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29 GENNAIO 1863 - RATAPLAN, RATAPLAN, RATAPLAN

Fermoimmagine da https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=9pv5viPqLp0
Rataplan, rataplan, della gloria
Nel soldato ritempra l'ardor;
Rataplan, rataplan, di vittoria
Questo suono è segnal precursor!
cantano Preziosilla e il coro nel finale del III atto della Forza del Destino di Giuseppe Verdi, con chiaro riferimento al rullo dei tamburi. L'opera fu rappresentata per la prima volta a Roma il 7 febbraio 1863, alcuni giorni dopo che il consiglio comunale di San Marco Argentano aveva affidato a Raffaele Checchino, vecchio tamburo dell'ex esercito napoletano, il compito di istruire due giovinetti da servire nel Corpo della Guardia Nazionale.
Il corpo corrispondeva alla nostra attuale polizia municipale, al cui servizio in caso di necessità erano obbligati tutti i cittadini abili. Pensare che di esso ne facessero parte anche due giovinetti con il ruolo di 'tamborrieri' riporta alla mente il piccolo tamburino sardo la cui tragica esperienza fu narrata nel libro Cuore di Edmondo de Amicis.
Immagino che i due tamburini di San Marco Argentano avessero il compito di precedere le guardie in talune occasioni, senz'altro quando esse sfilavano o marciavano, ma probabilmente anche quando ne accompagnavano alcune azioni.
Oggi la 'tammurriata' è limitata solo alle sfilate in costume, ma se tale tradizione fosse continuata avremmo potuto assistere, che so, ad un accompagnamento a suon di tamburi del sindaco all'entrata o all'uscita dal palazzo municipale, oppure ad una marcetta in occasione dell'uscita dei vigili urbani per il controllo del territorio, oggi banalmente sostituita dall'uso del fischietto per un richiamo all'ordine, o dall'uso della sirena a bordo delle autovetture di servizio in casi di una certa gravità.
Che dire poi del modo in cui oggi i cittadini vengono avvisati di provvedimenti presi dal sindaco, dalla giunta o dai capi servizio, attraverso la pubblicazione sull'albo pretorio on-line! nel silenzio e nell'indifferenza generale. Vuoi mettere, invece, il colore e l'appassionata partecipazione ad un editto, ad un bando proclamato in forma solenne a suon di tamburi! Udite, udite, cittadini ... e a seguire col fiato sospeso le novità che riguardavano un singolo individuo o l'intera popolazione.
Ritornando alla Guardia Nazionale, l'iniziativa di istruire due giovani nell'uso dello strumento a percussione fu presa dal predetto signor Raffaele Checchino e proposta alla giunta, la quale, gli conferì l'incarico con un corrispettivo monetario di quarantotto ducati annui. Ovviamente i giovani allievi sarebbero stati individuati dagli amministratori. Insomma, come accade oggi e come accadeva ieri, la proposta del 'vecchio tamburo del disciolto esercito napoletano' fu il pretesto per assumere anche un secondo maestro, un tal Luigi Parise, con paga annua ridotta a venti ducati.
A dirla tutta e senza nulla nascondere, la giunta aveva già scelto due giovani tamburini nelle persone di Vincenzo Cicchitella, figlio di Nicola, e Pietro Limpiedi, con l'intenzione di inviarli a Cosenza per un mese ad imparare l'arte, per una spesa complessiva di venticinque ducati. Nella deliberazione si faceva cenno anche al tamburiere in carica dal 1853, ovvero Luigi Parise. Insomma, a distanza di due mesi, la situazione cambia con l'entrata del maestro Checchino e il passaggio di Luigi Parisi da tamburiere a maestro. Non vi sono più i nomi degli allievi, bensí l'amministrazione si riserva di individuarne due a propria discrezione, e nel frattempo si provvide a comprare un secondo tamburo.
Tutto chiaro? Certo: i due 'vecchi tamburi' della disciolta guardia civica borbonica diventarono maestri e al loro posto sarebbero subentrati due giovani tamburini.
Non esistono ulteriori atti riguardanti la nuova 'tammurriata' di impronta savoiarda e francamente non so, nè riesco ad immaginare, quale ruolo di fatto svolgessero i due tamburini. In ogni caso non è improbabile che da questa scelta abbia lentamente preso piede l'idea di allargare ad altri strumenti, come le trombe, il cui suono da secoli accompagnava le azioni di uomini in arme, l'accompagnamento musicale di marce e celebrazioni. Insomma quei due tamburini potrebbero essere l'anticipazione delle bande musicali di cui iniziarono a dotarsi non solo milizie, ma anche i comuni. San Marco Argentano non fu da meno: fin dagli inizi del Novecento creò una banda municipale e, come sempre accade nei cambiamenti di regime, anche i maestri che la dirigevano cambiarono. Caduto il regime fascista, la nuova banda musicale municipale fu guidata da un maestro di origini siciliane: una bella figura d'artista, dai lunghi capelli grigi, che aveva preso a cuore sia il nuovo corso politico che gli strumenti che lo avrebbero musicalmente rappresentato.
Il caso o, come credeva Nietsche, l'eterno ritorno dell'uguale volle che il maestro si chiamasse Mario Tamburino.

S.Marco Argentano, 29 gennaio 2024

Paolo Chiaselotti
In apertura un fermo immagine tratto da Youtube riguardante il racconto 'Il piccolo tamburino' trasmesso dalla Rai nel 1984.
Il maestro Mario Tamburino fu primo commissario di governo dopo la caduta del Fascismo e successivamente consigliere comunale. Era direttore della banda municipale e insegnante di musica presso la scuola media parificata negli anni Cinquanta. L'accostamento dello strumento al suo cognome fu utilizzato dallo stesso maestro nella realizzazione dello stemma araldico della famiglia Valentoni, nel quale introdusse il riferimento a se stesso, sotto forma di un tamburo, avendo sposato un'appartenente a quell'illustre casato.


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