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L'ANTISTORIA



LITE IN FAMIGLIA


miniatura di fine XV secolo Sono sicuro che la maggioranza delle persone che ha letto le imprese di Roberto il Guiscardo ignori quanto avveniva tra le mura domestiche.
Dopo una serie di 'sacre rappresentazioni' con tanto di paramenti, matrimoni all'italiana e rodei, una nostra concittadina, Orietta Scarpelli, alcuni anni fa, esattamente nell'agosto del 2019, 'osò' mettere in piazza un'immaginaria sceneggiata tra le due mogli del Guiscardo, di fronte ad un Guiscardo perplesso e impotente e ad un pubblico divertito e irriverente. In quell'occasione ci fu chi accusò l'autrice della farsa di "lesa maestà" e "dissacrazione" di un mito.
Se la rappresentazione della Scarpelli partiva da un fatto immaginario, la storia, viceversa, ci ha lasciato testimonianza di una lite furibonda con tanto di 'io t'ammazzo' e di 'ti chiedo perdono', tra Roberto e la seconda moglie Sykelgaita.
A raccontarcela è uno storico, un monaco benedettino. Si chiamava Orderic Vitalis, italianizzato in Orderico Vitale, ed era nato nel 1075 in un villaggio inglese. All'età di dieci anni fu mandato nel monastero di Saint-Evroult in Normandia, dove scrisse la Historia Ecclesiastica. In essa è narrato l'episodio a cui ho fatto cenno.
Il cronista riferisce nella forma del discorso diretto le minacce che il duca normanno rivolse alla moglie. Per non alterare in alcun modo il suo racconto, riporto, tradotte in italiano, le testuali parole del Guiscardo:
"Bada, Sichelguada, giuro su questo santo Vangelo che se mio figlio Buamondo dovesse morire del morbo che lo costringe a letto, ti ammazzo con questa spada!
Perché questa minaccia? All'origine c'era il tentativo di Sichelgaita di far fuori il figliastro Boemondo, ricoverato a Salerno per una ferita riportata nella battaglia navale contro Greci e Veneziani nel 1084.
Sichelgaita aveva inviato una pozione letale, appresa nella scuola medica salernitana, perché fosse data a Boemondo. Gli archiatri che lo avevano in cura, conoscendo la fama di lei come allieva e come principessa, non esitarono a somministrare la pozione, i cui effetti si rivelarono subito tossici.
Roberto, intuendo che dell'aggravamento del figlio fosse responsabile la moglie, le chiese senza mezzi termini:
"Vivrà Boemondo, il mio erede?"
"Non lo so!"
aveva risposto lei. A questo colloquio era seguito l'ordine di Roberto a Sichelgaita di andargli a prendere il Vangelo e la spada, e quindi la minaccia.
Come reagì Sichelgaita? Orderico Vitale ci informa che rimase atterrita e immediatamente preparò un antidoto, inviandolo d'urgenza tramite un messo a Salerno, con la raccomandazione ai medici di somministrarlo immediatamente. Gli archiatri di fronte all'ammissione di colpa e all'angoscia della donna, consapevoli della vendetta del padre di Boemondo in caso di morte, fecero ricorso a tutte le conoscenze mediche per salvare il giovane che, grazie al Dio che lo aveva voluto vittorioso contro gli infedeli Turchi e Agareni, riuscì a guarire.
Per tutta la vita, però, conservò quel pallore causatogli dall'avvelenamento.

San Marco Argentano, 8 febbraio 2023

Paolo Chiaselotti

Da:
Orderici Vitalis Angligenæ, Coenobis Uticensis Monachi, "HISTORIÆ ECCLESIATICÆ" Libri Tredecim, ex veteri codicis uticensis collationem emendavit et suas animadversiontes adjecit AUGUSTUS LE PREVOST. Tomus Tertius, Parisiis, apud Julium Renuard et Socios, Gallicaæ Historiæ Societatis Bibliopolas, via dicta De Tournon n.6, 1845, digitalizzato da Google.

L'immagine in alto che riguarda tutt'altro argomento è tratta dal sito b-hop.it (Mariamne, miniatura tratta dal manoscritto 'Cas des nobles hommes et femmes', ms. Français 12420, f. 127v, 1401-1500, Bibliothèque Nationale de France, Dé partement des Manuscrits, Parigi)


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