immagino che nessuno di voi voglia mettere in dubbio che due secoli fa San Marco esistesse e che il "re di San Marco" fosse lo stesso che governava il più grande regno d'Italia di quel tempo, comprendente la Calabria, la Sicilia, la Basilicata, la Puglia, la Campania, l'Abruzzo, il Molise e parte del Lazio. È ovvio che anche San Marco faceva parte di questo Regno e che la capitale si trovava a Napoli.
Il re, in quegli anni era Ferdinando, a quanto ne sappia non venne mai a San Marco, ma alcuni sammarchesi si recavano a Napoli per motivi vari. Si trattava ovviamente di persone benestanti, oppure di soldati o marinai, arruolati nelle truppe regie. San Marco non ebbe rappresentanti politici che potessero far giungere la propria voce al re, ma ogni volta che si verificò qualche fatto importante dal punto di vista politico o militare, anche San Marco svolse il suo piccolo ruolo.
Quello di oggi, di duecento anni fa, ne è un esempio.
Il "parlamento Nazionale" che aveva sede a Napoli ed era nato l'anno precedente, il milleottocentoventi, aveva richiamato tutti i battaglioni sparsi nelle province del regno per far fronte ad un attacco proveniente da un altro stato, l'Austria. Quest'ordine riguardò anche il nostro comune che dovette provvedere, di conseguenza, a dotarsi di una "compagnia di militi e di legionari, onde mantenere la pubblica tranquillità interna", e a nominare un comandante. Per evitare abusi e discriminazioni, oltre al sindaco e ai consiglieri, la decisione fu condivisa con il regio giudice e con un rappresentante del clero.
L'anno precedente San Marco aveva contribuito con propri uomini ad armare un contingente di soldati che marciarono su Napoli per chiedere al re una costituzione e un parlamento nazionale. Questa volta si trattava, invece, di difendere entrambi dalla decisione delle "superpotenze" di ripristinare il regime monarchico assoluto, cioè abolendo costituzione e parlamento!
Per sapere come si comportò San Marco in questo frangente, oltre alla formazione di una compagnia per mantenere l'ordine pubblico, dobbiamo andare a leggere le deliberazioni assunte dal decurionato nel periodo tra la concessione della Costituzione e la difesa delle conquiste democratiche.
Il sette marzo del milleottocentoventuno le truppe napoletane fedeli alla costituzione subirono una sconfitta da parte dell'esercito austriaco inviato a ripristinare l'originaria forma monarchica. E il re Ferdinando di Borbone, che aveva accordato i diritti costituzionali? Si rimangiò tutto, accordi e giuramento, e attese fiducioso che gli austriaci gli togliessero di dosso costituzione, parlamento ed eventuali rimorsi.
Guardando gli atti del decurionato ciò che balza agli occhi è il cambiamento dei membri dell'organo municipale. Il sindaco nel periodo che va dal 1820 al 1822 era Giovanni Selvaggi, ma improvvisamente nel periodo più drammatico della vita democratica, quello della sconfitta delle truppe chiamate dal Parlamento a difesa della Costituzione e il ripristino della monarchia assoluta, risulta sospeso dal suo incarico e sostituito da Michele La Regina. Nello stesso lasso di tempo, esattamente dal primo marzo al quattordici aprile del milleottocentoventuno, compaiono i nomi di otto nuovi consiglieri. Successivamente a tale data e per tutto l'anno successivo, quindi dopo l'abolizione dei diritti costituzionali, il decurionato sarà ricostituito con i membri eletti nel milleottocentoventi, con l'esclusione degli otto predetti decurioni.
Ma, insomma, San Marco era favorevole o contraria al regime costituzionale? Stando all'ufficialità dei documenti fu l'una e l'altra cosa, nel senso che inviò otto militi pagati ed equipaggiati da famiglie sammarchesi per marciare su Napoli e richiedere una monarchia parlamentare e poi si dimostrò contraria e chiese che la Costituzione fosse revocata.
Il bello è che non tutto fu così lineare come l'ho appena esposto. Ad esempio le famiglie che si "offrirono" di pagare vestiario e armamento dei militi in partenza per Napoli, in tutto sessanta ducati, "somma proporzionata alla propria possanza, per esiggersi la quale si son dovuti usare i mezzi di rigore, giacché con le buone affatto non si poteva riuscire".
San Marco ebbe a patire qualche conseguenza a seguito dei moti del milleottocentoventi e della restaurazione nell'anno successivo?
A quanto risulta dai documenti conservati nell'archivio comunale non ci furono condanne o rappresaglie, solo l'autore della Cronistoria il teologo Salvatore Cristofaro riferisce di inimicizie tra famiglie di opposte fazioni, che cessarono ... miracolosamente durante una predica quaresimale, quando un terremoto fece ondeggiare cose e persone nella chiesa cattedrale: "Un furore di grida, un piangere dirotto, un abbracciarsi affettuoso, un andarsi cercando fieri nemici e baciarsi, un ripentirsi profondo delle proprie colpe, un condonarsi le offese, un domandare di confessarsi fu l'effetto che seguí, effetto che può meglio immaginarsi che esprimersi.".
Potremmo chiederci, infine: ci furono sammarchesi tra i deputati al parlamento napoletano? Non c'era nessun sammarchese, ma del circondario ci furono due cittadini, uno di Fagnano Castello, il cardinale Giuseppe Firrao (eletto però nel circondario di Napoli) e uno di Tarsia, l'avvocato Francesco Vivacqua.
Dimenticavo di dirvi che il signore dell'immagine introduttiva si chiamava Matteo Angelo Galdi, fu un politico di formazione illuminista, rivoluzionario e riformista, attivo a Napoli sia nel periodo del governo napoleonico, che in quello successivo. Fu presidente del parlamento napoletano e morì nell'ottobre dello stesso anno in cui questo fu soppresso. Scrisse alcuni libri e saggi, tra i quali uno sull'educazione del cittadino. Nonostante i suoi precedenti filo bonapartisti il re Ferdinando di Borbone lo nominò nel 1815 presidente della Commissione sulla pubblica Istruzione e direttore della biblioteca dell'università di Napoli alcuni anni dopo.


San Marco Argentano 11.3.2021

Paolo Chiaselotti



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