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LA STORIA LE STORIE DELL'ARTE


DUE TORRI A CONFRONTO.

Torre campanaria normanna     Torre Sanseverino

La torre campanaria e la torre: la prima esisteva alla data del 1100, l'altra esisteva già? ...

Entrambe le costruzioni sopra raffigurate sono torri e la loro funzione originaria era di avvistamento e di allarme. In seguito la torre fu accostata o unita ad edifici religiosi assumendo la nuova funzione di avviso della celebrazione dei riti e assumendo il nome di torre campanaria o campanile.
Ho accostato le due immagini perché anche chi non è esperto di architettura medievale possa opportunamente valutare la complessità della torre vera e propria rispetto alla torre campanaria.
La torre campanaria, nella foto a sinistra, era staccata dalla chiesa di San Nicola, la cui presenza è documentata nel 1100.
La struttura di questo manufatto era relativamente semplice: una costruzione a pianta quadrata che si sviluppava in altezza su una piccola porzione di terreno.
Da un punto di vista costruttivo poteva benissimo essere vuota al suo interno, non avendo altra funzione se non quella di sorreggere la campana e propagare il suono dall'alto perché giungesse più lontano. Se questo era il fine bastava una corda tirata dal basso, come avveniva nella maggior parte dei casi. Nessun problema di vivibilità imponeva accorgimenti particolari. Solai in legno e scale ad essi appoggiate consentivano di accedere fino in cima per riparazioni e altri motivi pratici. Anche le finestre erano aperture che gradualmente diventavano più ampie alleggerendo il peso dei piani superiori fino agli enormi vuoti in corrispondenza della campana, per una maggiore percezione del suono all'esterno.

La struttura edilizia della torre, invece, aveva lo scopo di proteggere il territorio circostante mediante avvistamento ed era, pertanto, una struttura strategica di carattere militare.
L'esterno doveva limitare al massimo ogni possibilità di aggressione. Per tale motivo non aveva grandi finestre e veniva separato, come un isola, dalla superficie su cui si ergeva, mediante accorgimenti diversi: un profondo fossato o una passerella retrattile. La sua collocazione su alture naturali o artificiali ne aumentava altezza e isolamento. La sua funzione di difesa diretta del territorio era pressocché nulla, limitata all'allarme ad una popolazione. Questa doveva essere protetta da palizzate, mura, ecc., in grado di reggere l'onda d'urto dei nemici. Al contrario del castello, la torre non aveva possibilità di aprire le proprie porte a popolazione indifesa che abitava all'esterno. La torre, in caso di attacco nemico, era utile unicamente a chi vi abitava, nel senso che avrebbe potuto resistere ad un assalto prolungato. Come leggiamo dalle cronache dell'epoca, su castelli e torri conquistate veniva issato lo stenderdo del vincitore, perché potesse essere visto da alleati e nemici.
Nel corso degli anni, ad iniziare da Federico II, torri e castelli, diventano uno 'status simbol', ovvero una sorta di avviso, ben visibile in lontananza, del tipo: attenti al cane e al suo padrone!
La costruzione di tali manufatti murari, al contrario delle fortificazioni in legno che avevano un carattere di urgenza e provvisorietà, richiedevano competenze non solo di edilizia generica, ma di arti belliche, per cui se per una torre campanaria potevano bastare un capomastro, qualche carpentiere, muratori, manovali e servi, per una torre militare (per non parlare di un castello) era necessario un architetto in grado di progettare e realizzare l'insieme delle opere a partire dalle impalcature e dalle macchine.
Il fatto che nel Rinascimento le fortezze fossero affidate a 'geni' come Leonardo ne è una prova.
Essendo abitata da un certo numero di persone in modo stabile, il suo interno doveva rispondere a molteplici necessità di vita quotidiana.
Nel caso della torre di San Marco, un'arte così raffinata, attuata fin dal 1048 per merito di un brigante occupato, con il suo seguito di pochi cavalieri e molti soldati appiedati (gli sclavi), a procurarsi il cibo per sfamarsi, appare inspiegabile sotto ogni aspetto.
Quel complesso richiedeva competenze, tecniche e tempi di esecuzione, ma soprattutto non serviva al condottiero che, come testimonia Guglielmo di Puglia, abitava entro padiglioni o capanne messi in piedi all'occorrenza.
Ho inserito qui sotto, giusto a titolo di esempio, alcuni disegni che mi sono dilettato a fare per rendere più evidenti i problemi tecnici e strutturali di cui sto parlando.

sezioni torre

Attraverso di essi ho cercato di raffigurare le complicazioni che derivavano da una simile struttura, concepita come una serie di cilindri sovrapposti (le stanze), circondati da altri due cilindri entro i quali si sviluppava la scala a chiocciola (disegno C). In questo sviluppo circolare bisognava tener conto delle finestre nelle scale, ricavate nel cilindro esterno, delle finestre nelle stanze che occupavano l'intero spessore murario, dei camini, delle condotte delle latrine (disegno B) agendo in modo tale che nessuno di essi fosse di ostacolo all'altro e soprattutto alla scala che si avvolgeva a spirale tra stanze e muro esterno.
Ho cercato poi di sezionare una porzione immaginaria di una struttura di questo genere (disegno A), incontrando serie difficoltà nel mettere insieme un pur minimo quadro d'insieme, nonostante abbia una discreta capacità di raffigurarmi una visione tridimensionale.

Dobbiamo concludere che ove mai Roberto il Guiscardo avesse posto, come suo dirsi, la 'prima pietra' della torre, la realizzazione di essa spetta ad altri, venuti molti anni dopo di lui. Quanti anni dopo? Io ritengo che essa, come oggi ci appare, sia databile tra la fine del XIV secolo e gli inizi del successivo, e sia da attribuire a quel Ruggero Sanseverino che ebbe il primo titolo di duca di San Marco e che sposò Covella Ruffo di Calabria. A conferma di ciò vi sono i successivi passaggi alle famiglie Orsini e Caetani, entrambe legate da matrimoni con i Sanseverino.
Se qualcuno mi dimostrasse che la torre esisteva ancor prima, con la stessa o con diversa struttura, ascolterei volentieri e con piacere le sue ragioni.

San Marco Argentano, 21 settembre 2023

Paolo Chiaselotti


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