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L'ANTISTORIA


FILIPPO SANGINETO. È SUA LA TORRE?


Monumento funebre di Filippo Sangineto
Monumento funebre a Filippo Sangineto - Santa Maria della Consolazione - Altomonte

Perché parlare di Filippo Sangineto in una pagina dell'Antistoria che si occupa esclusivamente, o quasi, solo di fatti e di personaggi che riguardano San Marco Argentano?
Mi verrebbe da dire perché il suo nome compare come "castellano" della torre su una indicazione informativa all'ingresso del monumento. A fianco è riportato l'anno 13361. Nient'altro.
Tuttavia, quell'accenno e un'altra informazione fornitami dall'amico Enrico Tassone sui tre stemmi lapidei, posti su tre versanti della torre, mi hanno fatto riflettere su una committenza della torre diversa da quella che avevo supposto.
Ho sempre pensato e scritto su queste pagine che gli emblemi araldici appartenevano ai duchi di Sanseverino, mentre il signor Enrico Tassone, nel portarmi a conoscenza di una curiosità riguardante la loro collocazione, mi ha detto che si trattava dello scudo dei Sangineto, uguale ma precedente all'epoca dei duchi di Sanseverino, con cui si imparentarono.
Poiché avevo scritto che quegli stemmi rappresentavano firma e data di costruzione del committente, ovvero del primo Sanseverino insignito del titolo di duca di San Marco, apprendere che il fondatore potesse essere un membro della famiglia Sangineto mi ha fatto subito pensare all'unico che io conoscessi, quel Filippo Sangineto noto più per il suo monumento sepolcrale che per le sue imprese. Il suo nome, infatti, mi richiama alla mente quel defunto con le sembianze di cavaliere, adagiato su un catafalco troppo pretenzioso per un personaggio di fatto poco noto 2.
La scarsa notorietà va attribuita alle poche informazioni che circolano in rete, considerando che proprio questo tipo di divulgazione raggiunge un vasto pubblico di utenti non specialisti. Mi riferisco soprattutto a quei siti sostitutivi delle vecchie enciclopedie, come la Treccani on-line o Wikipedia. Il nome di Filippo Sangineto compare sotto la voce riguardante la sua famiglia, anche se egli fu l'esponente di maggior rilievo dei signori di Brahalla, come veniva originariamente chiamata Altomonte.
Anche sulla pagina della Treccani, alla voce Sangineto, un difetto di comunicazione, cioè uno spazio eccessivo e inopportuno inganna il lettore che, dopo aver letto quelli che sembrano gli ultimi righi, ha l'impressione di essere arrivato alla fine del testo.
In verità, le notizie riportate su Filippo Sangineto, sotto altre voci, sono ampie e documentate 3. Tra le notizie che ci interessano direttamente c'è l'estensione del territorio di Altomonte a Tarsia, San Marco, Bollita, ereditato da Filippo Sangineto nei primi decenni del Trecento. Nel Regesto Vaticano, nell'anno 1325, Filippo è un cavaliere della diocesi di San Marco (miles S.Marci dioces[sis]).
Ad un antistorico queste poche cose bastano, a volte, per mettere assieme la propria 'storia' e, nel caso di messere Filippo, finanche per trarre conclusioni originali e azzardate, come quella che a lui si debbano attribuire ben due costruzioni di San Marco: il convento dei minori osservanti (all'epoca conventuali) e la torre.
I presupposti ci sono tutti. Per quanto riguarda il cenobio della Riforma rimando il lettore ad una pagina precedente riguardante un'epigrafe muraria datata 1320, dove appaiono alcune lettere iniziali che potrebbero riferirsi al suo nome. Per quanto riguarda la torre, la sua professione di uomo d'arme, la conoscenza di presidi militari, l'epoca in cui visse, alla quale la nostra torre è accostabile sia da un punto di vista architettonico che storico, nonché la collocazione di quest'ultima a monte della città sono elementi che confermano l'attribuzione da me avanzata.
Assodato che fu Roberto il Guiscardo a fondare la città e che quindi la nostra origine normanna doc è sicura come la morte, andiamo a vedere chi era veramente l'uomo del catafalco e che cosa avesse combinato in vita.
L'antistorico ovviamente non si affida a 'togati', storici e studiosi, ma va alla ricerca di quelle fonti alle quali costoro hanno o avrebbero attinto, ovvero quelle più prossime all'epoca in cui visse il cavaliere di Brahalla.
Ho pescato in rete due cronisti che parlano di Filippo Sangineto: Giovanni Villani che condivise col Sangineto parte della vita e Lorenzo Bonincontri che aprì gli occhi alla vita quando Filippo l'aveva già conclusa da qualche decennio.
Entrambi lo citano, il primo in un volgare italiano da capogiro, il secondo in latino con frequenti incursioni nelle sacche storiche del primo. Le rispettive opere, Nova Cronica e Historiarum Utriusque Siciliae, liber sextus, nel riferire le vicende riguardanti la città di Firenze alle prese con le ambizioni di Castruccio Castracani, accennano alla presenza di Filippo Sangineto nelle brighe toscane sorte sullo scontro tra papato e impero.
Evito di tediare il lettore con vicende che non gli appartengono, e presumo non gli interessino, ma gli faccio notare che il 'nostro' cavaliere non era lí casualmente, né per un suo particolare interesse, ma per volontà del principe ereditario del regno di Napoli, a capo di ottocento cavalieri.
Questo, giusto per far capire ai sostenitori della curva 'torre del Guiscardo', che potrebbero valutare il peso di Filippo nel rappresentarli in veste di primo esecutore del monumento, non fosse altro per essersi spinto fin nel cuore di quell'Italia, che aveva 'scoperto' i Comuni, e di aver combattuto per il maggiore e più noto di essi, in nome e per conto del nostro Regno e di quello di Nostro Signore contro i Ghibellini. Credetemi, Filippo Sangineto di fortezze, torri, gatti, grilli (citati da Villani tra le macchine belliche), bertesche e fossati se ne intendeva davvero, avendone visti, alzati, assediati o abbattuti a decine, non solo in Toscana, ma anche in Piemonte e altrove.
Considerando la sua esperienza, il ruolo che ricopriva in qualità di conte di Brahalla e Corigliano e di signore di San Marco, l'epoca in cui visse, non è escluso che abbia potuto far edificare la nostra torre, apponendovi i suoi emblemi e attuando grazie alla propria esperienza quelle complesse soluzioni architettoniche, difensive e abitative, che la caratterizzano.



San Marco Argentano, 26 giugno 2025

Paolo Chiaselotti

1 Nel 1336 il re Roberto d'Angiò confermò Filippo Sangineto signore di San Marco. Nello stesso Filippo Sangineto fece testamento a favore del nipote Filippo II (da Treccani on-line alla voce Sangineto). Lo stesso anno è riportato su una campana della chiesa di Santa Maria della Consolazione di Altomonte, fatta ampliare da Filippo Sangineto (da Wikipedia).
2 Nella chiesa di Santa Maria della Consolazione il monumento sepolcrale, eretto nel 1377 per accogliere il corpo di Filippo II, ultimo conte di Sangineto, contiene anche i resti di Ruggero e del figlio Filippo I. La scritta sull'urna sepolcrale, che ho ricavato da una foto del sito Beni Culturali, in un latino contaminato da parlata o influsso linguistico di cui ignoro l'origine, è la seguente: KIRII • MILL[E]NO • SETTUAGINTA • Q[UUM] • TRICENTENO • SEPTEMQ[ue] • PONES • OBIIT • HIC • ULTIMUS • COMES • ANNO • VOLVENTIS • OTTAVA • LUCESSENTE • DECEMBRIS. (Nell'anno milletrecentosettantasette del Signore morí qui l'ultimo conte nell'entrante ottava del corrente dicembre).
La insolita scrittura dell'anno -migliaia, decine, centinaia, unità- va letta nell'ordine migliaia, centinaia, decine, unità. Potrei chiaramente prendere un cosiddetto 'granchio', ma la disposizione dei numeri che formano l'anno 1377 cela forse un piccolo enigma, confermato da quel pones che è un invito a collocare i numeri in addizione. In effetti scrivendo 1000 70 e sottostante ad essi 300 7 otteniamo la data suddetta.
1000 e 70 + 300 e 7 = 1377

Il femminile ottava (octava) indica una domenica, in quanto ricorrente ogni otto giorni, inclusa la stessa domenica. Solo casualmente l'ottava di dicembre coincide con il giorno 8, cadendo il 1° dicembre 1377 di domenica. L'aggettivo lucessente (lucescente) indica l'inizio del mese, altrimenti avremmo avuto una secunda o una tertia octava. Se si fosse trattato di un'octava dopo una solennità quale il Natale, l'octava sarebbe caduta il 1° gennaio 1378. In ogni caso la traduzione non è otto o ottavo giorno, in quanto il die sottinteso, di genere maschile, avrebbe richiesto l'aggettivo octavo.
3 È il caso di Filippo Sangineto che dopo aver ricoperto la carica di Capitano di guerra in Calabria al tempo di re Roberto (1316) fu anche Capitano di genti d'armi in Piemonte (1317), Capitano generale e Giustiziere in Terra di Bari (1319), Capitano generale in Terra di Lavoro (1321), Vice maestro Giustiziere del Regno nel 1324, Capitano generale in Toscana nel 1327 prima di ricoprire l'incarico di Gran Giustiziere, uno dei sette grandi uffici del Regno, nel 1330. L'ascesa amministrativa del Sangineto, tuttavia, si concluse con la nomina a Siniscalco di Provenza (1330-1343; 1346-1348).
Estratto da "Quadri prosopografici della feudalità calabrese in età angioina" a cura di Antonio Macchione, da Mélanges de l'École française de Rome - Moyen Âge,
dal sito Open Edition Journals


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