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COME VIRUS



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La trentaduesima Commissione parlamentare per i rapporti tra cittadini era riunita nella saletta di Montecitorio ricavata nel sottoscala. Lo spazio ristretto non consentiva a tutti i ventiquattro componenti e al presidente di poter prendere posto intorno al tavolo, per cui alcuni a turno restavano fuori, ascoltando ed intervenendo a voce alta per superare la distanza che li divideva dagli altri.
Il problema maggiore che i membri della commissione erano quotidianamente costretti ad affrontare riguardava i limiti della comunicabilità.
Tutto si era aggravato dopo l'esplosione della pandemia (parola oggi abolita), ma anche su questo i pareri erano discordi, per cui il presidente aveva deciso di prescindere dai motivi che avevano portato all'istituzione della Commissione, invitando i colleghi a non fare mai alcun riferimento ad essi. I compiti della Commissione erano davvero seri e gravosi, ma ognuno dei componenti si era imposto di evitare di dare un proprio parere senza che gli altri non avessero dato preventivamente il loro assenso.
Era una situazione a dir poco paradossale, se non addirittura surreale. Quando un membro della Commissione chiedeva la parola, il presidente lo invitava ad esporre l'argomento senza l'uso di aggettivi di alcun genere e soprattutto senza mai usare le parole classificate taboo, ovvero virus, covid, pandemia, profilassi, vaccino e quelle da esse derivate tipo vax, no-vax, e finanche vaf perchè considerato palesemente di parte. Ogni giorno l'elenco veniva aggiornato con nuovi termini che si erano rivelati di forte impatto dirimente e pregiudizievoli della pace sociale.
Anche le qualifiche di virologo, immunologo, infettivologo, ricercatore biomedico erano state bandite e con esse, ovviamente, i nomi dei professionisti, per i quali venivano usate o le sole iniziali o lettere e numeri. Questa soluzione fu adottata per evitare che ogni qualvolta veniva citato il pensiero di questo o quel "signore" i membri di un raggruppamento (anche la parola politico era stata messa al bando) facessero seguire al nome una pernacchia o un applauso.
Insomma, le regole ferree che la Commissione, dopo lunghe e accese discussioni, era riuscita a condividere unanimemente, divennero le stesse che furono imposte e applicate nelle varie forme di comunicazione sociale. I mass-media oramai avevano accettato, sia pure all'inizio con qualche reticenza, il principio che i taboo erano necessari per evitare che cronisti, giornalisti e soprattutto i direttori delle testate venissero insultati a voce o attraverso i social, o peggio che venissero malmenati e in casi estremi finanche uccisi.
Gli effetti non tardarono a farsi sentire, dapprima all'interno delle famiglie, dove a causa delle diverse opinioni sulla situazione (non poteva usarsi il termine crisi, né tantomeno l'aggettivo pandemica, in quanto non condivisi) vi erano state gravi rotture socio-affettive, sfociate con allontanamenti da casa, fughe, separazioni, divorzi, e finanche disconoscimenti di paternità (quelli di maternità non erano ovviamente accettati).
Gli stabili che si erano svuotati cominciarono nuovamente a ripopolarsi, e i ritorni delle persone un tempo care, poi non più, e ora definitivamente riconciliate, erano preannunciate da un semplice: sto arrivando, calate la pasta.
Fu proprio l'industria molitoria, almeno qui in Italia, la prima a ripartire dopo mesi di inattività, seguita dai divani e dai pieghevoli da giardino. Le industrie delle mascherine e dei presidi sanitari di sanificazione avrebbero subito un crollo verticale con centinaia di addetti licenziati, se la commissione non avesse proposto di cancellare le parole mascherine e sanitari lasciando solo la dizione Industrie dei Presidi, convertite in centri di produzione di materiali di libero arbitrio. Si trattava di una novità assoluta capace di dare nuovo impulso al ciclo produttivo, prescindendo da materiali, scopi e funzioni.
Nel volgere di alcuni mesi furono riaperte scuole, palestre, centri sportivi, ristoranti, senza più obblighi di alcun genere sia in un senso che nell'altro, ovvero le eventuali forme di protezione individuale furono lasciate alla libera scelta di ciascun individuo, ma non più considerate come forme di prevenzione (non si poteva più definirle sanitarie). Anche la parola green fu abolita perché ricordava il documento reso obbligatorio per l'accesso a treni, scuole, ristoranti ecc. La stessa parola 'obbligatorio' fu abolita e sostituita con 'facoltativo' e 'se Dio vuole' nei luoghi di culto.
Di conseguenza il verde pubblico ritornò ad essere chiamato con il suo originario nome italiano. Per evitare che eventuali termini potessero in qualche modo risvegliare antiche divisioni e rancori, la Commissione, nominò al suo interno una sotto Commissione per il ripristino delle voci anti Covid. Ma anche in questo caso ci fu un vero e proprio accapigliamento, che rischiò di vanificare tutto il lavoro pazientemente portato avanti, fin quando non si comprese che il termine 'anti' davanti alla parola Covid, a detta del proponente, significava semplicemente prima. Ci fu, in quel frangente, chi si spinse a chiedere l'abolizione dello studio del latino nei licei! La proposta fu respinta per non sbilanciare il rapporto tra mondo scientifico e mondo classico a favore del primo.
Tuttavia le innovazioni maggiori furono quelle prese in campo sanitario con l'abolizione di ogni riferimento verbale, ma anche scientifico, a tutto ciò che potesse ricordare il passato più recente. Furono pertanto cancellate statistiche, cause di morte, registrazioni di ricoveri e la parola "sospetto" riferita a ricoveri o decessi fu cancellata col laser, per impedire il ripetersi delle divisioni e degli odi sociali.
E i vaccini (la voce qui usata è stata autorizzata dalla Commissione parlamentare) che fine fecero? Il loro consumo, liberalizzato e facoltativo fino ad un massimo di sei dosi, continuò fino all'esaurimento delle scorte. Fu vietata ogni forma di propaganda pro o contro il loro utilizzo per finalità elettorali.
Insomma, il lavoro della Commissione si dimostrò un toccasana sotto ogni aspetto: la cosiddetta 'pandemia' (la voce viene qui usata eccezionalmente) e i suoi effetti furono completamente cancellati sia nella memoria orale che nella storia. L'obiettivo di mettere tutti d'accordo riuscì in pieno e una volta sconfitto l'odio sociale prevalse l'amore.
Nel breve volgere del tempo gli animi pacificati inondarono il paese di una quiete irreale, prima inimmaginabile. Le pulsioni e le pulsazioni si abbassarono al punto da non essere più percepibili. Fu vietato alle reti nazionali e regionali di mandare in onda programmi, notiziari, interviste e informazioni riguardanti il cosiddetto (omissis) 19. Insomma finalmente regnava la pace, la pace assoluta fra tutti i viventi.

Solo un insignificante esserino, il cui nome la Commissione aveva deciso di ignorare per il bene comune, sollevò provocatoriamente due dita in segno di Vittoria!


Paolo Chiaselotti


San Marco Argentano, 4 settembre 2021


In alto un quadro di Rembrandt del 1632 dal titolo Lezione di anatomia del dottor Tulp
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