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OTTO SETTEMBRE - LA NATIVITÀ DI MARIA

Prendo spunto da una pagina di don Pino Esposito, divulgatore per amore e per fede, trovata casualmente nella ricerca su internet delle origini del culto mariano. Il messaggio contenuto nel titolo: "Celebrare la Natività della Beata Vergine Maria è celebrare la venuta del Salvatore del mondo" induce senz'altro a riflettere.


Immagine da sito di don Pino Esposito
L'immagine è quella di apertura che compare sul sito di don Pino Esposito

TRASFERISCO IL SUO PENSIERO NELLA STORIA DELLE ORIGINI DI SAN MARCO

Come sanno le poche persone che si interessano della storia di San Marco Argentano, le origini della nostra città oscillano tra la venuta del Guiscardo e un'antica fondazione di profughi sibariti. In mezzo ci fu il tentativo di accreditare il nome al passaggio di Marco e alla sua salvifica predicazione.
Come sanno le pochissime persone che leggono occasionalmente queste pagine, da un po' di tempo ho vigorosamente, quanto vanamente, scritto che l'origine di un quartiere di San Marco, quello per la precisione di Santa Maria, sarebbe dovuto alla presenza di una tribù slava.
La chiesa dedicata a Maria, infatti, portava il nome di Santa Maria de Illirico e Santa Maria dell'Illire, come risulta dalla visita ad Limina del vescovo Teodoro Fantoni, notizia riportata, unitamente ad una foto della chiesa, da don Tonino Caruso in una sua pubblicazione.
L'accostamento tra questo appellativo e gli sclavi al seguito di Roberto il Guiscardo, a San Marco, agli inizi della sua 'carriera' di estortore e malandrino, è stato illuminante. Questo aggettivo va preso per la funzione in esso implicita, cioè far luce su questi due contraddittori presupposti: l'attribuzione di una chiesa consacrata a Maria a sclavi dediditi al latrocinio.
Esistono, anche se i loro nomi furono cambiati, le chiese di schiavi e schiavoni, che solo la misericordia poteva accostare alla sacralità dei luoghi, ma una chiesa di chi era dedito al furto non l'ho mai trovata.
C'è però un incipit di don Pino che va tenuto sempre presente, essendo alla base del suo credo e suo abito teologico: "Ama Dio e fa quello che vuoi perché chi ama Dio fa sempre la sua volontà " Esso, infatti, appare in primo piano assieme all'offerta di un pane ad un povero.
Mi sono chiesto, non ora, ma da molto tempo, perchè l'accostamento al povero ci turba al punto da accettarne la presenza giusto il tempo per compiere la nostra buona azione quotidiana e salutarlo. E, mettendomi, con molto disagio, nei panni del povero mi sono chiesto se anch'io avessi diritto ad un Dio.
Don Pino mi insegna che questa è una grazia e non un diritto, motivo per cui restando nei panni del povero capisco che devo rivolgermi a chi delle grazie è la prima dispensatrice: la madre di Dio.
Ritornando agli sclavi, se fosse vero che furono loro ad erigere quella chiesa, credo che San Marco ne ricaverebbe il massimo della rappresentatività della fede, ovvero la chiesa dedicata alla Madre di Dio per celebrare la venuta del Salvatore del mondo. Cose da far accapponare la pelle, solo al pensiero che lì fu aperta la porta (si chiamava anche 'porterola') al Salvatore del Mondo!
La storia di una San Marco oscillante tra un evangelista, rispettabilissimo narratore della fede, e un San Nicola, espressione alta e nobile di un'antico credo orientale, spostata da costoro ad un quartiere abitato da slavi è senz'altro un'operazione socialmente indegna. È, invece, edificante al massimo sotto l'aspetto religioso, in quanto, per la prima volta, l'attenzione si sposterebbe sulla funzione salvifica di Maria e non su quella di due figure terrene, elevate, ma non assunte alla gloria celeste.
Il fatto è che la storia è tanto triste da aver relegato al ruolo di reietti coloro che ebbero questo merito, assieme alla chiesa.
Fu eretta un'altra porta, alle soglie della città, per tenerne fuori una tribù di slavi e ciò che li riguardava. La porta delli Tribulisi (dovremmo chiamarla della superbia), diede il nome a costoro e anche in forme diverse alla loro chiesa, che fu probabilmente riconsacrata (Santa Maria della Nova), le fu alterato il nome in dell'Ilice (Il’ič, figlio di Elia, è nome slavo) o meglio dell'Elci, come più intelligentemente l'appellò la nobile suor Clarice Selvaggi, e in Santa Maria dei Longobardi, incolpandone ingiustamente l'abate Pacichelli, ospitato da una della tante nobili famiglie del luogo.
Il risultato è quello che la storia ha determinato e la Vergine, nella sua superiore misericordia, accoglie sotto il suo mantello tutti, poveri e ricchi, nobili e derelitti.
Siamo noi, credenti e non credenti, a scegliere da che parte guardare il mondo.

Grazie, don Pino.

Paolo Chiaselotti

S. Marco Argentano, 8.9.2025 - Natività della Vergine

Foto e particolari di Santa Maria e del quartiere del Crité sul sito
https://www.sanmarcoargentano.it/oggi/oggi.htm (foto di oggi 8 settembre 2025)

Note
Per i popoli slavi, dopo la loro conversione ad opera di benedettini e bizantini, il culto della Vergine occupa uno dei primi posti nella storia della loro tradizione religiosa. In particolare la Natività è rappresentata attraverso icone e raffigurazioni di ogni genere. La chiesa di Santa Maria fu probabilmente dedicata alla Natività.
I motivi per cui ci fu una costante alterazione del nome della chiesa, fino ad un definitivo oscuramento delle origini sono molteplici. L'ultimo e più decisivo risiede nei rapporti tra le popolazioni italiane in territorio slavo e gli slavi, ad iniziare dall'Ottocento con l'impero austro-ungarico, fino agli anni della politica imperialista avviata dall'Italia.

Oggi, entrando nella chiesa denominata Santa Maria dei Longobardi, troviamo una scultura della Vergine bambina con Sant'Anna, una Vergine Bambina in abito settecentesco in una teca, la statua della beata Vergine del Monte Carmelo. Di quale devozione, tra le tante tributate alla Madre di Dio, un 'visitatore'-non un fedele- si chiederà, è testimonianza questo sacro tempio? È una domanda di semplice curiosità, mentre quella ben più importante sotto l'aspetto religioso è se essa fu eretta per devozione da poveri derelitti.

Pagine riguardanti gli slavi a San Marco:

Gli slavi di San Marco: Dragoviti
Sclavi i primi abitatori di S.Marco?
Santa Maria ... degli sclavi
Prima scarpa? a San Marco Argentano
Da castrum a civitas - Santa Maria
e la possibile dimora del biografo Goffredo Malaterra a San Marco
Malaterra a Prato?




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