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CHIESA E CONVENTO DELLA RIFORMA NEL SETTECENTO.
![]() Particolare di una tela del XVIII secolo raffigurante
San Francesco d'Assisi e sullo sfondo la chiesa e il convento della Riforma
Il quadro, di cui ho riportato il particolare che ci interessa, è collocato sull'ultimo altarino
sul lato destro della navata. Oltre al suo valore artistico-religioso, il dipinto è un prezioso
documento del tempo in quanto ci mostra com'era il complesso monastico nel XVIII secolo.
Intanto, giusto per smentire coloro che affermano che il convento fino agli anni Cinquanta del Novecento aveva solo il piano terra, come si può chiaramente vedere esisteva già all'epoca il piano superiore. L'atrio d'ingresso era privo di fornici o finestroni, che furono aperti successivamente: uno nell'Ottocento e l'altro per creare un prospetto simmetrico negli anni Sessanta del secolo scorso. La parte emergente della chiesa con frontone monocuspidato aveva due finestre, le stesse che esistono attualmente. Esisteva anche allora l'arco cosiddetto della Riforma che rappresentava una delle porte di accesso alla città. L'arco era privo di sbarramenti, ma era presidiato in occasione di epidemie. Il convento, come ho detto, era a due piani e nel prospetto si scorge la finestrella che dà nella cappella di Sant'Antonio e una sorta di 'baldacchino', ovvero una pensilina, antistante la porta d'ingresso del convento, sorretta da due colonne, probabilmente in legno, poggianti su due pilastri. Prossimo ad esso c'è un lungo muro ad angolo, con una porticina che immette nell'orto del convento, attualmente il giardino pubblico comunale con la cappella della Benedetta. Unito al convento si vede un corpo edilizio più basso, con aperture nella parte superiore, che un tempo si affacciava, quasi un fortilizio, sul declivio sottostante. Oggi al posto di esso vi è un porticato scoperto caratterizzato da arcate e merlature su due lati e da ampie scalinate di accesso, costruito anch'esso negli anni Sessanta del secolo XX. Sullo sfondo si vede il campanile a vela, all'epoca sormontato da tre pinnacoli. Non so chi sia l'autore del quadro. Il catalogo del Beni Culturali lo registra come opera isolata del XVIII secolo. San Marco Argentano, 5 giugno 2025 Paolo Chiaselotti |
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