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![]() Una famiglia rom in una stampa del Cinquecento (British Museum)
Tonino Caruso ha inserito nella sua opera un'appendice documentaria che inizia dal 1578, facendoci conoscere una San Marco inedita in un periodo che attraversa due secoli. In particolare, ciò che mi ha colpito è la mancanza di rispetto verso la religione e le sue istituzioni sia da parte dei vari baroni che governavano i vari centri della diocesi e sia da parte di alcuni ecclesiastici. Dalle relazioni dei vescovi, inoltre, si rileva la situazione di scontro aperto e di sopraffazione da parte di alcuni personaggi del tempo. L'arcidiacono Vincenzo Frassia ci ha lasciato una testimonianza drammatica di alcuni dei problemi sopra descritti nel periodo in cui ricoprì la carica di vicario generale dal 1571 al 1575. Ne voglio citare due. Uno riguarda l'usurpazione di terreni di proprietà della chiesa da parte di Pietro Antonio Gonzaga. Detti terreni facevano parte del territorio chiamato corso o corso di San Lorenzo, sulla sinistra del Fullone, dal Fiego fino a Scarniglia-Valle Sala. L'usurpazione fu fatta cessare dal braccio secolare che ordinò il ripristino dell'originaria appartenenza con l'applicazione di una pena che prevedeva la 'rottura dell'aratra', ovvero dello strumento che simbolicamente e di fatto determinava con un solco i nuovi confini di una proprietà. L'azione fu accompagnata dalla scomunica del Gonzaga e dei suoi coloni per tutto il periodo dell'indebita appropriazione. L'altro episodio riguarda, invece, le prepotenze e le provocazioni di un personaggio di cui non viene fatto il nome che, avendo indossato l'abito ecclesiastico, si rivelò un delinquente, autore di vari omicidi assieme ad una comitiva di fuorusciti. Scoperto e scomunicato, assunse un atteggiamento provocatorio e prepotente, passeggiando armato assieme ai suoi seguaci davanti all'episcopio, in presenza dello stesso vescovo, o entrando allo stesso modo in chiesa durante le funzioni religiose. L'arcidiacono nella sua relazione lo definisce un ferrantazo greco, una voce di difficile interpretazione, probabilmente scritta nel dialetto del tempo e forse derivante dal ferentarius, il soldato degli eserciti romani con funzione di provocatore e primo assalitore, ma anche con compiti servili. Il ferrantazo fu catturato e, pur non avendo confessato le sue colpe in due torture ordinate dal tribunale, fu condannato al carcere a vita. L'appellativo etnico fa supporre che doveva appartenere a quel ceppo albanese che, in seguito alle invasioni turche, si era spostato in Grecia e che formò l'etnia degli arbërorë o arvaniti (αρβανίτες in greco). Giunti in Italia, pur essendo di origine albanese, erano detti greci per la loro provenienza. Nella relazione l'arcidiacono Frassia, nell'evidenziare e condannare alcune inosservanze delle norme ecclesiastiche da parte del clero greco-albanese, distingue i due gruppi etnici, facendo capire che si trattava di due differenti comunità. Non saprei dire, tuttavia, se esse abitassero in luoghi diversi. Non escluderei che entrambi i gruppi, arbëreshë e arbërorë abbiano occupato territori originariamente abitati dalle popolazioni slave presenti al tempo del dominio bizantino-normanno. Paolo Chiaselotti S. Marco Argentano, 5.11.2025
Note
Un quartiere di Lametia prende il nome di Ferrantazzo. Trattandosi di un quartiere tradizionalmente abitato da popolazioni rom si potrebbe pensare ad un etimo legato alla raccolta, commercio e lavorazione del ferro. Non saprei dire se il "ferrantazo greco" possa collegarsi allo stesso etimo. Anche l'etimologia ferentarius da me citata trova una corrispondenza nel nome di un quartiere di Bucarest detto Ferentari. La presenza di famiglie rom a San Marco nel secolo successivo alla relazione dell'arcidiacono Vincenzo Frassia è attestata dal cognome Zingaro (anche nelle varianti di Zangune e Zingone), capofamiglia mastro Pietro Antonio e moglie Gamilla (sic) Molina, e da un tale Francesco Zingarello di Bisignano, che compaiono nei registri di battesimo della diocesi. Il cognome del pittore Pietro Negroni, che Domenico Martire vuole sia nato a San Marco nel quartiere Tribulisi, e il soprannome di Zingarello fanno supporre origini rom. |
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