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"Con la presente comunicazione il provveditore agli studi, d'intesa
con la regia prefettura e il comando militare alleato ivi insediato, conferisce alla S.V. la nomina di insegnante presso la scuola elementare
di Mongrassano con decorrenza ... pregasi inviare mediante telegramma a codesto provveditorato la conferma di accettazione della nomina ".
Era già fine novembre ed una comunicazione del genere era inusuale per un giovane maestro. Le scuole avevano ripreso l'attività già
il primo ottobre. Così d'improvviso, da un giorno all'altro. Cos'era successo? È l'epurazione bellezza! avrebbe risposto con una battuta il celebre Humphrey Bogart. * Il Maestro F. si recò il giorno dopo di buon mattino, a piedi e attraverso un'impervia strada di campagna, passando su una trave incerta anche il torrentello che separava le due colline, al paese di M. dove avrebbe dovuto iniziare il suo primo lavoro. L'entusiasmo di iniziare gli faceva vincere anche la fatica del cammino specie l'ultimo tratto quando si trattava di salire per un paio di chilometri. Arrivato nella piazza davanti alla chiesa interpellò una delle poche persone presenti in piazza di primo mattino. " Sono il nuovo maestro sapete indicarmi per favore dove si trova la scuola? ". Ricevute le indicazioni si avviò a passo ancora più svelto verso il vecchio edificio con le finestre sbrecciate e i muri scrostati e umidi pioggia. Tutt'intorno c'era un nugolo di bambini vocianti, sulla porta lo accolse un uomo sulla cinquantina, Aldo, il segretario di quel circolo didattico. Che lo interpellò immediatamente: " Siete il maestro F. che ha ricevuto il nuovo incarico immagino, accomodatevi " e lo fece entrare in una stanza lì subito dopo il portone. Seduti finalmente iniziarono a parlare. Il segretario iniziò subito " Come saprete voi siete state incaricato qui in sostituzione del maestro B.. che ha subìto " e sottolineò con un colpo di tosse la parola subìto " un provvedimento di epurazione. Altri due maestri hanno subìto la stessa mala fortuna ma per ora non è stato nominato nessun sostituto. Peraltro il maestro epurato ha inoltrato ricorso contro il provvedimento ed è in attesa di una risposta. Ma per il momento voi avete l'incarico di svolgere l'insegnamento in questa scuola. Quindi la terza, la quarta e la quinta classe che sono state accorpate e affidate per il momento ad un unico insegnante, quindi a voi. Sono in tutto dodici ragazzi. " Gli consegnò il registro e si avviarono verso l'aula. I ragazzi si alzarono in piedi e, com'erano stati abituati, salutarono il maestro levando il braccio teso in aria e gridando: " Vincere! " Il maestro ebbe subito facile gioco per presentarsi. " Allora ragazzi sono il nuovo maestro. Da oggi non è necessario che facciate più questo saluto, potete semplicemente alzarvi in piedi quando entra un maestro, un dirigente della scuola o qualsiasi persona adulta e se volete aggiungete: buongiorno. Basta con questo vincere, abbiamo perso tutto, cosa dobbiamo vincere ancora? " Un ragazzo dai capelli arruffati al banco di prima fila, forse incoraggiato da questo esordio, provò a dire la sua. " Professore, " i maestri allora venivano interpellati così " la stufa è rotta e noi abbiamo molto freddo. " Intervenne il segretario della scuola " Vedete in quell'angolo c'è quella vecchia stufa di ferro che non tira bene, fa fumo e non possiamo accenderla, ma ho già avvisato mastro Alfredo che sta qui vicino e dovrebbe essere qui a momenti. " Qualche minuto dopo si sentì bussare alla porta dell'aula. Entrò un uomo tarchiato sulla sessantina con folti baffi e un berretto sbilenco in testa. Levandosi il cappello aggiunse " Salute a tutti. " Aveva capito prima degli altri che ormai più che vincere bisogna augurare salute a tutti. I ragazzi si alzarono in piedi e un sonoro buongiorno risuonò nell'aria. Mastro Alfredo andò subito nell'angolo dov'era la vecchia stufa in ghisa che proprio lui aveva costruito per darla alla scuola adattandola da un vecchio avanzo che si trovava nel magazzino della stazione ferroviaria di M. scalo, del cui capostazione, Francesco, era amico da tempo. Francesco non aveva avuto esitazione quando Mastro Alfredo gli chiese il pezzo inutilizzato. Poi lui l'aveva portata in paese nella sua officina, faceva il fabbro e si adattava a fare di tutto, dagli zoccoli agli asini ai treppiedi per i camini. Tirò fuori da una cassetta di arnesi che si era portato dietro: una grossa tenaglia e un martello. Mentre i maestri parlottavano fra loro, i bambini si avvicinavano al fabbro mossi dalla gran curiosità di come avrebbe sistemato la stufa, il Mastro. Ogni persona che ha un mestiere e soprattutto ne è capace riceve da quelle parti il titolo di Mastro, che è più di un titolo o di un'onorificenza, è un riconoscimento generale della maestrìa. Mastro Alfredo riparò il vecchio arnese e lo provò, prese dei tralci secchi di vite da una cesta lì accanto aggiungendo un pezzo di cartone. Tra l'entusiasmo generale il fuoco si accese, cosa che i ragazzi salutarono con un sonoro evviva a Mastro Alfredo. " Sembra che tiri " aggiunse il Mastro, " dopo, quando metterete la legna mi saprete dire meglio e se non funziona ritorno domattina. " Ringraziarono il Mastro e i bambini ne accompagnarono l'uscita con un lungo applauso. Il segretario Aldo chiamò ancora il maestro F. dicendogli di seguirlo presso il ripostiglio-magazzino della scuola dove avrebbe potuto trovare le cose che potevano servirgli, dal gesso per la lavagna alla legna per la stufa. Entrando nel magazzino riempito di ogni genere di cianfrusaglia, il maestro B. notò su uno dei tanti cumuli di vecchi rottami i lati di legno di un qualcosa che poteva essere un quadro. Avvicinandosi notò che erano tutti quadri e cimeli vari e tra questi la sua attenzione fu subito attirata da un quadro che non era nemmeno malandato. Chiese al segretario cosa ne avrebbero fatto. " Li abbiamo accatastati lì in attesa di bruciarli, ormai cosa ce ne facciamo, " rispose subito. " Ma non non bruciateli tutti, almeno questo quadro non bruciatelo. " " Abbiamo avuto queste disposioni " rispose il segretario, " ci sono quadri del duce, della milizia e dei gerarchi del regime dobbiamo bruciarli. Ma se c'è qualcosa che vi interessa potete prenderla." Il Maestro B., sospettoso, pensò che poteva essere una trappola per scoprire nascoste simpatie per l'ormai passato regime. Prese il quadretto che raffigurava un bambino intento a scrivere al suo banco di scuola " Beh, questo per esempio se proprio voi dovete bruciarlo o buttarlo via lo prendo volentieri, non ho quadri in casa. " Il segretario assentì, il maestro cercò tra le cianfrusaglie un foglio di giornale in cui poterlo avvolgere e lo portò via. Quel quadro restò poi nello studio del maestro F. per il resto della sua vita e fece da vigile compagno di studi ai suoi figli in quella stanza. Il quadro era semplice, fin troppo. Forse per rompere la gravità della scena, un bambino chino a scrivere sul banco, avvolto in un grembiule nero più grande di lui, l'artista ignoto aveva voluto aggiungere una pennellata di colore rosso al vaso dei gerani posto sul davanzale del terrazzo dietro di lui, ma la concentrazione di quel ragazzo che scriveva in modo così assorto era da stimolo e da piacevole compagnia a chi si sedeva alla scrivania di quella stanza. In casa gli avevano anche dato un titolo e così sempre venne ricordato: il quadro dell'epurazione. Firenze, 30 agosto 2022 Roberto Salerno * Per approfondire "L'EPURAZIONE" di Claudio Li Gotti (dal quinto capoverso). Clicca qui |
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