Tutte le antistorie  INDICE ANTISTORIE
L'ANTISTORIA

MARCO BOEMONDO ALLA CROCIATA

Galea con pellegrini in Terra Santa di Konrad Grunenberg


La partenza di Boemondo per la crociata in Terra Santa è narrata con dovizia di particolari nelle " Gesta Francorum et aliorum Hierosolymitanorum", una cronaca scritta in latino da un autore ignoto, alcuni anni dopo la Prima Crociata. La versione da me utilizzata è tratta dal sito www.thelatinlibrary.com - Mi scuso fin d'ora se fossi incorso in qualche errore di traduzione o di interpretazione linguistica, mentre non mi scuso affatto per il modo in cui ho deciso di narrare le Gesta, visto che non mi piace scrivere sotto dettatura, copiare e, peggio, fare lo storico.


Il racconto inizia con un bellipotens Boemondo impegnato nell'assedio di Amalfi. Il 'supereroe' si distrae un attimo sentendo parlare di una pletora di cristiani che dalla Francia si stava recando al Santo Sepolcro e, facendosi largo tra i soldati, comincia a chiedere a questo e a quello se e quali armi avessero, quale simbolo di Cristo portassero e quale fosse il segnale di attacco.
La risposta fu sempre la stessa: «Armi efficienti, una croce a destra o sulla schiena, Deus Vult ripetuto tre volte all'unisono.».
In una frazione di secondo, grazie all'aiuto dello Spirito Santo, Boemondo capisce che cosa deve fare. Fa a pezzi un costosissimo mantello che portava, ne ricava tante croci e, ordinando alla maggior parte dei combattenti di seguirlo, molla il nipote Tancredi nel bel mezzo della battaglia, al quale non resta altro da fare che tornarsene in Sicilia incredulo che gli avesse portato via anche i suoi uomini. Non se lo meritava.
Ma son cose che capitano, aggiungo io, interpretando il pensiero di quelli lo avevano abbandonato, che salpati e lontani sono in ordine di apparizione: Tancredi figlio di Marchisio, il principe Riccardo, il fratello di lui Rainulfo, Roberto di Ansa, Ermanno di Canne, Roberto di Sorda Valle, Roberto figlio di Tostano, Unfredo figlio di Rodolfo, Riccardo figlio del conte Rainolfo, il conte di Rossignolo con i suoi fratelli, Bello Carnotense, Alberedo di Cagnano e Unfredo di Monte Scaglioso, solo per citare i più importanti.
Nella fretta non si erano preoccupati neppure di farsi un panino, ma fortunatamente appena sbarcati trovarono grano, vino e alimenti a non finire. Boemondo raccomandò caldamente a tutti di non esagerare e di comportarsi da gente per bene, ricordando loro che erano in mezzo a Cristiani e non a nemici.
Ed ora in marcia che il cammino è lungo. E così attraversando campagne, città castelli siamo arrivati a Castoria. Era Natale.
A questo punto credo che vi debba una spiegazione sul fatto che anch'io mi ci sia messo in mezzo. Non sono proprio io io, ma io lui, ovvero quello che ha scritto la storia, il quale, non so come, quando e perché si era intrufolato tra i crociati. Può darsi che la sua fosse una partecipazione emotiva, ma non escluderei che possa trattarsi di un crociato. A mio parere era un monaco, come pare sia stato accertato dagli storici. Andiamo avanti 1. .
Ci siamo rimasti, a Castoria, alcuni giorni e giusto per fare qualche compera abbiamo chiesto se ci fosse il mercato. Tutti muti. Sentimmo qualcuno dire: Ma quali pellegrini! Questi vogliono ammazzarci per prenderci le terre!
Roba da matti essere presi per assassini!! Ci siamo presi buoi, cavalli, asini e quello che trovavamo. Ce ne andiamo da Castoria a Palagonia. E che ti troviamo? un covo di eretici! Li abbiamo sopraffatti e poi li abbiamo bruciati. Cazzo! (N.d.R.)
Poi siamo arrivati al fiume Bardaro. Boemondo con i suoi lo oltrepassa e al di qua resta il conte di Rossignolo assieme ai fratelli e ai suoi, quando ... non ti arriva l'imperatore con l'esercito che li attaccano! Tancredi che era con Boemondo torna indietro si butta nel fiume assieme a due mila uomini e chi ti trova? Turcopoli e Pinzinaci che ce l'avevano con i nostri! Li sbaragliano, li prendono e li portano incatenati davanti a Boemondo, i crociati ai Turcopoli e ai Pinzinaci!
«Perché, miserabili, uccidete la gente di Cristo, la mia gente, ah?! Io non ho avuto nessun litigio col vostro imperatore» dice loro Boemondo.
E loro: «Non sappiamo che altro fare. Siamo a noleggio dell'imperatore, e quello che ci ordina dev'essere fatto».
« Ah, be' » fa Boemondo e li lascia andare.
Volete sapere quando ci fu questo scontro? il mercoledì delle Ceneri. Sia benedetto Dio per ogni cosa. Amen.

Qui termina il libro I, capitolo IV delle Gesta Francorum. A coloro che prendono la vita troppo seriamente, offro, senza alcuna spesa aggiuntiva, cliccando qui il testo originale con la mia personale traduzione. Spero di poter continuare il resto della storia in una prossima puntata.


San Marco Argentano, 9 giugno 2023

Paolo Chiaselotti
1 Il narratore passa dalla terza persona plurale usata fino ad allora alla seconda, includendovi anche lui stesso. Potrebbe trattarsi di un crociato facente parte della spedizione francese, unitasi a Boemondo ad Adrianopoli.

Il testo latino è reperibile ai seguenti indirizzi:
https://www.thelatinlibrary.com/medieval.html
https://www.documentacatholicaomnia.eu


up
LA STORIA LE STORIE

info@lastorialestorie.it