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LA STORIA LE STORIE DELL'ARTE


LA FONTANA " DEL MAESTRO EDUARDO BRUNO".

Credo, senza esagerare, che la fontana di Santomarco (o di Sichelgaita come viene oggi chiamata) sia divenuta uno dei monumenti del genere più noti, non solo a San Marco Argentano, ma anche in altre regioni del meridione, almeno stando alle pubblicazioni che ho potuto trovare sulle pagine Internet.
Aggiungo:
anche una delle più belle fontane in stile rinascimentale presenti in Calabria e, a quanto mi risulta, unica per la presenza di protomi femmminili, collocate molto al di sopra delle bocche leonine da cui esce l'acqua. Esse rappresentano, senz'altro, l'aspetto più originale, in quanto nelle altre fontane non vi sono busti muliebri a seno scoperto, forse per fini apotropaici, ma senza dubbio con funzione decorativa.
Le sculture non sono di fattura eccelsa, tuttavia hanno un certo fascino e inducono a porsi vari interrogativi su funzione, aspetto e identità. Soprattutto, però, le protomi (non sono cariatidi) unitamente alla leonessa nello stemma, danno alla fontana una connotazione tutta al femminile. Questo aspetto è importante per quanto sto per dire.

Lo scultore Eduardo Bruno ha fatto più di quanto l'autore avrebbe potuto immaginare: ha dato un nome alle tre donne, chiamando la prima a destra Alberada, o la smorfiosa, per l'atto di mostrare la lingua alla sua rivale Sichelgaita, rispettivamente prima e seconda moglie di Roberto il Guiscardo, e quella centrale la Virtù.
Non è dimostrato che le figure femminili raffigurino realmente Alberada e Sichelgaita, trattandosi di un'attribuzione fondata solo ed esclusivamente sul fatto che Roberto il Guiscardo, fondatore a tutti gli effetti di San Marco, ebbe due mogli: la prima, nota per essere la madre di Marco Boemondo, nato proprio a San Marco Argentano, la seconda per il ruolo decisivo avuto nell'ascesa militare e politica del Guiscardo.
A seguito di queste attribuzioni, soprattutto la figura di Sichelgaita ha avuto una fortuna insperata, soppiantando l'originario nome dell'intestatario della fontana, nientemeno che il patrono della città, l'evangelista Marco, e sostituendolo con il proprio nome.
Oggi, dovunque, su Internet, su opuscoli e pubblicazioni, anche religiose, il nome della fontana è legato alla principessa longobarda e la fontana, di conseguenza, da memoria del passaggio dell'evangelista Marco e del battesimo dei Martiri argentanesi, è diventata un'opera civile normanna, voluta dal Guiscardo a beneficio dei suoi sudditi.
A tale erronea attribuzione storica ha contribuito senz'altro l'identificazione dei due busti femminili con le predette spose del Guiscardo, ma anche, a quanto pare, una 'esplorazione' occasionale dello stesso scultore Bruno nella galleria in cui scorre l'acqua che alimenta la fontana. Va detto, tuttavia, ad onor del vero, che nessuna delle predette trovate è stata confermata da una dichiarazione ufficiale dello scultore, come richiesto in caso di attestazioni storiche di qualsiasi genere, quanto piuttosto da un utilizzo improprio e direi arbitrario, da parte dell'ente proprietario, il Comune, di semplici e disinvolte chiacchierate tra amici di cui io stesso sono stato testimone. La prova di quanto affermo sta nel fatto che lo scultore Bruno ha sempre sottoscritto le proprie affermazioni, anche su questioni storiche opinabili o controverse, ma non l'attribuzione della fontana a Roberto il Guiscardo !
La valorizzazione del manufatto non va, pertanto, attribuita alle predette suggestioni, impropriamente divulgate, ma è dovuto ad una riduzione dall'originario prospetto barocco ad una forma rinascimentale, ottenuta mediante l'eliminazione di una terminazione curvilinea della fontana e di un nicchia delimitata da due volute entrambe di stile barocco. La struttura lineare che ne è derivata fa risaltare lesène, trabeazione e protomi. Possiamo dire che, di fatto, lo scultore Bruno non fu il restauratore di questa fontana, ma soprattutto l'esteta di una nuovo risultato stilistico, come ho sintetizzato nel titolo.
È indubbio che, a seguito di quanto sopra esposto, quella che un tempo era una semplice struttura da cui attingere l'acqua da due buchi praticati sulla parete intonacata e dove gli animali da soma potevano abbeverarsi nella vasca laterale -trasformata poi in aggraziato sedile litico- sia diventata un prezioso monumento storico.
È lo stesso scultore Bruno a ricordarlo, visto che egli operò direttamente e manualmente sul complesso architettonico, compresa ambientazione e visibilià nel contesto del percorso viario. È recente un suo acceso e appassionato intervento pubblico nel corso di lavori di rifacimento del manto stradale, affinchè fosse realizzato un maggior distacco visuale e stilistico dal monumento.

Credo di aver detto quanto risponde pienamente alla realtà e di non aver alterato nulla con considerazioni personali. Voglio, tuttavia, ancora sottolineare che gli elementi architettonici consistenti in lesène, trabeazione, protomi, e il bassorilievo sul frontone, sono tutte parti originali del monumento e che sono esse, unitamente all'aggiunta di manufatti in pietra di San Lucido e di protomi leonine in ghisa, volute dal maestro Bruno, a conferire l'aspetto elegante e suggestivo alla fontana.
A questo punto credo che vada necessariamente cambiata l'indicazione didascalica posta a lato della bella fontana, perché palesemente inadatta ed erronea. Al posto di fontana normanna, di cui non ha nessun, dico nessun, richiamo, andrebbe posta la dicitura che l'ha contraddistinta fin dalla sua origine: fontana di Santomarco, con l'aggiunta del secolo (io reputo il XVIII) e l'indicazione: " Opera restaurata e valorizzata nel 1979 dallo scultore Eduardo Bruno".

Non c'è nulla di più bello della verità e ritengo giusto e doveroso attribuire il merito a chi si è speso e ha fatto di tutto per valorizzare una fontana, togliendo quella attribuzione ad un periodo normanno di cui non esiste alcuna traccia, stilistica o documentale, riconducibile a quell'epoca.
Il fatto, poi, che lo scultore Eduardo Bruno abbia voluto identificare le protomi femminili con le due mogli del Guiscardo non rappresenta, a mio giudizio, alcuna alterazione di una realtà storica, da tutti ignorata (sarei curioso che altri mi dicessero chi sono o cosa rappresentano), ma l'opinione, condivisibile o meno, di un artista, la quale può ben essere presentata come colore aggiuntivo di storia locale. Io stesso, quando spiego a qualcuno come nacque questa fontana, aggiungo sempre: «Lo scultore Eduardo Bruno, che ha restaurato e abbellito la fontana, ha voluto vedere nelle due figure laterali le mogli del Guiscardo e al centro l'allegoria della Virtù». Un'affermazione, credo, lineare, pulita e corretta.

Aggiungo di più: a San Marco non c'era alcuna tradizione scultorea, prova ne siano i profili 'raccapriccianti' scolpiti sul portale della chiesa di Santa Caterina. Il primo ad aver dato vita a sculture degne di questo nome a San Marco -e non solo!- è stato il maestro Eduardo Bruno, di cui la città conserva un prezioso pannello bronzeo nella sala consiliare, per cui valorizzare una fontana rientrava nelle sue indubitabili competenze.
E con questo credo di aver reso giustizia ad una verità storica e al merito professionale finora negato o sottaciuto di aver valorizzato la fontana, non per gli aspetti storici, ma per l'intervento estetico.

San Marco Argentano, 6 settembre 2022

Paolo Chiaselotti