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L'AFFRESCO DI SANT'ANTONIO DI PADOVA.


Affresco di Sant'Antonio di Padova
"La prima foto è tratta dalla pagina della Soprintendenza ai Beni Culturali. Si può vedere come il taglio degli occhi e la forma delle labbra somiglino molto a quelli dell'affresco di Sant'Antonio 1."

Con queste parole due anni addietro, esattamente il 23 marzo del 2023, commentavo la somiglianza di stile tra l'affresco della Madonna cosiddetta del Pilerio e l'affresco di Sant'Antonio. Ci sono anche altri particolari accostabili per la loro evidenza, come le pieghe delle maniche, la forma delle mani, lo sfondo a racemi. Non sappiamo chi sia l'autore dei due affreschi, probabilmente un monaco che aveva dimestichezza con i colori e soprattutto con la pittura cosiddetta a fresco, che richiedeva competenza e rapidità di esecuzione.
A che epoca risalgono?
Considerando che i lavori del convento e della chiesa nella loro struttura originaria furono ultimati nel 1320, come è riportato in una scritta2 con vernice rossa e caratteri gotici su una parete dell'atrio, l'esecuzione degli affreschi va collocata dopo quell'anno.
L'affresco di Sant'Antonio si trova sulla parete frontale dell'attuale cappella gotica dedicata al Santo, a destra dell'ingresso nella chiesa. La composizione misura due metri per poco più di un metro ed è inquadrata da un'intelaiatura metallica che regge il vetro di protezione. L'affresco occupa, quindi, per un metro e quindici centimetri circa la parete frontale fino al limite destro di essa. L'estrema porzione dell'affresco fuoriesce dalla protezione ed è nascosta dalla colonna angolare che regge uno dei quattro costoloni della volta a sesto acuto.
Questo particolare ci dice che l'affresco fu eseguito sulla parete prima che fosse innalzata la volta, quindi in un periodo antecedente la costruzione in stile gotico e, di conseguenza, sul muro di un edificio preesistente.
La datazione delle due opere va collocata, quindi, in un periodo compreso tra il 1320 e qualche decennio prima della costruzione in stile gotico, e comunque nel XIV secolo.
Osservando il dipinto notiamo che lo sfondo si compone di due soluzioni decorative diverse e contrastanti. Alle spalle del Santo un rettangolo dai toni rossastri con motivi geometrici quadrangolari, entro i quali sono inserite forme stilizzate, occupa circa metà dell'altezza dell'affresco. Ai lati e sottostante ad esso, il fondo è decorato con racemi e foglie dai toni chiari su fondo giallo-arancio. La decorazione superiore potrebbe essere un apporto posteriore per ricoprire macchie o perdite di colore.
La figura del santo, frontale, con il volto lievemente girato sulla sua destra, dirige la visione sul lato dove la mano regge il libro con il responsorio "Si quaeris miracula"3 di fra Giuliano da Spira, scritto dopo la morte del Santo. Nell'altra mano il Santo dei miracoli regge uno stelo con tre gigli bianchi. Il giglio è tradizionalmente simbolo della purezza, ma i tre fiori sembrano ricalcare il numero dei nodi del cingolo e con essi i voti di obbedienza, povertà e castità.
La corda, o cingolo, con i suoi tre nodi presenta una curiosità che non saprei se definire casuale o simbolica: essi sono formati dall'avvolgimento della corda su sé stessa. Il primo nodo è formato da otto spirali, il successivo da sette, il terzo da sei.
Infine, qualche considerazione sull'artista. Non sappiamo chi fosse, ma ciò che colpisce della sua creazione è il volto del santo, dai lineamenti quasi infantili e da una 'purezza' del tratto da apparire quasi 'moderna'. Senza cadere nel sensazionale, direi che le due opere (la Madonna, purtroppo, rovinata da una ridipintura che ha alterato tratti e colori) hanno una loro preziosa originalità in quanto iconografia e stile sono difficilmente riscontrabili in altri dipinti. Oggi l'Intelligenza Artificiale mette a confronto anche le immagini, proponendo quelle che hanno in qualche modo aspetti o stili simili. Ho fatto questa prova e il nostro artista è 'spiritualmente' lontano dalle altre raffigurazioni! Il suo Sant'Antonio, posso dire, è unico nel suo genere e, pertanto, la sua ispirazione proviene da visioni devozionali o, più prosaicamente, dal volto di un fanciullo del convento.
Da un punto di vista conservativo, non escluderei che il mantenimento dell'opera possa essere stato 'aiutato' da restauri e rifacimenti di parti scolorite e deteriorate nel corso dei vari anni. Tuttavia, a datare dagli anni Sessanta del secolo scorso, senz'altro non vi fu alcun intervento di restauro sull'opera in questione -tra i tanti che furono operati per restituire alla vista l'impianto gotico- essendone io stesso testimone.


San Marco Argentano, 29 maggio 2025

Paolo Chiaselotti


1 Per i particolari vedi Restauro Madonna 'Pilerio'
2 Vedi Convento frati minori: MXXXII
3 Questo è il testo latino che compare nell'affresco:
"Si queris miracula mors error demon lepra fugiunt egri surgunt san[i] cedu[n]t mar[e] vincula menbra resque p[er]ditas petu[n]t et accipiu[n]t [juvenes et can[ut]i] ".
Si tratta delle prime due quartine, la seconda incompleta, della preghiera. Sono usate le abbreviazioni e al posto del dittongo 'æ' la semplice vocale 'e'. Questo è il significato letterale del testo latino:
"Se chiedi miracoli la morte l'errore il demonio la lebbra scappano, i malati si alzano guariti, cedono il mare e le catene, [giovani e vecchi (canuti)] chiedono e ricevono gli arti e le cose perdute "
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