
		
	 È quasi sempre la stessa storia. Oramai sono anni che si ripete, soprattutto
	d'estate. Questa volta, però, è accaduta in inverno, agli inizi di gennaio, quando
	gli incontri si fanno più rari, appena finite le feste, e i luoghi appaiono quasi deserti.
	
Ah, professore, siete capitato a proposito
	Chi mi cerca, chiedo, sapendo già che da
	qualche parte c'è una persona che cerca informazioni sui propri antenati.
	Per la maggior parte si tratta di brasiliani.
	
Profesore Chiaselotti? mi chiede uno che ha in mano 
	un foglio con un albero genealogico che riconosco immediatamente.. 
	
Sì sono io rispondo.
	
Cipola, continua lo straniero, 
meu sobrenome è Cipola, meu nome Hogerio, pronunciato con quella
	impercettibile R iniziale che mi ricorda i tempi in cui l'avevo moscia. La r, si intende.
	
Piacere, Paolo, gli rispondo in italiano per verificare il suo grado di conoscenza della lingua.. 
	
Piaccere, mia moglie Cacia aggiunge, presentandomi la donna al suo fianco.
	Cacia?! Che diavolo di nome è Cacia? Un bel volto con un taglio inconfondibile degli
	occhi mi suggerisce che possa chiamarsi Kha-Ci-ha.
	Sorrido, fingendo di aver compreso. Capirò più	tardi che si chiama Katia.
	
Muito piazer le dico scoprendo la dentiera superiore.
	Lui mi ricorda un specie di Marco Travaglio che si lascia andare a momenti di tenerezza. Mi stringe la mano
	tra le sue. 
	
Poge falar portughes gli dico, per metterlo a suo agio.
	
Bacana! esclama, che è la
	più comune espressione di meraviglia. 
Dove imparato? 
	Pelo Internét rispondo, come fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
	
Maraviglia! aggiunge lui, entrando subito in argomento. 
Meu bisavò era de achí, 
	Giusepe, Giusepe Cipola, precisa, guardandomi dritto negli occhi per vedere la mia reazione. 
	
Ah, rispondo senza entusiasmo, deluso di non trovarmi un discendente di Arturo Alessandrelli che 
	attendo inutilmente da anni.
	
Giuseppe Cipolla, Giuseppe  Cipolla ripeto come se potesse leggere sopra la mia testa il classico 
	mumble-mumble ... 
E la moglie come si chiamava? chiedo con la speranza che non si tratti di
	una delle tante Petrassi che non mi sarebbe stata di alcun aiuto. 
	
Lavinnia. Lavinnia Gagliannone.
	Che culo, penso tra me, riferendomi al mio ovviamente. Lavinia Guaglianone era unica e sola nel panorama
	sammarchese, assieme a Delfa, sua sorella.
	
Ah, ho capito! gli dico, ostentando quella sicurezza che solo il parroco dell'epoca avrebbe potuto avere.
	
Cognesce miei bisavos? mi interroga incredulo, con gli occhi spalancati che gli ridono dalla sorpresa. 
	
So chi erano e dove abitavano le loro famiglie, gli dico in portoghese..
	Si vede che non ci crede, o meglio che gli sembra difficile credere che io sappia dove abitassero essendo passato
	al momento della partenza per il Brasile, un tempo maggiore della mia età.
	Mi rendo conto che per gli altri, ovvero coloro che non hanno avuto l'opportunità come me
	di veder nascere migliaia di individui, alcuni dei quali morti da oltre un secolo,
	ricordare i nomi, i cognomi e i quartieri in cui vissero possa sembrare impossibile, ma,
	credetemi, non è così eccezionale. Sono le sinapsi a fare tutto il lavoro sporco del 
	trasporto delle informazioni a domicilio. E se sento un nome come Lavinia so già che si tratta
	della sorella di Delfa. Son cose che ti restano in testa per sempre.
	
	Rogerio mi guarda stupito. Capisce che si trova di fronte alla persona giusta. Io.
	Maraviglia! penso.Eh, sì una 'maraviglia' che mi è costata almeno due decenni di lavoro. Ho visto nascere, 
	crescere, sposarsi e morire migliaia di persone, per questo non finirò mai di pensare con il massimo rispetto a chi, 
	come Pietro Maria Guaglianone, ha scelto per i propri figli nomi per nulla banali.
	Di conseguenza Giuseppe Cipolla, il marito, assume di colpo la sua precisa identità. Figlio di
	Vincenzo e di Bruno ... -non ricordo il nome della madre- e gli chiedo di dare un'occhiata al foglio che tiene in
	mano. Quindi gli domando, come fosse la cosa più ovvia di questo mondo, se conosce
	Frank Occidentale, il bisneto di Adelina la sorella di Giuseppe.
 Vive negli Stati
	Uniti. È venuto qui qualche mese fa.
	Mi guarda con l'aria preoccupata di chi teme che la sua ricerca dipenda da questo Frank.  
	
No, perché? 
	Già perché? mi chiedo anch'io,  mentre rifletto sulla coincidenza che un suo parente sia venuto
	qui prima di lui.
	
Somente para ser certo do parentesco!  lo tranquillizzo.
	È preoccupato.
	Lo rassicuro, rendendomi conto che in mezzo ci sono tre generazioni e due Paesi diversi verso cui si diressero
	Giuseppe Cipolla e la sorella Adelina.
	È come se uno mi avesse chiesto se sapevo come si chiamava il pronipote di mio padre,
	figlio del fratello che emigrò negli USA, senza più dare notizie di sè!
	Tuttavia, mi compiaccio con me stesso, rendendomi conto che, inconsciamente, gli sto dando le prove 
	delle mie abilità di ricercatore, come un giocoliere che fa ruotare di mano in mano cinque
	palle. Ne aggiungo una sesta dicendo 
OK! vamos a ver o lugar onde nasceram!
	Li porto prima in via Mirabello, il luogo dove era nata Lavinia.
	Mi ispira di più perché conserva lo stato
	dell'epoca, poche modifiche, quasi tutto inalterato.
	
Ecco, dico indicando una porta smaltata decine di volte col colore marrone che sta bene su tutto.
	Legge la targa: prof. Antonio Guaglianone. Quasi la bacia.
	Sono reazioni che conosco: tutte uguali, sempre le stesse. Mi commuovo sempre anch'io, ma cerco di non dimostrarlo.
	Un vecchio ha sempre gli occhi lacrimosi.
	
Achì?! chiede incredulo. 
	Mi faccio prudente. 
Qui, oppure lì ,o a quell'altra casa aggiungo, sapendo che il
	quartiere è sempre certo, come la mamma, ma una casa senza numero è un padre ignoto. 
	Quella da me indicata all'inizio con assoluta certezza poteva essere una delle tante ad essa attaccate.
	Glielo spiego, pensando che il mondo è talmente grande e che se uno viene dal Brasile in Italia,
	e capita nel quartiere dove nacque la sua bisnonna, beh! stiamo parlando di minuzie. 
	Mi allontano un poco mettendomi al centro dello spiazzo con le braccia allargate e gli dico: nacque qui.
	Si guarda in giro e mi chiede, staccandosi anche lui dalla a cui si era quasi incollato: 
Nasceu achì?! 
	Sim, rispondo. E lo metto assieme a Katia in posa per una foto da mettere sul sito. 
Vu,vu,vu ponto
	san marco argentano tutto junto, ponto it , gli spiego.
	
Rogerio e Katia nei luoghi in cui visse la bisnonna Lavinia prima di emigrare, dico, anticipando la didascalia
	che metterò assieme alla foto sulla pagina ' Dal Brasile con amore'.
	
Bene, concludo, come una guida che ha appena mostrato il Colosseo a turisti giapponesi,
	
adesso andiamo alla casa di Giuseppe Cipolla, detto con il tono di chi li sta conducendo
	ai Musei Vaticani.
	Li porto all'altra estremità del paese, sulla via Vittorio Emanuele, che allora si chiamava
	di San Francesco, aggiungo, ripetendo ciò che avevo detto a Frank Occidentale qualche
	mese prima.
	Rinnovo la richiesta a Rogerio se conosce il parente Frank che vive negli USA.
	Scuote la testa e mi guarda con l'aria di chi si chiede perché Frank sia tanto
	importante.
	Giungiamo alla casa Cipolla: stessa posa fatta con Frank, stesse spiegazioni,
	tutto uguale, tranne la pagina su cui sarà pubblicata.
 
	Gliela faccio vedere sullo
	smartphone: decine e decine di foto, una appresso all'altra con decine di volti sconosciuti, tutti
	sorridenti, sotto il titolo 'Dal Brasile con amore'.
	L'ultima tappa è il Municipio.
	Una foto ricordo mentre osservano i registri su cui sono	
	scritte le nascite e i matrimoni dei loro antenati. È sempre il momento più
	emozionante. E lì, davanti a quell'antica scrittura a mano che hai la sensazione di vedere il
	passato. Difficile da capire se non lo provi. 
	Poi la foto 'ufficiale' con il sindaco o un assessore nella sala
	del consiglio. Non ci sono. Pazienza. La facciamo accanto al quadro con le foto dei sindaci.
	Alla fine i saluti e lo scambio di indirizzi mail. E la commozione. Immancabile.
	La traccia del loro passaggio il giorno dopo è sulle pagine del sito: vu, vu, vu punto san marco 
	argentano tutto atttaccato punto it. 
	
	
	
Nella foto in alto, scattata a Genova il 25.5.1912 prima della partenza per il Brasile degli sposi Lavinia Guaglianone
		e Giuseppe Cipolla con i rispettivi genitori Pietro Maria Guaglianone e Vincenzo Cipolla (per gentile concessione
		del nipote prof. Jose Cipolla Neto, padre di Rogerio).
	
			San Marco Argentano, 15.1.2024
			
			Paolo Chiaselotti