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L'ANTISTORIA



I ROMANI VISTI DAL GUISCARDO


miniatura di fine XV secolo
I cittadini di Roma sono pessimi e infidi, e sono e saranno sempre ingrati a Dio e ai suoi Santi dei benefici accumulati. Roma, un tempo chiamata caput mundi e salvezza dei peccatori, ora è divenuta covo di serpenti e antro di ogni nequizia.
Io, pertanto, distruggerò col ferro e col fuoco la tana dei ladroni, e annienterò i suoi schifosi ed empi abitatori.
I Romani hanno tentato protervamente di portare a termine la persecuzione, iniziata dai Giudei, contro il Vescovo. Non è forse vero che al pari dei Giudei che crocifissero Cristo, i Romani martirizzarono Pietro e Paolo, che eran parte di Lui? Che cosa dire di Lino e Cleto, Clemente e Alessandro, Sisto e Telesforo, Callisto et Urbano, Cornelio e Fabiano? Tutti questi vescovi si impegnarono nel prestare soccorso ai più deboli, e dai propri cittadini, che essi cercavano di salvare, furono ingratamente uccisi.
E che dire, ancora, di Sebastiano, che trafitto lo sospesero in catene nella fogna. Che dire di Lorenzo, che lo misero su una graticola e con le braci sotto lo arrostirono come un pesce? E di Ippolito, legato a due cavalli selvaggi che lo smembrarono? Che dire di Ermete, Tiburzio, Zenone, Valentino e degli altri santi, di cui abbiamo un'infinità di notizie? La tradizione dice, e le concomitanti opinioni di molti lo confermano, che l'intera Roma è bagnata del prezioso sangue dei martiri e nelle latrine dei Romani giacciono innumerevoli corpi di Santi. La stessa crudeltà che allora regnava nei pagani, ora infuria nei falsi cristiani che, in preda alla cupidigia, si alleano ai profani e sono appoggiati da folli eretici contro la Chiesa cattolica. Perciò non dev'esserci pietà alcuna verso di loro. Punirò gli empi col vindice gladio, metterò a fuoco la città sanguinaria e la riedificherò migliore, con l'aiuto di Dio, riempiendola di gente d'oltralpe. 1

Queste sono le parole che lo storico Orderico Vitale mette in bocca al Guiscardo, che le pronuncia dopo aver sottoposto Roma a incendi, devastazioni e saccheggi per liberare il papa Gregorio VII, fatto imprigionare dall'imperatore Enrico IV, dopo un altrettanto sanguinoso attacco alla città.
E se il papa non lo avesse fermato, gettandosi ai suoi piedi, piangendo e supplicandolo di non dar seguito alla sua terribile vendetta, oggi, come minimo, il nome della città eterna l'avremmo pronunciato con una erre arrotata. Alla francese.

Venendo a noi, se il nostro Guiscardo avesse trovato sull'arce una città tra le cui cinta fossero asserragliati i discendenti della pagana Argentanum romana, forse la sua reazione sarebbe stata simile a quella descritta da Orderico Vitale. Chissà come avrebbe apostrofato gli Argentanesi, eredi di coloro che avevano sulla coscienza l'uccisione di quattro martiri cristiani!
Invece non accadde, fortunatamente, perché qui trovò tanti bravi monaci greci, sparsi un po' dappertutto, dalla Matina, a Prato, a Malosa, a Santa Nicola, a Santo Lorenzo, ai luoghi Santi, a Santopoli, a Santa Vennere, a Santo Stefano, a Santo Marco, a Santo Jorio, a Sant'Andrea, a Sant'Onofrio, finanche in grotte e grotticelle 2, dediti alla preghiera e al lavoro, con i loro bravi coloni, e i più colti a tramandare orazioni e devozioni, e all'occorrenza testimonianze e tradizioni. 3
Pagò, gli bastò comprare ciò a cui maggiormente teneva, e tramite i suoi benedettini tuttofare, seppe integrare le comunità esistenti in una cristianità aedificata a fundamentis con sede alla Matina.

San Marco Argentano, 15 febbraio 2023

Paolo Chiaselotti

1 Traduzione del testo latino riportato in:
Orderici Vitalis Angligenæ, Coenobis Uticensis Monachi, "HISTORIÆ ECCLESIATICÆ" Libri Tredecim, ex veteri codicis uticensis collationem emendavit et suas animadversiontes adjecit AUGUSTUS LE PREVOST. Tomus Tertius, Parisiis, apud Julium Renuard et Socios, Gallicaæ Historiæ Societatis Bibliopolas, via dicta De Tournon n.6, 1845, digitalizzato da Google. (Ho preso in prestito dall'Ariosto, che mi perdonerà, la sua 'vindice spada' ... adattandola al contesto)
2 Numerose cavità naturali esistono a Prato, ma anche nell'attuale centro urbano erano e sono tuttora presenti sotto l'attuale Duomo, a Santo Jorio, alla Benedetta.
3 Uno storico scrupoloso, qual è don Tonino Caruso, nell'appendice 2 alla ristampa dei Santi Martiri Argentanesi di p. Francesco Russo a cura della Diocesi di S. Marco Argentano-Scalea, nell'analizzare il contenuto di un documento riguardante un contratto di compravendita, del 1088, di un terreno posto sopra il tempietto, allora esistente, di San Senatore tra i fiumi Fullone e Malosa, dà una spiegazione esauriente della presenza bizantina a distanza di vari anni dall'arrivo dei normanni, testimoniata dall'atto e dal suo compilatore, un presbitero bizantino di Cassano che svolgeva il ruolo di archivista a San Marco.

L'immagine in alto, tratta da Wikipedia (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/34/Investiturstreit.jpg), riguarda papa Gregorio VII, la scomunica all'imperatore Enrico IV, l'imprigionamento a Roma, la liberazione da parte di Roberto il Guiscardo, la morte.


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