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L'ANTISTORIA


PRIMO EDIFICIO DOCUMENTATO NEL 1209.

Primo edificio 1209 Il primo edificio in San Marco di cui abbiamo memoria scritta, dopo l'abbazia in località Matina, è la chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, citata in un "instrumentum venditionis" datato gennaio 1209.
Il testo del documento (in originale una pergamena) è inserito, assieme a quelli riguardanti l'abbazia, nel volume "Carte Latine di Abbazie Calabresi provenienti dall'Archivio Aldobrandini" di Alessandro Pratesi, pubblicato per la Biblioteca Apostolica Vaticana, al numero 197 della collana Studi e Testi, Città del Vaticano, 1958, alla pagina 233 con il numero 94.

Ho voluto essere preciso nell'indicazione del testo in esame affinchè chiunque possa prenderne visione, anche presso la biblioteca comunale di San Marco Argentano, e verificare se la mia interpretazione sottoesposta sia errata o lacunosa.
Come sempre, tengo a precisare che, essendo un 'antistorico', ho il vantaggio rispetto agli altri di poter sbagliare, e finanche di mentire, confidando nel fatto di non avere credito sia da parte di chi si affida alle più accattivanti leggende e sia da chi, avendo studi e competenze, sa meglio di me come andarano le cose.

A chi avesse avuto modo di leggere in precedenza questa pagina e trovandola cambiata, voglio spiegare che quella a suo tempo pubblicata è stata involontariamente salvata con il testo di un diverso argomento. Cose che capitano a chi pretende di voler 'istruire il prossimo'!

Il documento di cui parlerò è un atto di vendita di un casalinum antistante la chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, confinante con una platea puplica, con una strada e con altri due 'casalini' retrostanti. Il tutto, scritto in latino, è utile perché ci permette di stabilire come fosse l'attuale piazza Selvaggi nel lontano 1209, anno in cui regnava Federico II. Considerando che chiesa e piazza erano esistenti possiamo dedurne che la loro costruzione risalisse almeno a qualche decennio prima, quindi al periodo in cui i Normanni erano ancora presenti in Calabria.

I venditori sono due coniugi, Pietro Oiti e sua moglie Emma, i quali vendono ad un giudice di nome Armanno il 'casalino' sopradetto. Nell'atto sono specificate le distanze, ma non l'ampiezza degli edifici e degli spazi pubblici e privati, per cui non abbiamo idea alcuna dell'estensione.

Innanzitutto vediamo di spiegarci il motivo per cui una chiesa fosse dedicata ad un santo contraddistinto non dall'appellativo con cui è noto, il Battista, ma da uno che rimanda alla venerazione da parte di cittadini della città marinara di Amalfi. Possiamo attribuire la nascita della chiesa ad Amalfitani o a chi con essi aveva o aveva avuto legami. Valutando l'epoca della dedicazione della chiesa, è molto probabile che essa abbia a che fare con l'ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, i cosiddetti Cavalieri Gerosolimitani, anche per la successiva destinazione della chiesa a sede della congrega dell'Immacolata. Non possiamo, tuttavia, escludere un'origine precedente, che retrodaterebbe l'epoca della costruzione della chiesa al periodo di Guido, figlio di Roberto, nominato dal padre duca di quella città.

Un altro aspetto da chiarire è l'oggetto della vendita: un casalino, ovvero quella che oggi potremmo definire un'area urbana o un quartiere, dove potevano esserci case e pertinenze di varia natura.

Ho tradotto il testo latino per capire lo stato dei luoghi e in che misura essi siano riconducibili all'assetto odierno.
...dalla parte orientale, in direzione della larghezza, a tre passi e due palmi limita con la pubblica piazza; a sud, in direzione della lunghezza dista quattro passi e due palmi e mezzo dalla via che divide esso casalino dalla chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, via sulla quale è consentito l'affaccio di una pergola. Detta via scende verso occidente e [piega] in direzione della sua larghezza; nel verso della lunghezza, a nord, alla distanza di sette passi e un palmo e mezzo c'è il casalino che ricevesti in cambio da noi e il casalino dotale di tua moglie.
Dalla descrizione si evince che l'area si trovava sul lato sinistro della piazza prospiciente la chiesa e che essa non era unica, in quanto a nord vi erano altre due aree edificate o edificabili. Il fatto che non vengano citati edifici fa supporre che non ve ne fossero, mentre è chiaro che dinanzi la chiesa esistesse una piazza. Grosso modo potremmo identificare i casalini nel loro insieme con la superficie oggi occupata dal palazzo Selvaggi e forse dagli altri edifici esistenti sul versante settentrionale.

Il documento è importante perché dice in maniera chiara che si stava definendo un assetto urbano in una zona che nei secoli seguenti sarà il centro più importante di San Marco, prendendo il toponimo di Piazza e definendo non solo l'area interessata, ma l'intero quartiere con le abitazioni laterali e sottostanti.



San Marco Argentano, 10/1/2023

Paolo Chiaselotti

Nella foto in alto la piazza Selvaggi (già piazza San Giovanni) con la chiesa di San Giovanni degli Amalfitani, oggi museo diocesano.
Dal Glossarium mediae et infimae latinitatis di C. du Cange (1610-1688), una risorsa unica per scoprire il significato di parole del latino medievale con le rispettive citazioni, leggiamo che casalinum era un'area all'interno di un castrum o castello che poteva avere uno o più edifici con eventuali pertinenze e si distingueva dal 'casale' che era una proprietà più estesa e principalmente con finalità agricole. Ad esempio il nostro 'casalicchio' era un casalinum. Talvolta in luogo di casalinum era usato con lo stesso significato il termine casalicium, da cui alcuni trassero la notizia che nel quartiere sottostante alla torre potesse esservi la casa di un tal Licio, console romano.

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