Indice Genealogie
GENEALOGIE SANMARCHESI


Caravelli



Tra i cognomi presenti a San Marco Argentano nell'Ottocento compare il cognome Caravelli. La prima registrazione risale all'otto novembre 1824, quando Ursola Caravelli si sposò con Domenico Mazzullo. Chi erano gli sposi? Erano due vedovi di età matura, cinquantaquattro anni lui, 'bracciale', e quarantasette lei.
Dall'atto di matrimonio risulta che Ursola era figlia di Vincenzo Caravelli e di Rosa La Valle, che era nata a Regina, una frazione di Lattarico, che aveva sposato in prime nozze Serafino Marchese morto il due settembre 1822 a San Marco.
La curiosità di saperne di più sull'esistenza di questa donna è nata dall'età e dal fatto che nessuno della sua cerchia parentale fosse nato a San Marco. Insomma, come spesso capita nei piccoli paesi, la presenza di una "forestiera", rimasta senza marito, avrà attirato anche a quel tempo qualche curiosità ed io, che della storia mi rendo e vi rendo partecipi, alla maniera dei pettegoli e dei ficcanaso che non mancano in ogni tempo e in ogni luogo, che cosa ho fatto? Sono andato a chiedere a questo e a quello se sapessero dirmi chi fosse questa Ursola. Ovviamente, essendo i testimoni del tempo defunti da duecento e passa anni, sono andato a sbirciare nei loro 'diari' e ho scoperto che al momento della morte del suo primo marito, Serafino Marchese, Ursola non era affatto conosciuta, o quanto meno si sapeva molto poco di lei, visto che coloro che dichiararono la morte del marito e lo stesso ufficiale d'anagrafe non sapevano esattamente come si chiamasse e annotarono sul registro di morte un nome che non era affatto il suo: Angela Corbelli.
Si sapeva, invece, e risulta nell'atto di morte, che Serafino era un 'bracciale', un operaio, nella maggior parte dei casi agricolo, di quarantuno anni, nato a San Benedetto Ullano.
Non so dirvi il perché, ma a me, maschio al pari dei testimoni del tempo, vien da pensare che Ursola fosse una bella donna! Che sciocchezza, direte voi, e da dove salterebbe fuori la sua supposta avvenenza?
La verità è che io conosco tutta la storia, mentre voi siete in attesa di sapere chi fosse questa Ursola e quali segreti nascondesse.

Tanto per restare nel sepolto, vi dirò che ad Ursola, prima del marito, esattamente un anno prima, era morto un figlio di soli tre mesi. Si chiamava Antonio Marchese, non era nato a San Marco, ma probabilmente a San Benedetto luogo di nascita del padre. Nell'atto che ne attesta la morte il cognome della madre risulta ancora sconosciuto, infatti fu scritto Cerulli, ma il nome Ursola fu trascritto correttamente, anche se nella forma Orsola.
In un'altra tragica occasione, esattamente il 27 gennaio 1824, fu registrata la morte di un figlio undicenne, Angelo Marchese, nato a San Benedetto. È la prima volta che le sue generalità risultano compiutamente registrate.
A questo punto sappiamo che Ursola, quarantasettenne nel novembre del 1824, e Serafino Marchese, quarantunenne a settembre del 1822, avevano avuto un figlio a San Benedetto nel 1813, quando avevano trentasei anni lei e trentadue Serafino, da cui ricaviamo che erano nati rispettivamente intorno al 1777 e al 1781.
Considerando l'età possiamo ipotizzare che la coppia avesse avuto altri figli, ma non possiamo neppure escludere che si trattasse di una coppia di cui uno o entrambi gli sposi fossero al loro secondo matrimonio. Un fatto è certo, che mentre la presenza a San Marco di Ursola sarà documentata fino al 1842, in tutti questi anni nessun figlio di Ursola e/o di Serafino risulta sposato o deceduto a San Marco.
Fin qui emerge la figura di una donna, già sposa e madre nel pieno della sua maturità, la quale, rimasta vedova e senza figli decide di risposarsi con un uomo all'epoca considerato anziano.
Il seguito della storia è, potremmo dire, un 'déjà vu, con Ursola Caravelli che a dieci anni dal suo matrimonio rimane vedova di Domenico Mazzullo, il suo secondo marito. L'atto che ne attesta la morte, avvenuta nella casa di abitazione in contrada Catucci, è datato sei giugno 1834. Ma anche il successivo matrimonio di Ursola è un 'déjà vu: la 'bella' vedova, convola a nozze con un uomo ancora forte e vigoroso, di qualche decennio più giovane. Si chiama Vincenzo Ciraudo, ha quarant'uno anni ed è un 'bracciale' di Sant'Agata d'Esaro.
Anche lo sposo, come nel precedente matrimonio, è un vedovo. Senza prole, come Ursola. L'atto che sancisce la loro unione, con tutte le notizie su contraenti, consorti e genitori defunti inclusi, porta la data del diciannove aprile 1836. In esso, in bella vista, spicca l'età degli sposi: quarantuno Vincenzo, cinquantanove Ursola.
Dove andranno ad abitare? Vincenzo, che abitava nel quartiere Santomarco, si sposterà nella casa in cui Ursola aveva vissuto con il precedente marito, in contrada Catucci, abitata da poche persone in maggior parte forestieri. Sappiamo che Vincenzo era un semplice 'bracciale', e Ursola? Difficile dire quale fosse la sua condizione, sappiamo solo che tutti i suoi tre mariti erano 'bracciali', quindi non foresi, massari o agricoltori, ma semplicemente operai giornalieri. In nessun atto compare la professione di Ursola: non era contadina, nè filatrice, tantomeno il suo nome è preceduto dall'appellativo di 'donna' o signora che era indicativo di proprietaria di un bene immobile.
Insomma, a quel che risulta erano i mariti a portare a casa il cosiddetto 'tozzo di pane' e vista la durata dei matrimoni, è indubbio, che lo facessero con continuità, amore e dedizione. Infatuati dal fascino particolare che questa donna emanava, fosse bellezza esteriore o interiore non posso dirlo, uomini sempre più giovani, tranne uno, si unirono ad una donna sempre più avanti negli anni. Era qualcosa di assolutamente inusuale: tutti gli uomini a quel tempo cercavano mogli giovani, se non giovanissime, disposte a rompersi la schiena e a farsi dilatare i fianchi.
Chi era e com'era Ursola? A questo punto della sua vita, tre o forse quattro matrimoni, senza figli, un'età che avanzava inesorabilmente, si sarà certamente chiesta quale sarebbe stato il suo futuro. La sua bellezza, quella esteriore, se mai ci fosse stata, oramai tendeva a sfiorire, se non era già sfiorita in tutti questi anni. Nata nel lontano 1777, anno più anno meno, qual era il suo aspetto nel 1836, sessantenne o quasi?
Ottimo, visto che Ursula, alla bella età di sessantaquattro anni, continuava a godere di una salute di ferro, al contrario del ben più giovane marito, che l'undici luglio del 1841, all'età di quarantasei anni, fu portato esanime al camposanto dei Riformati.
Anche se qualche segno della vecchiaia cominciò a manifestarsi sul volto e sul corpo, Ursola continuò ad emanare un fascino unico e particolare, nel senso che gli sguardi maschili non mancavano di godere di quel piacere che donne anche più giovani non erano in grado di destare.
Il fascino dell'anziana vedova doveva avere qualcosa di misterioso visto che era ancora capace di ammaliare e catturare giovani prede. Quando Pasquale Ruberto le propose, a dieci mesi dal suo stato di vedova, di sposarlo Ursola non se lo fece ripetere due volte: il quindici maggio del 1842 il suo sì fu ufficialmente annotato al numero venti del registro dei matrimoni del Comune di San Marco. Lo sposo, non ancora trentenne, era un 'bracciale' di Mongrassano, orfano di entrambi i genitori. Andarono a vivere alla Riforma. A vivere assieme e a godere le delizie del primo matrimonio Pasquale, del quarto, o più probabilmente del quinto Ursola.
Non sappiamo quante volte Pasquale abbia accompagnato Ursola in chiesa, sappiamo di certo che Ursola accompagnò Pasquale nella chiesa della Riforma dove fu celebrato il rito funebre dell'ancor giovane consorte il ventitre ottobre 1850. Ursola aveva settantatre anni quando rimase vedova per la quarta (o quinta?) volta, potendo vantare di aver fatto 'perdere la testa' a più di una generazione. Tra i suoi mariti, uno di San Benedetto, un altro di Dipignano, un terzo di Sant'Agata e l'ultimo di Mongrassano, stranamente non vi fu alcun sammarchese, pur avendo scelto la 'maliarda' di sposarsi sempre a San Marco.
Forse inserire tra le genealogie sammarchesi Ursola Caravelli può sembrare eccessivo, ma come non riconoscere un posto d'onore a questa affascinante forestiera, venuta da Regina, che richiamò dalle loro terre di origine i suoi spasimanti, tutti senza famiglia e tutti sepolti nel nostro camposanto?


San Marco Argentano, 30 settembre 2020

Paolo Chiaselotti

L'immagine in alto non è, ovviamente, quella di Ursula Caravelli, bensì il ritratto di un'anziana donna eseguito dal pittore Rembrandt.
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"GENEALOGIE" e "ACCADDE OGGI" sono due rubriche curate da Paolo Chiaselotti
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