Home
dieci maggio millenovecentoquarantacinque





Anche un sanmarchese nel racconto di Giampaolo Pansa Il dieci maggio millenovecentoquarantacinque accadde qualcosa che nessuno mai seppe, volle o riuscì a spiegare. Solo settantuno anni dopo, casualmente, una frase riportata in un registro di morte dello stato civile di San Marco Argentano, ricopiata su un motore di ricerca di siti web, mi fece scoprire che dietro la registrazione tardiva di un decesso si nascondeva una delle tante storie di persone uccise nel secondo conflitto mondiale. E nel caso in questione, la persona fu uccisa a guerra finita, o per meglio dire due settimane dopo la liberazione dal nazifascismo e due giorni dopo la data che segnò la fine del confitto in Europa.

Per avere maggiori informazioni sulla località in cui la morte era avvenuta, un comune dell'entroterra genovese, trascrissi nella casella delle ricerche internet le parole conenute nell'atto del decesso: "Maggio 1945 Campomorone provinciale Isoverde località Valletta". Il primo risultato che mi comparve nella lunga lista di argomenti correlati fu un articolo d'archivio del 2013 del quotidiano La Repubblica: "Pansa e il sangue dei vinti la notte della Liberazione - Le Repub..."

All'interno vi era la sommaria indicazione di una vendetta postuma dei partigiani avvenuta in quel Comune e in quella località: le persone uccise erano sette, ma per nessuna di esse veniva citato il nome. Il testo, tratto dal libro di Gianpaolo Pansa, riguardante queste uccisioni è il seguente: "Alle due di notte del l0 maggio, a Campomorone, lungo la provinciale per Isoverde, in località Valletta, furono uccisi altri 7 civili: uno straccivendolo, sua moglie, una casalinga sulla sessantina, un falegname, un'altra casalinga e due contadini". Ebbene il motore di ricerca mi aveva fornito, stranamente, questa corrispondenza di ora, data e località, ma nessuna indicazione sull'identità delle persone.

La persona da me cercata abitava, in vita, in campagna e precisamente in contrada Cerreto, dove erano nati tutti i suoi figli: era un contadino, questo risultava anche da altri atti dello stato civile. La prima domanda che mi posi immediatamente fu se la persona indicata da Pansa nel suo libro fosse il nostro concittadino e che cosa vi facesse in quei luoghi nei giorni immediatamente seguenti la fine del conflitto. Cominciai col chiedere a più persone se conoscessero e ricordassero una persona con quel nome e cognome, dimorante in contrada Cerreto, ma la distanza temporale degli eventi e le omonimie non mi aiutarono a individuare la famiglia di appartenenza, finché, grazie alla cortese disponibilità degli impiegati dello stato civile, ma soprattutto a chi riuscì a collegare la persona da me cercata a familiari ancora viventi, riuscii a scoprire che una figlia abitava ancora nella stessa contrada.

Mi recai da lei dopo alcune settimane dall'inizio delle mie ricerche e la prima cosa che mi disse, fu che suo padre era una "camicia nera". Si, lo definì proprio così, collegando quindi la sua morte a questa appartenenza. Quando giunse la notizia della sua morte, che mi raccontò con particolari toccanti, lei aveva appena dieci anni e ancora non si rendeva conto di quanto fosse accaduto a suo padre tranne che era morto.

Mi descrisse la persona di suo padre, un bell'uomo, che però aveva visto pochissime volte e mi disse che di lui purtroppo non conservarono nulla, tranne la memoria, perché la sua permanenza tra le camicie nere poteva essere motivo di vendette o rappresaglie. Così distrussero lettere, ricordi e tutto ciò che poteva essere interpretato come un legame nostalgico al fascismo.

I luoghi dell'entroterra genovese videro una lunga scia di uccisioni e rappresaglie. Alle voci Campomorone, Isoverde, Valletta, compaiono su internet le storie di decine e decine di civili trucidati da tedeschi e brigate nere, e per una tragica ricorrenza in quei luoghi morirono altre sette persone nell'aprile del 1945, anzi prorio queste morti e un cippo che ne ricorda il martirio mi indussero in un primo momento a pensare che fossero quelle indicate nel libro di Pansa.

La possibilità di percorrere attraverso mappe fotografiche interattive i luoghi che furono teatro di tante sofferenze e che il nostro concittadino cercò di abbandonare per raggiungere la propria terra di origine, rende ancor più vivide le immagini della sua probabile fuga attraverso quei boschi e luoghi impervi.

Forse, ma la mia è solo un'ipotesi, cercò di procurarsi degli abiti civili proprio da quella coppia di straccivendoli, uccisi anch'essi nella stessa occasione, e in questo estremo tentativo di fuga si accompagnò ad un altro camerata. Tra gli uccisi compaiono anche due donne, e non escluderei che potrebbe trattarsi di persone che avevano cercato di nasconderli nelle loro case. Sono soltanto ipotesi, ovviamente, perché la verità non si saprà mai, anche perché i cadaveri furono ritrovati tre mesi dopo quando la loro morte fu registrata nel comune di Campomorone, mentre qui, a San Marco Argentano, la morte del nostro concittadino si seppe e fu trascritta addirittura a fine settembre del 1945.
Un'ultima considerazione sulle circostanze e sulle vittime: se furono uccisi tutti e sette alle due di notte del 10 maggio 1945 come mai le morti furono registrate nel comune di Campomorone il 17 agosto 1945? E se le morti fossero avvenute in circostanze e tempi diversi, e poi registrate a distanza di mesi in una medesima data? Se così fosse, i motivi di quelle morti potrebbero essere ben diversi dalla vendetta, che appare già abbastanza strana, visti i differenti soggetti coinvolti.

Resta tuttavia un mistero: chi uccise e perché delle persone, che non rappresentavano nè un pericolo e nemmeno potevano essere ritenute reponsabili di gravi misfatti. Bastava essere stato una camicia nera per essere giustiziato alle due di notte lungo una desolata strada assieme ad altre persone inermi tra le quali anche due donne anziane, e una finanche priva di una gamba?
In altri siti abbiamo trovato che il nostro concittadino era un militare contadino: e in effetti queste erano state le sue scelte di vita per poter mantenere una famiglia con moglie e nove figli. Altri, anche di San Marco Argentano, decisero di restare a fianco di Mussolini nella Repubblica Sociale, non per mantenere la propria famiglia, ma convinti di essere dalla parte giusta. Due di questi, uno orefice nella vita civile, l'altro cappellano militare, scomparvero senza che di loro si sapesse più nulla. Le ultime notizie riguardavano la loro presenza in Emilia, non insieme, ma in luoghi diversi. La cosa strana è la data di morte presunta di uno di loro: 10 maggio 1945.

San Marco Argentano, 10 maggio 2016

Paolo Chiaselotti

Up
LA STORIA LE STORIE

RACCONTA LA TUA STORIA
info@lastorialestorie.it