|  AVVISTAMENTO DI UFO NEL CIELO DI SAN MARCO ARGENTANO 
 Che ci crediate o no questa è la sconvolgente esperienza raccontataci da
                    una nostra concittadina.
 
 "Questa mattina, intorno alle quattro, mi sono svegliata credendo di scorgere,
                        dalla luce che penetrava nella stanza, i primi bagliori dell'alba. Stentavo ad aprire
                        gli occhi quasi che il mio orologio biologico mi avvertisse che non era ancora l'ora
                        di alzarsi.
 
  La luce che entrava ad intermittenza nella stanza aumentava di intensità,
                        come dei fari che dalla strada illuminassero i vetri. A malincuore mi girai verso
                        la finestra ben sapendo che nessuna vettura poteva provocare quell'abbagliamento,
                        visto che la finestra si affaccia su un giardino e sulle ultime propaggini della
                        catena paolana. Sollevai di poco le palpebre per scoprire se stesse realmente albeggiando, e anche
                        quest'ultima ipotesi mi pareva assurda per il semplice fatto che il lato da cui
                        entrava la luce era esattamente all'opposto da quello da cui il sole sorge.
 Ebbi per un istante l'impressione che ciò che mi stava di fronte fosse frutto
                        del dormiveglia o che stessi addirittura sognando. Di colpo spalancai gli occhi
                        e con terrore scorsi vicinissima ai vetri una forma grigia, ellittica, con alcune
                        luci che lampeggiavano. La prima impressione fu che quel "coso" rappresentasse una
                        minaccia, quasi potesse entrare nella stanza o risucchiarmi verso l'esterno. La
                        paura mi fece saltare dal letto, e sempre con gli occhi fissi alla finestra indietreggiai
                        rapidamente verso la stanza dove dormivano i miei figli chiamandoli a gran voce
                        ripetutamente.
 Il tono della voce impaurita e la difficoltà ad articolare le parole li convinsero
                        ad alzarsi per vedere cosa stesse accadendo. Non ci fu bisogno di spiegare nulla
                        perché entrambi scorsero, pure se per un istante, quella strana forma chiara con
                        una serie di luci che si allontanava dai vetri verso il cielo. Alla paura iniziale
                        subentrò la curiosità e tutti e tre ci precipitammo verso la finestra.
                        Lo spettacolo che si presentò ai nostri occhi era incredibile, assurdo, fantastico,
                        ma nello stesso tempo così affascinante, da lasciarci senza parole: altri
                        oggetti con centinaia di puntini luminosi circondavano quello più grande
                        che si allontanava sempre di più fino a confondersi con gli altri.
 Le forme grigiastre erano distinguibili più per la differente tonalità
                        cromatica rispetto al cielo che per un preciso contorno; erano comunque strette
                        e allungate e tutte presentavano questa intermittenza di piccole luci. Immaginate
                        di vedere un cielo con i suoi primi chiarori cosparso di stelle, tutte luminosissime,
                        sparpagliate in grandi gruppi mobilissimi. La visione durò il tempo di osservare
                        questo fenomeno e di fissarlo indelebilmente nella mente, poi tutto svanì con l'allontanamento
                        degli oggetti e la scomparsa di ogni luminosità. Restò solo il cielo
                        terso su cui si stagliavano i contorni dei monti."
 
 
 
                        Il racconto, più o meno in questi termini, ma con questi precisi riferimenti,
                        è stato fatto dalla signora Bernadette Manieri, persona attendibilissima, e confermato dai figli.
                        Paolo Chiaselotti, che ne ha trascritto l'incredibile esperienza, può garantire
                        che dalle parole della protagonista, che egli ben conosce, non traspariva alcunché
                        che facesse supporre una qualsivoglia forma di allucinazione o di abbaglio. C'è
                        di più. L'interessata non voleva assolutamente che la notizia, giunta fortuitamente
                        a conoscenza dell'intervistatore, notoriamente razionalista e scettico verso ogni
                        forma di superstizione, fosse resa pubblica, avendo come unico rimpianto quello
                        di non aver avuto il tempo di fissare in un'immagine fotografica lo spettacolo di
                        quella stupefacente alba del 27 giugno 2012.
 
 (La foto è una ricostruzione fotografica del racconto)
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