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LA PETIZIONE AL DUCE. IL CANTONIERE
di Roberto Salerno

Una storia dei primi anni del fascismo in una contrada del comune di San Martino di Finita,
dal racconto orale di mio nonno, Amedeo De Biase.


nonno Amedeo ferra la cavalla Mio nonno che abitava in contrada Falerna aveva un frantoio, di quelli davvero antichi, due macine, due grosse ruote di pietra fatte girare con un asse legato ad una giumenta. Tra i vari 'clienti' del nonno c'era un contadino che abitava nei dintorni, reduce della grande guerra come nonno Amedeo. Non ha mai cessato di raccontare un episodio che a sua volta il nonno, dalla memoria prodigiosa nel ricordo anche delle singole parole, ha sempre ripetuto a fiigli e nipoti. Questo contadino, a cui per comodità di esposizione diamo il nome di Raffaele, raccontava sempre che si era ritrovato in guerra ad esser presente -febbraio 1917- mentre Mussolini restava ferito dallo scoppio di una granata austriaca. Il fante Raffaele si trovava nei pressi, vide il commilitone cadere a terra e lo soccorse, se lo caricò sulle spalle e lo portò in luogo sicuro dove gli fornirono l'assistenza necessaria.
Fu cosi che, dopo il 1922, andato al potere Mussolini, Raffaele che non sapeva leggere e scrivere rivolse al nonno un'insolita richiesta, quella di scrivere una lettera al Duce. Detto fatto; il nonno dalla lucida memoria ricordava parola per parola quello che scrisse, tanto che oggi io, che sono suo nipote ed ho ascoltato quel racconto un'infinità di volte, posso trascriverlo. Inoltre, avendo fatto per diversi anni il brigadiere della Guardia di Finanza a Trieste (si autodefiniva sergente di finanza) sapeva bene le parole da usare, retorica compresa.

A sua Eccellenza Benito Mussolini, palazzo Venezia, Roma
Eccellenza Illustrissima, mi chiamo Raffaele C. e sono stato vostro commilitone nella grande guerra vinta vittoriosamente dal nostro glorioso esercito. Io sono quel soldato, bersagliere, che quando Voi foste ferito da una vile arma nemica, vi portò sulle spalle fin nelle retrovie per essere adeguatamente assistito.
Io, egregio Duce, vivo del lavoro di un piccolo pezzo di terra, ho moglie e due figli che vorrei far studiare, ma purtroppo con il mio terreno non riesco a far fronte alle necessità familiari. È per tale motivo che ho pensato di chiedere a Voi, capo del fascismo e guida suprema della Nazione, se potete farmi ottenere un lavoro stabile e regolarmente retribuito.
Ringraziandovi in anticipo porgo ossequiosi saluti.
Vostro commilitone
Raffaele C.
Il nonno firmò per lui la missiva e gliela consegnò. L'uomo spedì la lettera ma non dall'ufficio postale del paese, dove avrebbe potuto suscitare strane curiosità, preferì andare addirittura in città col treno per spedirla .
Passavano i giorni e Raffaele aspettava con sempre più ansia. Non passò però molto tempo che una mattina il postino bussò alla porta di casa per consegnare una lettera. L'uomo mise la lettera in tasca , montò sulla sua giumenta e corse dal nonno per fargli leggere la lettera appena ricevuto. Era scritta su carta intestata in alto a sinistra "Palazzo Chigi, presidenza del consiglio dei ministri".
Così nonno Amedeo cominciò a leggere:
Camerata Raffaele , certamente mi ricordo di te che mi hai tratto in salvo.
La Patria non si dimentica dei combattenti e dei suoi figli migliori. Fammi sapere a stretto giro di posta quale lavoro vorresti svolgere e io darò immediate disposizioni in merito.
F.to Benito Mussolini
Raffaele cominciò a saltare dalla sedia per la gioia e non perse tempo. «Amede' allora gli scriviamo subito una risposta.» Il nonno riprese carta, penna e calamaio e gli chiese: «Allora hai già in mente il lavoro che vuoi chiedere al duce?» Raffaele non ebbe esitazioni: «Sì, il lavoro di cantoniere sulla strada nazionale, che non è lontano dal mio terreno.»
«Bene, allora procedo» disse il nonno.
Eccellenza illustrissima , ho ricevuto la vostra gradita lettera di risposta alla mia richiesta e vi ringrazio infinitamente.
Se siete disposto a venire incontro alla mia richiesta di lavoro, vi chiederei cortesemente di poter avere un posto di cantoniere nella strada nazionale 19 in prossimità del tratto tra Mongrassano scalo e Tarsia.
Con i più vivi ringraziamenti, saluti fascisti.
Vostro devotissimo commilitone del 4° battaglione fanteria
Raffaele C.
Fece lo stesso tragitto per spedire al più presto la lettera al Duce e restò nell'attesa, che fu più breve della volta precedente.
Arrivò la lettera da Roma. Stesso tragitto dal nonno che a quel punto era l'unico depositario di tale segreto, ma Rafffaele sapeva che poteva contare sulla sua discrezione.
La nuova lettera suonava pressappoco così:
Caro Camerata Raffaele,
ho il piacere di comunicarti che ho dato diposizione al Ministero dell'Interno di ordinare alla Prefettura di Cosenza che ti venga assegnato in tempi rapidi il posto di cantoniere nella zona da te richiesta.
Seguiva firma autografa Benito Mussolini

Non credeva alle sue orecchie il poveruomo, ma che era vero lo scoprì pochi giorni dopo perché gli arrivò un telegramma dalla prefettura dove veniva convocato per il tal giorno alla tal ora.

Raffaele mantenne il posto di cantoniere fino alla pensione. Nel frattempo c'era stata la guerra, il figlio grande, che era stato mandato su fronte greco a a spezzare le reni alla Grecia, aveva fatto ritorno a casa soltanto con un infortunio a un ginocchio. L'altro figlio lavorava nel podere. Nessuno dei due volle andar avanti con gli studi . Cadde il fascismo, poi anche la monarchia. Il cantoniere, che alloggiava anche in una casa dal tipico colore amaranto sulla strada statale 19 continuò in agiatezza la sua vita e non fece mai cenno a nessuno di quello scambio di lettere col Duce, segreto di cui era depositario soltanto mio nonno Amedeo, ex sergente di finanza.

Gli storici hanno ricostruito che il Duce subì in realtà una lieve ferita durante la grande guerra e che al governo e allo stato maggiore del ministero della guerra era più utile che tornasse a scrivere sul suo giornale a sostegno della guerra. Il servizio militare al fronte, quindi, il Duce lo svolse solo per pochi giorni, quanto bastò a un contadino calabrese per "guadagnarsi" un tanto ambito posto stabile di cantoniere.

Nota: Della vicenda del ferimento in guerra del duce si trova riferimento in un ampio articolo del Corriere della Sera, trovato casualmente in rete (clicca qui).

Firenze, 8 agosto 2023

Roberto Salerno

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