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LA STORIA LE STORIE DELL'ARTE


I MONUMENTI. IL CULO DELLA TORRE.


Il culo della torre Molti lettori sanno che il termine culo riferito ad un qualsiasi manufatto significa il fondo, la parte più bassa, ma sanno anche che la stessa parola è comunemente usata per indicare la parte posteriore del nostro corpo, per cui immagino che, di fronte ad un titolo che accosta quest'ultima al nostro monumento nazionale, si siano sentiti offesi in quanto sammarchesi e forse alcuni infastiditi dal tono irriverente.
Non voglio discutere sull'opportunità della mia scelta, che se non fosse libera sarebbe ripetizione di cose dette, ma sul fatto che la nostra torre avesse un buco da cui uscivano le feci. Intendo dire che la nostra torre aveva le latrine, una condotta fognaria e che contrariamente a quanto avveniva nel medioevo non si svuotava il contenuto dei vasi da notte dalle finestre.

Mi rendo conto che uno storico dell'arte, e a maggior ragione uno storico di belle arti, non si occuperà mai di argomenti di questo genere, visto che i bisogni umani non rientrano nel campo delle indagini storiografiche (figuriamoci i canoni estetici). Eppure il fatto che in tre stanze della torre, quelle che, ad insaputa degli originari abitatori, saranno definite sala delle armi, sala del principe, sala delle udienze, vi fossero tre angusti locali adibiti a 'recessi', dove l'uomo in arme, il cortigiano, il principe e la consorte potevano attendere alle proprie necessità corporali, non è argomento che possa passare sotto silenzio.

Voi che ne pensate? Si tratta di sciocchezze? oppure, paragonando quei tempi ai nostri, tutte le attenzioni che noi poniamo nella costruzione e nella manutenzione dei servizi igienici, furono fonte di occupazione e preoccupazione anche per quei rudi guerrieri normanni? Sciocchezze, dirà qualcuno, dimenticando le ambasce generate da uno scarico intasato e rifiutandosi di prendere in considerazione il fatto che anche i normanni si nutrivano come e forse più di noi.

Un altro aspetto di questo futile argomento è il seguente: dove finivano i residui alimentari di cotanti poderosi individui?
Dopo aver percorso un interstizio murario opportunamente sfalsato affinchè nessuno degli occupanti potesse essere sfiorato dai lasciti del condomino del piano superiore, l'insieme delle feci (ma anche i rifiuti di tavola e cucina) veniva evacuato dalla torre attraverso un buco (vedi foto) che sfociava diritto sul piano del rivellino.
Il culo della torre Oggi le latrine non sono in uso, ma solo aperte alla curiosità dei visitatori, ai quali vengono presentate come generiche 'caditoie', ma quando furono costruite rappresentarono, senz'altro, un'eccezionale innovazione igienico-sanitaria, che avrebbe trovato la sua applicazione alle case del borgo solo dopo vari secoli.
Quanti? Poichè ritengo che la torre, con le sue latrine, la scala elicoidale, i camini, l'accesso ad alcune decine di metri dal suolo ecc. ecc. risalga al XV secolo, direi cinque secoli, cioè quando agli inizi del Novecento le case ebbero i primi allacci idrici e fognari. Altri potrebbero dire che anche queste opere di ingegneria idraulica furono realizzate dal Guiscardo, per cui i secoli sarebbero nove. Mi chiedo: possibile che nessuno abbia mai esplorato questo condotto, come è avvenuto per la fontana normanna, al fine di stabilire con certezza la sua datazione?

Un'altra 'sciocchezza' riguardante questo condotto è se ci fosse anche l'acqua di scarico. Certo, si trattava di un secondo interstizio murario, che portava l'acqua piovana proveniente dal terrazzo attraverso la condotta, provvedendo alla sua pulizia. Dove finiva il tutto?
Usciti dal foro di cui ho parlato, tutti i rifiuti finivano in un vuoto praticato sul piano del rivellino e da qui, lungo il declivio naturale esistente sotto la motta, nel canale tra la torretta vecchia e la Giudeca e quindi nel vallone sottostante.

Qualcuno mi ha chiesto se sia opportuno dire ai visitatori che la torre fosse dotata fin dalla sua costruzione di servizi igienici. Direi che non solo è opportuno, ma utile, al fine di caratterizzare il nostro monumento nazionale come opera 'unica' nel suo genere, sia per questa che per le altre soluzioni tecniche.
A me risulta difficile immaginare che un guerriero normanno, appena arrivato, si sia preoccupato come prima cosa di realizzare una casa-torre con tutti i comfort per sè, per la moglie, per i figli, per camerieri e armigeri, essendo io più propenso a credere che simili agi appartengano ad epoche posteriori, però potrebbe trattarsi di un limite della mia fantasia o di conoscenze storiche non sufficientemente approfondite, motivo per cui gradirei un aiuto.


San Marco Argentano, 8 giugno 2023

Paolo Chiaselotti

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