INDICE ANTISTORIE
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TUTT'ALTRA STORIA ... San Marco nel 1065 ![]() Foto dei luoghi attuali dove verosimilmente era ubicato il tenimentum Sancti Laoferii citato nelle Carte Latine
In una precedente pagina1 avevo trattato l'argomento riguardante San Marco nel 1065, ovvero la documentazione del suo territorio contenuta nelle Carte Latine di Alessandro Pratesi2. Mi ero attenuto ai documenti pubblicati, ma in verità nelle note l'autore specifica che il documento n.2, una pergamena redatta in epoca posteriore, è una di tre falsificazioni esistenti, ciascuna delle quali presenta delle differenze a volte marginali, altre volte sostanziali. Le falsificazioni furono scritte su pergamene sotto forma di originali e il documento autentico a cui si rifanno (ma non tutte) è un diploma di Ruggero Borsa, figlio di Roberto il Guiscardo, datato luglio 1100, riportato nella Carte Latine col n.5 a pag.18. I confini delle proprietà dell'abbazia della Matina sono, quindi, quelli descritti nei due predetti documenti, il n.2 e il n.5. Le altre due falsificazioni non sono pubblicate, ma di esse sono riportate nelle note in calce al documento n.2 alcune varianti e ulteriori contenuti. Come considerare tali variazioni e aggiunte da un punto di vista storico-documentale? Si tratta essenzialmente di toponimi che non compaiono in nessuno dei vari documenti delle carte latine. Dobbiamo ritenere che i luoghi a cui essi si riferiscono dovevano in qualche modo essere esistiti, ma trattandosi di falsificazioni avvenute in epoca posteriore può darsi che i nomi siano stati alterati o male interpretati. L'aspetto più importante è rappresentato dal fatto che le due falsificazioni contrassegnate con le lettere F' e F'' estendono i confini oltre il limite del fiume Fullone, inserendovi porzioni di territorio che appartenevano al vescovo di Malvito. Non escluderei che dette falsificazioni rispecchiassero un'occupazione di fatto da parte dei dominatori normanni, protrattasi nel tempo senza un legittimo trasferimento dei beni. Vediamo dal quadro sottostante che cosa emerge da un confronto fra le tre diverse pergamene (F, F', F'')
Da entrambi i documenti F' e F'' emerge che i confini sono spostati oltre il fiume Fullone. Come è accaduto per altri toponimi (Vardara, Tribulisi, Opuli, Perizito, Vallone Illiri ecc.) anche in questo caso essi possono rivelarsi utili per determinare ubicazioni, origini e altro. Intanto la densità abitativa doveva essere abbastanza alta considerando che il documento F' fa riferimento a quattro mulini e due vasche, una gualchiera per follare la lana e una peschiera, tutti lungo il fiume Fullone o Fellone. Tra i nomi citati compaiono un tenimento Sancti Laoferii cum cultoris (culturis?) de Pantano ad venam de Lauro. Fermiamoci un attimo sui nomi San Laoferio, Pantano, Lauro e partiamo da quest'ultimo che è tuttora presente nel territorio con il nome di San Lauro, una frazione del comune di Fagnano Castello. L'ubicazione ad venam de Lauro ci induce a ritenere che il possedimento doveva trovarsi lungo la via che conduce a San Lauro. Non sappiamo a quale parte di territorio corrispondesse tale possedimento di San Laoferio, ma dalla formulazione della sua consistenza debbo dedurre che comprendeva una zona coltivata. La tenuta, quindi, posta oltre il fiume Fullone, sulla via che porta a San Lauro, poteva essere una parte delle attuali contrade che vanno sotto il nome di Bucita, San Giovanni, Orsomace, Santa Nicola. Proprio quest'ultima contrada, un vasto pianoro compreso tra i fiumi Fullone e Malosa, poteva essere all'origine delle altre due falsificazioni. Una conferma potrebbe venire da un altro documento delle Carte Latine, precisamente dal n.13, riportato a pag. 18, con il quale il re di Sicilia Ruggero II, in data 24 ottobre 1144, riconosce al vescovo di Malvito la proprietà della chiesa di San Nicola, incluse le persone che ne fanno parte, laici e chierici. Dal documento si evince che detta chiesa non si trovava nel luogo dove in seguito sorgerà la cattedrale di San Marco, bensì era ubicata in contrada "Santa Nicola" sul pianoro esistente tra i fiumi Fullone e Malosa.3 È ovvio che non ci sarebbe stato alcun bisogno di riconoscere un'appartenenza di diritto, se all'epoca non circolassero documenti contrastanti sugli esatti confini della proprietà dell'abbazia della Matina. Le due citate falsificazioni F' e F'' potevano, quindi, attestare che quel territorio fin dal 1065 apparteneva all'abbazia della Matina. San Marco Argentano, 24.11.2025 Paolo Chiaselotti
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SAN MARCO NEL 1065
2 Alessandro Pratesi, "Carte Latine di Abbazie Calabresi provenienti dall'Archivio Aldobrandini", Studi e Testi n. 157, Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, 1958 3 SAN NICOLA E SANTA NICOLA |
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