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INIZIAMO IL GIRO DELLA RIFORMA ....
Non per essere originale a tutti i costi, ma per esserlo volutamente a costo zero,
illustrerò la storia della chiesa, cosiddetta della Riforma, partendo dalla
foto a lato che ho scattato per questa occasione.
Ho immaginato di dover spiegare ad un turista la storia di questo edificio religioso in maniera non convenzionale, cioè iniziando da un'opera recentissima e non dalle opere antiche, a noi care, che si trovano al suo interno. Mi riferisco ad una tela sul soffitto dipinta alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso da un pittore di Roggiano Gravina, il prof. Mario Battendieri. Il titolo dell'opera è il "Miracolo delle noci", tratto dai Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e precisamente dal racconto che fra Galdino, un monaco converso dell'ordine dei Cappuccini, fa a Suor Agnese, madre di Lucia, protagonista del romanzo. Il monaco narra cosa accadde due secoli prima in Romagna ad un suo confratello, padre Macario, mentre percorreva il territorio per la questua a sostegno del convento. Vedendo abbattere un vecchio albero di noci, fermò i contadini, dicendo che da quella pianta ormai avvizzita ci sarebbe stato una miracoloso risveglio e, di tale misura, che i frutti avrebbero superato il numero delle foglie. Il padrone dell'albero fece interrompere l'abbattimento e promise metà del raccolto al frate cappuccino. La morte, però gli impedì di mantenere la promessa. Il figlio, quando fra Macario gli disse qual era stata la volontà del padre, lo cacciò via. A disprezzo di ogni memoria e generosità, si vantò con gli amici dell'incredibile fruttificazione del vecchio albero, ma quando volle mostrare loro orgogliosamente il prodigioso raccolto non apparve altro che un enorme mucchio di foglie secche. La voce si sparse e tutti i fedeli, per riparare alla promessa non mantenuta e alle mancate entrate del convento, fecero a gara nel donare le proprie noci. La quantità fu tale che il converso addetto alla questua dovette far ricorso ad un asino, donato da un benefattore, per portare al convento le tante noci ricevute. Il quadro raffigura quest'ultimo passaggio del racconto, ambientato, ma cronologicamente differito, davanti all'ingresso della chiesa della Riforma. Si vede il frate, di spalle, che ritorna dalla questua con l'asino carico di noci, tenuto da un inserviente laico. Sulle scale, ad attenderli, ci sono il padre guardiano e un confratello. Sul lato sinistro del quadro, due figure, un santo francescano e un ragazzino con un saio più chiaro, non trovano corrispondenti nel racconto manzoniano. Pur essendo una figura di secondo piano, la posizione e il gesto del fraticello spiegano il motivo reale per cui il padre guardiano si trovi sulle scale. Il giovane presenta alla figura con l'aureola il priore del convento e costui, con le braccia aperte in segno di accoglienza, scende dalle scale, in direzione del santo. Un monaco, immobile, in cima alle scale, con le mani nascoste entro le ampie maniche, solo apparentemente marginale, chiude la scena. Passiamo ora a dare un nome a questi personaggi che appartengono ad epoche diverse. Iniziamo le presentazioni con quel ragazzino messo apposta col compito di presentare il priore al santo. Questo privilegio gli è concesso per il fatto di essere il futuro san Francesco da Paola, quando ancora giovinetto fu mandato al convento dei frati minori con l'incarico di servirli. Nel nostro convento fece i primi passi vocazionali, tra i quali due 'semplici' azioni miracolose. Il giovane presenta a Sant'Antonio di Padova padre Giacomo, il priore del convento di San Marco, che è il committente del quadro e di tutta una serie di lavori di cui scriverò in seguito. Prima di passare all'identità degli altri personaggi, notiamo il 'giro' che formano le mani aperte dei primi tre, quasi a voler racchiudere uno spazio personale, che lascia fuori gli altri tre, ovvero il monaco in cima alla scala, l'aiutante in procinto di alleggerire l'asino della sua soma, il monaco cappuccino addetto alla questua rivolto di spalle. Chi sono? Solo due di loro sono i protagonisti del racconto di fra Galdino, forse solo il monaco della questua, perché il laico che si accosta all'asino potrebbe essere colui che nel raccontò lo donò per facilitare il trasporto delle innumerevoli noci, ma potrebbe essere benissimo un aiutante dei monaci. Resta da definire il 'misterioso' e taciturno frate in cima alle scale. Si chiamava padre Teodosio ed era, non solo confratello, ma fratello del padre guardiano. Come avrete notato il miracolo delle noci narrato nei Promessi Sposi si riduce al solo frate questuante e al suo asinello, tutto il resto è un'aggiunta arbitraria. E i due piccoli sacchi ai piedi del santo? Sono l'elemento unificante della scena che vi ho illustrato. Dobbiamo immaginare che padre Giacomo li farà riempire con le noci che Fra Galdino si appresta a far scaricare, in un atto simbolico di generosità che non ha limiti temporali e ci ricorda che ciò che abbiamo dato ritorna nuovamente a noi. In una prossima puntata il lettore scoprirà perché ho voluto iniziare la storia della chiesa con i suoi capolavori partendo da questo quadro. Sarà una vera sorpresa. San Marco Argentano, 11.8.2025 Paolo Chiaselotti |
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