Indice Genealogie
GENEALOGIE SANMARCHESI


SELVAGGI



Il 17 settembre del 1848 nacque Filiberto Napoleone Selvaggi. I nomi e l'anno della nascita ci danno già un'idea degli ideali politici del genitore, don Francesco Selvaggi, e forse anche della madre donna Maria Raffaela Fera. Prima di addentrarmi in una storia lunga e complessa, e per alcuni aspetti anche inedita, voglio darvi tutte le informazioni attinenti alle persone di cui stiamo parlando.
La nascita avvenne nel palazzo di famiglia, sito nella piazza chiamata semplicemente Piazza o piazza di basso, intitolata quarant'anni dopo al poeta letterato Giuseppe Vincenzo Selvaggi, fratello di Francesco, morto nel 1845, cioè tre anni prima della ricorrenza di cui parliamo.
Chi erano i genitori di Filiberto? Francesco apparteneva ad una famiglia la cui presenza è documentata a San Marco fin dal Cinquecento, la madre di Filiberto Napoleone era figlia di don Filippo Fera, dottore in legge, proprietario.
L'anno di cui stiamo parlando fu ricco di eventi sotto il profilo politico per le note vicende legate ai moti liberali. A San Marco varie famiglie presero apertamente posizione contro il regime dei Borbone come dimostrano gli atti dei processi a carico dei rivoluzionari. Dare il doppio nome di Napoleone e Filiberto ad un proprio figlio era come impegnarsi a sovvertire l'ordine sovrano nato dopo il congresso di Vienna, eppure tra i nomi degli imputati per i moti del Quarantotto, non compare alcun Selvaggi.
Certo: un conto era professarsi liberale, altro impugnare le armi e partecipare direttamente ad una rivoluzione. Giuseppe La Regina, dirimpettaio di casa Selvaggi, scelse quest'ultima strada: seguì Cristina Belgioioso e si trovò a combattere contro gli austriaci.
Beh, l'occasione per parlare di questa famiglia illustre e antica di San Marco, non è proprio delle migliori, ma in fondo è esemplare di un atteggiamento molto paesano che negli anni ha visto le famiglie più in vista ora con gratificazione ora con disprezzo.
Ciò che dico è documentato sia da atti d'archivio che dalla tradizione orale. Ad esempio: erano veramente baroni? Parteciparono realmente alle imprese che portarono all'annessione del Regno dei Borbone a casa Savoia?
Il mio compito non è quello di entrare in una querelle inutile e scarsamente documentata, ma di parlare di sammarchesi per quello che sono stati, cioè per quel poco o molto che hanno rappresentato nella storia del nostro paese.
Voglio iniziare subito col chiedere a chi legge se veramente sa chi fossero i baroni. Se aveste qualche dubbio potete togliervelo immediatamente andandovi a leggere la storia del titolo nobiliare, le cui quotazioni dal XIII secolo in poi cominciano a calare fino ad essere abolite nel 1948 (accidenti alle date!).
Ma dove e quando compare -se compare- questo titolo nobiliare con riferimento alla famiglia Selvaggi? Compare e non solo, ma è scritto nero su bianco in più di un documento, di solito unito al nome di un componente, ma in alcuni casi genericamente alla famiglia. A quando risalgono questi documenti? Risalgono alla fine del Cinquecento, o almeno quelli che ho avuto modo di leggere.
Però qui mi corre l'obbligo di dare a Cesare quel che è di Cesare con quel che segue. E cioè che ad essere baroni in quei tempi non era proprio esaltante, sia per chi lo era, ma soprattutto per coloro che ad essi erano sottoposti. Eh sì, perchè il compito dei baroni era di amministrare un territorio per conto di un'autorità superiore secondo quel sistema feudale su cui si basavano titoli ed economia.
A volte il barone collettore di tasse e balzelli stringeva un po' troppo la corda e poteva fare una brutta fine. Neppure la sensibilità di un poeta poteva renderlo immune da invidie e da odi, come accadde al nostro Gaeleazzo di Tarsia, memoria letteraria degli alunni più diligenti.
Tempi duri per i baroni, altro che privilegi. E se questi c'erano talvolta bisognava conquistarseli o mantenerli sulla punta della spada!
Immaginate un barone a San Marco sotto i Gonzaga, che erano duchi. Tempi cupi! Un documento ci dice che Anton Barranco Gonzaga ebbe la peggio e Pietro Antonio Selvaggio con un amico di Fagnano Filippo Iannoccaro si ebbero le maledizioni della sorella Ippolita!
Meno male che a metter pace c'erano amici e soprattutto le Congreghe, che per essere di beneficenza, erano prodighe di buoni consigli.
Voi pensate che io stia scherzando. O peggio che non mi stia attenendo a fonti scritte? Tutto scritto e documentato. Titoli, matrimoni, battesimi, lasciti. Dove? Negli archivi di Stato, negli archivi privati, negli archivi diocesani.
Però non trascurerei neppure alcune voci, chiamatele se volete pettegolezzi della storia, che sono anch'esse utili a spiegarci perchè un'illustre (è una parentesi rosa) rappresentante della famiglia Selvaggi mise, nero su bianco, la notizia di un Pietro Selvaggio alle Crociate!
Suor Clarice, al secolo Maria Teresa Selvaggi - sorella del nostro Francesco - nella sua ode "Santa Maria de' Longobardi" scrisse:
"Cinsero i Calabri/
L'acciar per Cristo,
Pel gran conquisto
D'Asia partir.

Quivi rifulse
D'un Pier Selvaggio
Di gloria un raggio
Che onor ci diè.
"
Un Selvaggi che partecipò alle Crociate!? Una bufala, come si direbbe oggi, o una verità?
Bene, ho scoperto da quale fonte potrebbe venire questa notizia. Intanto devo anticipare che nell'archivio Selvaggi è conservato il libro di Tommaso Grossi "I Lombardi alla Prima Crociata", Milano, 1826, Vincenzo Ferrario editore, nel quale in un'ottava del secondo canto leggiamo
"Pier de' Selvaggi e quel da Cortesella
Sangue di prodi Reginerio e Oldrado
Ardico e Otton Visconte che fe bella
la nostra nominanza appo Corrado
la croce e il voto assunsero fra quella
turba i primi di cor come di grado;
e il correttor delle lombarde squadre
Arvin da Ro che tal detto è mio padre.
"

Considerando che Suor Clarice era nata il 1820 è chiaro che il Piero che diede onore alla sua casata proviene dal testo appena accennato. E da chi attinse la notizia Tommaso Grossi, l'autore del libro? Da un tal Galvanus Flamma, monaco domenicano, vissuto a Milano tra il XIV e il XV secolo, che fu cappellano di Giovanni Visconti, signore di quella città. Riportiamo il testo latino nel quale compaiono i nomi testè letti nell'ottava di Tommaso Grossi, incluso quello di Petro, qui chiamato de Salvaticis.

Urbanus II pontifex concilio convocato apud Claramontem, passagium ultra-marinum promulgavit et ex Civitate Mediolani mirabilis exercitus ultra mare ivit, inter quos fuerunt aliqui insigniores viri; unus dictus est Otto vicecomes, archiepi-scopatus Sancti Ambrosii, et Ardicus Tondensis nobilis Decurio Capitaneus Mediolani Civis nobilis et Benedictus qui dictus est Rozinus de Cortesella vir origine clarus, et quidam alius nomine Petrus de Salvaticis. Isti cum pervenissent ultra mare, multis confectis proeliis Civitatem sanctam sunt aggressi, et finaliter Joannes Rhodensis supradictus, et Petrus de Salvaticis Cives mediolanenses primi sunt ingressi Civitatem Sanctam anno 1099 die 15 julii et anno Domini 1100 supradictus Rozinus ad Civitatem Mediolani reversus Ecclesiam Sancti Sepulcri construxit.

Dal testo soprariportato si legge che non solo Petrus de Salvaticis partecipò alle Crociata ma che fu il primo ad entrare nella Gerusalemme liberata il 15 luglio 1099!
Il testo è tratto da "Manipulus Florum, sive historia mediolanensis", Milano 1727, vol. XI, cap. CXLI, trovato in rete, Dagli atti di un convegno sull'opera di Galvano Flamma emergerebbero dubbi sia sull'attribuzione e sia, soprattutto, sulla partecipazione dei lombardi alla prima crociata. Fatto sta, comunque, che una circostanza è certa, ed è la stessa che ci ha indotto a collegare il nome di Filiberto Napoleone alla stagione politica di fermenti rivoluzionari a cui i Selvaggi non erano estranei.
Tornando ai nostri giorni, o per meglio dire a quella data del Quarantotto che ha rappresentato l'incipit della storia familiare, anche in questo caso ci fu chi mise in dubbio il fervore patriottico di un membro della famiglia alla causa dell'Unità d'Italia. I consiglieri Campolongo e Amodei, in una seduta di consiglio del sedici febbraio 1864 in cui si affidava a Carlo Selvaggi (un fratello di Francesco) l'incarico di percettore fondiario per i suoi meriti patriottici, sia nella lotta per l'Unità che per quella contro il brigantaggio, si opposero con veemenza disconoscendo tali meriti.
Anche in questo caso la divergenza delle opinioni potrebbe indurre a pensare che i membri della famiglia Selvaggi non parteciparono di fatto al Risorgimento italiano. Non saprei dire che cosa abbia spinto i due consiglieri a negare qualcosa che è ampiamente documentato. Da chi? Dall'autore della Cronistoria Salvatore Cristofaro, il quale dà atto che non solo Carlo, ma anche i fratelli Angelo e Baldasarre, furono partecipi e militarmente attivi nell'avanzata garibaldina verso Gaeta, assieme ad altri sammarchesi.
Ma forse anche in questo potrebbe esserci una spiegazione. Quale?
In verità nel resoconto della seduta accennata gli oppositori negano che Carlo Selvaggi abbia partecipato alla lotta al brigantaggio, affiancando i carabinieri, non che non abbia meriti patriottici. Che cosa può spiegare, se fosse vero, un disconoscimento di tale azione? Anche questi furono tempi cupi. Leggendo le deliberazioni concernenti la lotta al brigantaggio condotta dal colonnello Fumel troviamo tutti i protagonisti appena citati: Amodei, Campolongo e Selvaggi. Tutti d'accordo nel riconoscimento dei meriti all'angelo sterminatore nel senso della divina parola.
E allora? Beh, forse la spiegazione stava semplicemente nell'incarico di percettore fondiario. Tutta invidia!
Come posso affermarlo? Per assolvere a questo incarico bisognava offrire solide garanzie: morali e materiali. Sull'atto non c'è scritto, ma vi posso assicurare che appena un secolo prima ...

... il signor Don Carlo volendo sodisfare di intiero prezzo modo quo supra di dicti docati mille quattro cento, hic coram nobis sborza, numera, e consegna nelle proprie mani di esso Signor Don Berardino, e di esso Signor Don Muzio curatore li sudetti docati mille cento cinquanta in tanta moneta di oro ed argento in questo Regnio corrente...

Non si tratta, ovviamente dello stesso Carlo, ma di un suo antenato. Ricco di suo.


Altre notizie alla pagina Famiglia Selvaggi.
Nella foto in alto Filiberto Napoleone Selvaggi (per gentile concessione del prof. Francesco Selvaggi)


San Marco Argentano, 17 settembre 2018

Paolo Chiaselotti


Albero genealogico selvaggi
"GENEALOGIE" e "ACCADDE OGGI" sono due rubriche curate da Paolo Chiaselotti
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