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LA VERA STORIA DI SAN MARCO ARGENTANO

SLAVI E SCARPE NELL'XI SECOLO A SAN MARCO

L'origine della parola italiana scarpa non è una semplice curiosità, ma è una delle principali prove della presenza di una tribù di slavi macedoni a San Marco Argentano nell'XI secolo. Le altre prove sono il nome della zona, la Vardara, che trae origine dal fiume Vardar in Macedonia e la chiesa di Santa Maria dell'Illirico o dell'Illire, tuttora esistente nel quartiere omonimo.


La Vardara e il rione di Santa Maria
Nella foto, scattata il 26 agosto 2025, il rione con la chiesa di Santa Maria e a sinistra, coperta dalla vegetazione, la Vardara

ANCHE SE NON SIETE DI SAN MARCO ARGENTANO, CONSERVATE GELOSAMENTE QUESTA PAGINA

Voglio ritornare sull'argomento riguardante la presenza di slavi macedoni a San Marco Argentano nell'XI secolo, in maniera chiara e documentata, perché non ci siano dubbi o incredulità.
Gli slavi macedoni furono realmente presenti a San Marco Argentano e possiamo considerarli i 'fondatori' del primo quartiere di San Marco, quello di Santa Maria.
La parola italiana scarpa ha origine da costoro. Qui a San Marco Argentano.
Quella che all'apparenza può sembrare una curiosità linguistica è, invece, una delle principali prove della loro presenza.
Le altre prove sono il nome della zona, la Vardara e il nome della chiesa di Santa Maria che all'origine si chiamava dell'Illirico o dell'Illire.
Non si tratta di congetture o di interpretazioni personali come qualcuno potrebbe credere, ma di prove certe e documentate.
Per la prima volta nella storia, non in quella locale soltanto, ma in quella che noi riteniamo degna di essere appresa attraverso i testi scolastici, abbiamo testimonianza di una città con i suoi abitanti nata dall'insediamento di una 'popolazione' slava.
IL fatto che San Marco sia stata fondata dai Normanni e precisamente da Roberto il Guiscardo che per primo occupò il territorio su cui sorge la città attuale di San Marco Argentano, non contrasta con la nascita della città dovuta alla presenza slava, ma ne è una conferma.
La documentazione di quanto affermo è contenuta interamente in un capitolo della storia di Goffredo Malaterra, l'unico storico che abbia narrato in tutti i dettagli la vita di Roberto il Guiscardo e del fratello Ruggero.
La testimonianza dello storico, che fu biografo e contemporaneo dei due fratelli normanni, spiega per filo e per segno la presenza a San Marco del Guiscardo e di sessanta slavi al suo seguito. Egli li chiama con un termine latino sclavi. La storia si è occupata a lungo di loro, ma senza alcun esito, non riuscendo a stabilire che fine avessero fatto. La fine degli sclavi di Roberto il Guiscardo coincise, senza che gli storici lo avessero mai scoperto, con l'inizio della storia di San Marco Argentano.
Roberto il Guiscardo grazie a questi slavi al suo seguito -erano sessanta- compì le sue prime imprese, rapine, estorsioni, sequestri con richiesta di riscatto ecc. partendo sempre da San Marco Argentano, dove aveva posto la sua base 'logistica'. Gli slavi lo seguivano in tutto e per tutto. Stando al racconto di Malaterra, il Guiscardo li definiva suoi 'fedelissimi'.
In una di queste imprese lo storico Malaterra si attarda a spiegare come fossero vestiti e le particolari calzature da essi indossate. Dice che gli slavi le chiamavano 'scarpe', ovvero col nome che noi oggi usiamo. Ho spiegato ampiamente in altre pagine significato e origine di questo nome. Qui voglio solo rimarcare che l'attenzione rivolta dal Malaterra su questo particolare è dovuto al fatto che esse non appartenessero alla nostra cultura. Con esse lo storico pone l'accento sul ruolo di fanti che essi avevano, o pedoni come egli li definisce. Al contrario dei Normanni, non avevano cavalli.
Camminare, scalare, inoltrarsi su ogni genere di percorso, piano, ripido, scivoloso, roccioso, paludoso ecc. era la loro specialità. Ecco perché lo storico si sofferma su un particolare che a noi può apparire insignificante. La parola scarpa era slava, anzi macedone, era una parola usata esclusivamente da quei soldati appiedati (attenzione: soldati per i normanni erano solo i cavalieri!), che da quel momento si trasferì nel nostro vocabolario.
Dove si fermarono e si stabilirono definitivamente questi slavi ce lo dice il luogo originariamente da essi abitato. Si chiama Vardara ed era, come molti cittadini di San Marco Argentano ricordano, prima che vi fosse costruita la piazzetta dedicata a San Gabriele, lo sbocco tumultuoso di un grosso quantitativo d'acqua proveniente a monte del paese, quasi un fiume, che si versava nel burrone sottostante. Il nome Vardara fu dato dagli slavi in quanto ricordava loro il maggior fiume della Macedonia, il Vardar o utilizzarono quel nome per indicare genericamente anche il nostro grosso scolo d'acqua.
Nella stessa zona, leggermente più a monte sorge la chiesa che prese il nome dagli slavi: si chiamava, come è attestato nei documenti ecclesiastici, Santa Maria dell'Illirico o dell'Illire. Illiria e Illirico erano i nomi con cui greci e romani indicavano la vasta area balcanica, occupata dalle varie popolazioni o tribù slave: serbi, bulgari, macedoni ecc.
Immediatamente sopra la chiesa, nei pressi del quartiere chiamato ancora oggi Capo delle Rose, esisteva la Porta delli Tribulisi, il cui nome deriva dal latino tribulis, che significa appartenente ad una tribù. La tribù dei sessanta slavi macedoni si stabilì in quella vasta area che dalla porta scendeva fino alla valle sottostante, dando il nome di Trivulisi ad un vasto comprensorio esteso fin quasi all'abbazia di Santa Maria della Matina. Ancora nell'Ottocento, nella forma italianizzata Trivolisi, era citata negli atti ufficiali.

Quando questa storia, che interessa per ora qualche sammarchese un po' curioso,
diventerà patrimonio nazionale, potrete sempre dire: io la conoscevo già.


Presuntuosamente vostro
Privissù

S. Marco Argentano, 27.8.2025




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