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L'ANTISTORIA


I PRIMI DUE QUADERNI DELLA MALVITANA.

I primi due quaderni della MalvitanaL'uscita alcuni giorni fa dei primi due "Quaderni della Malvitana", un'associazione culturale che vuole percorrere la storia come si potrebbe fare in un cammino devozionale, va salutata come il felice inizio di un'aspirazione a lungo coltivata.
Da antistorico dovrei preoccuparmi, ma leggendo le prefazioni e le introduzioni ai due Quaderni e, soprattutto, i contenuti di essi, mi sembra di ritrovarmi in buona compagnia, ovvero con persone che della storia non ne fanno un 'dramma', ma un piacevole racconto, come farebbero dei pellegrini scambiandosi le proprie esperienze in un percorso in comune.
Non vi sto offrendo immagini retoriche, ma mi sto affidando al ricordo realistico di questi due narratori, vestiti da pellegrini mentre svolgono l'incarico gratuito di guide turistiche, con addosso un saio medievale di tela grezza fatto da loro stessi.
Quel sostantivo, 'Malvitana', che si accompagna a Quaderni, è in realtà un aggettivo: sottintesa è la Via, che da spunto iniziale di ricerca ha finito per diventare un percorso lungo il quale un gruppo di giovani studiosi, tra i quali i due autori, si muovono.
C'è, direi, del miracoloso nel loro viatico, che detto da me, antistorico e non credente, può sembrare fintamente adulatorio. Intendo dire che è ammirevole ciò che fanno, ciò che dicono e ciò che vogliono comunicare, partendo senza bagagli, ma cercandoli lungo il percorso. Cosa non facile. Difficilissima, come lo è l'attività del ricercatore.
Ho detto che il viatico è miracoloso, nel significato che io attribuisco a questa parola: ammirevole, da ammirare. Sono certo, però, che don Pino Esposito interpreterà quel 'miracoloso' nel significato cristiano, in quanto egli, il presentatore, è all'origine della ricerca pubblicata sul primo Quaderno di Enrico Tassone. La sua onesta ammissione di aver 'errato' dà il senso pieno al significato di storia e di ricerca storica: senza quella moneta di partenza il buon Enrico non si sarebbe messo in viaggio. E saremmo tutti al punto di partenza.
Vogliamo vederla sotto un altro aspetto? Bene. Rivolgiamo l'attenzione all'altro ricercatore, avvantaggiato dal fatto di essere un 'camminatore' di professione, sotto il profilo accademico, Giulio Antonucci. Affrontare il tema delle istituzioni edificate nella valle dell'Esaro da Roberto il Guiscardo è un azzardo culturale che non poteva che venire ad un giovane ricercatore, in quanto il 'togato' si sarebbe ben guardato dall'inoltrarsi in una zona paludosa, sapendo a quali rischi andava incontro. A maggior ragione il suo sguardo, rivolto negli impegni accademici di dottorando al continente europeo, focalizzandosi nel microcosmo da cui ebbe inizio l'estensione del feudalesimo in Calabria, diventa quello dell'indagatore piuttosto che dell'osservatore di fatti descritti. Una lettura non superficiale del suo Quaderno ci porta immediatamente a rivedere sotto altra veste quella figura di eroe muscoloso a presidio di una torre urbana con cui viene raffigurato il Guiscardo. Egli è descritto come un abile mediatore politico che, al di fuori della cinta urbana, trasforma le terre in territori, affidandoli ai monaci latini, quali intermediari dei due poteri, quello papale e quello ducale.
L'edificazione propriamente intesa, limitata a pochi eletti, nell'ambito parentale, non assume quella valenza che, viceversa, il Guiscardo rivolge alle istituzioni politiche, in primis, religiose. Antonucci non porta alla luce reperti urbani, ma azioni tese ad accrescere il potere normanno sul territorio, inclusa finanche una possibile elevazione a diocesi del castrum Sancti Marci, sua base logistica. Tale possibilità, che francamente non condivido, rientra, tuttavia, nel disegno strategico dell'abile politico che accresce i propri centri di potere, piuttosto, come siamo stati da sempre educati a credere, che rinchiuderli all'interno di un castrum o, peggio, nelle sale di una torre! Questo Antonucci non lo dice, ma il paesaggio della valle dell'Esaro che egli ci mostra è quello rurale, dove l'autore sposta il centro degli interessi politici del Guiscardo. Non a caso l'edificazione, in quanto processo di sviluppo urbano, è assente e quando appare rivela la sua natura di privilegio, in un'ottica privata e domestica.

San Marco Argentano, 25.7.2025

Paolo Chiaselotti


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