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RUGGERO D'ALTAVILLA - Gli esordi. ![]() Maierato, Rocca Angitola - Ruderi di murature normanne
Ruggero d'Altavilla, oltre a Roberto il Guiscardo, è l'altro protagonista delle
"Gesta" narrate dal monaco Goffredo Malaterra. Ruggero era il fratello minore di Roberto
e il suo arrivo in Italia ricorda per taluni aspetti modi e tempi che segnarono l'arrivo di Roberto
e dei tanti giovani normanni che, recidendo d'un colpo quel 'cordone ombelicale' che li aveva
trattenuti in patria negli affetti familiari, partirono per quella terra, la Puglia, dove anni
prima erano giunti parenti e conoscenti.
È proprio questa l'immagine che Goffredo Malaterra ci dà del giovane Ruggero, introdotto al capitolo XIX del primo Libro e immediatamente dopo, buttandolo tra le braccia del fratello, ce lo descrive in tutto il suo giovanile splendore: bellissimo, alto, ben fatto, dall'eloquio facile, prudente e ponderato nelle decisioni, spiritoso e affabile, forte e bellicoso. Data l'età era anche presuntuoso e ambizioso e si circondava di altri giovani che la pensavano come lui. Messi da parte abbracci e presentazioni, Malaterra ci mostra immediatamente una 'messa in prova' del 'fratellino' da parte del Guiscardo: «Ora va' in Calabria, dove ti aspettano migliaia di nemici», avrà detto Roberto a Ruggero, dandogli appena sessanta cavalieri, «e fammi vedere cosa sei capace di fare». La 'messa in prova', ovviamente, non ci fu, in quanto, appena si sparse la voce che alcuni normanni si erano acquartierati sui monti del Vibonese, le migliaia di nemici di ogni città o castello della provincia e dell'intera valle delle Saline, terrorizzati, mandarono ambasciatori, promettendo e giurando di essere disposti a sottomettersi senza condizioni. Malaterra non lo dice, ma non è difficile immaginare che cosa abbia potuto pensare e dire, Ruggero, al suo esordio militare, della Calabria e dei calabresi. Il capitolo successivo, non ci crederete, spiega come fosse facile fare soldi in Calabria e il vantaggio di trasferirli in Puglia per farli fruttare. Insomma, la prima esperienza del bellicoso Ruggero fu quella di collettore di tangenti. Capisco che detta così la storia va a farsi fottere, ma ditemi voi se le parole usate dal cronista, e da me puntualmente trascritte qui sotto, non stiano ad indicare quanto ho appena detto. E così, soggiogato a suo piacimento per sé e per il fratello il territorio, trasferì al fratello in Puglia, tramite emissari, un bel po' del denaro ricevuto, incaricandoli di riferire l'esito dei suoi successi. Quindi presidiò di cavalieri armati la fortezza chiamata Nicefola, dotandola con estrema cura di torri e propugnacoli e rifornendola delle vettovaglie necessarie.1.Non aggiungo altro, se non la constatazione che il Malaterra, pur avendo l'obbiettivo di realizzare un'opera apologetica delle imprese di Ruggero e del Guiscardo, non ha oscurato o attenuato quegli aspetti meno gloriosi della loro vita, dimostrando di essere un cronista più affidabile di altri sotto il profilo storico. San Marco Argentano, 2 maggio 2025 Paolo Chiaselotti Notizie e testo tratti da
https://www.thelatinlibrary.com/malaterra.html
"De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis",
Libro I, capitoli XIX e XX
1 Sembra di rileggere le pagine riguardanti l'arrivo di Roberto a San Marco, con la differenza che la fortezza di Nicefola esisteva già e che Ruggero la rinforzò, rifornendola di viveri a sufficienza. La puntuale descrizione che il Malaterra fa degli eventi accaduti a Nicefola dovrebbe far riflettere su quanto, invece, lo storico riferiva nel caso di San Marco con l'arrivo del Guiscardo. Anche in quell'evento il suo racconto è ricco di particolari, ma non vi si legge nulla che faccia supporre la presenza di un preesistente castello e un suo rafforzamento. Per un confronto tra le due descrizioni trascrivo qui sotto i due testi
2 Questo il testo latino: "Sic, terra ad suam et fratris fidelitatem pro libito ordinata, plurimum pecuniae, quam acceperat, in Apuliam fratri per legatos misit, eventus suos, qualiter egerit, mandans. Ipse vero castrum, quod Nicefola dicitur, studiosissime turribus et propugnaculis firmans, armatis militibus munivit, omnibus, quae ad victum necessaria erant, sufficienter introductis. Guiscardus vero, pecunia, quae sibi a fratre directa est, accepta, et strenuitate eius agnita, plurimum gavisus est, eiusque colloquium desiderans, ut ad se venire acceleret, mandat. Ille, sex tantummodo militibus acceptis et reliquis ad tuendum castrum, quod fecerat, et provinciam premendam, ne fraudem praesumeret, relictis, in Apuliam ad fratrem venit. A quo, cum decenter fuisset susceptus, eventus suos alternatim conferentes, mutua collocutione laetati sunt." |
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